TEATRO ARGENTINA, dal 31 Ottobre al 19 Novembre 2023 –


Cosa c’è di più stimolante e di più vitale di un curioso accidente ?
Di uno, cioè, di quegli incontri ( perché questo è quello che Goldoni chiama un “accidente” ) che all’improvviso ci scombinano l’abituale e noiosamente confortevole tran tran delle nostre giornate.
Un “accidente” che si origina con la complicità della tensione più fertile di cui disponiamo: la “curiosità”. Colei, cioè, che ci spinge a prenderci cura di ciò che ci accade. Lei, così sollecita nell’investigare, è il piacere di conoscere e di accrescersi nel sapere. E quindi, ciò che più autenticamente ci permette di dare continue svolte alla nostra vita.

E forse anche per questo motivo, acutamente il Lavia-regista sceglie di aprire lo spettacolo con un inno al Teatro, quale luogo dei continui nuovi inizi. Sia per gli interpreti, che per gli spettatori.
E ancora, è sempre per sensibilizzare il pubblico a questo concetto di Teatro, che Lavia in collaborazione con il Teatro Argentina decide di lanciare, prima della messa in scena della programmazione dello spettacolo qui a Roma, un contest sui social network – #curiosoaccidente – premiando coloro che avrebbero meglio tradotto in una “storia di Instagram” il proprio curioso accidente più significativo. Una poltrona sul palco il premio: sì, poter sedere insieme a una trentina di altre persone all’interno di una mini platea, allestita proprio su un lato del palco. Una geniale forma di teatro nel teatro: un nuovo inizio, appunto. Un nuovo inizio dentro continui nuovi inizi.

E i nuovi inizi infatti non finiscono qui: c’è anche un Lavia-narratore esterno, infatti, che desidera mettere gli spettatori a parte di quei significati reconditi, celati nel “a chi legge” di questa commedia. E così scopriamo che il Caffè della Sultana, il luogo in cui si narra si fosse raccontato di questo curioso accidente della commedia come fatto realmente accaduto, in realtà non è un luogo. Piuttosto è un particolare modo di fare il caffè: un rituale di ospitalità, di apertura alla vita e ai suoi nuovi inizi. E la Sultana- ci confida Lavia- è una misteriosa e affascinante donna tutta da scoprire. Lui, infatti, non va oltre e rimanda a noi la curiosità di esplorare e sciogliere il mistero.
Lo stesso Goldoni proprio con questa commedia “inizia” a distaccarsi dalle stereotipate maschere della commedia dell’Arte dando vita a personaggi multi sfaccettati, proprio perché sottoposti alla casualità assurda della vita reale.

La scena riproduce con magnifica essenzialità la rete delle casualità tessuta dalla vita. E da noi stessi. Tutto è a vista eppure tutto cela nuove sorprese. A partire dai bauli, per arrivare al sipario, posto dove meno ce lo saremmo aspettato: dietro la platea sul palco. Passando, poi, per il camerino a vista di Lavia: luogo di meravigliosi nuovi inizi. Il tutto collegato da un’obliqua struttura lignea: cielo di possibili congiunture.

Gabriele Lavia (Monsieur Filiberto)
“Nudi” anche i personaggi: entrano vestiti in un casual total black contemporaneo e solo successivamente vestono una seconda pelle: quella del robone (un ampio soprabito lungo fino ai piedi) rigorosamente sempre aperto: disponibile ad accogliere ogni evento. E a colorarsi di volta in volta di un’emozione diversa. Nessun robone è infatti di un colore unico ma è costellato da una miriade di colori. Da “accendere” di volta in volta, a seconda del sentimento chiamato in causa.

Simone Toni (Monsieur de la Cotterie) e Federica Di Martino (Madamigella Giannina)
L’amore, ad esempio, è il “curioso accidente” per eccellenza: accende, acceca e fa delirare. E così “apre”, causa quell’imbarazzo che ci provoca, ad una serie di congiunture diversamente assurde. L’imbarazzo è un rimanere “allacciati”, cioè impacciati, nel disagio e nell’incertezza e proprio questo senso di costrizione, o ci paralizza o ci “slaccia” verso tentativi di compensazione emotiva.

Un momento dello spettacolo “Un curioso accidente” di e con Gabriele Lavia
Questa leggiadra commedia, infatti, è tutta costruita su una rete di equivoci, che permettono allo spettatore di “compatire” i personaggi, per la spontanea immedesimazione che ne scaturisce. E insieme di prendersene gioco, e quindi di divertirsi, non appena l’immedesimazione si alleggerisce del senso di vergogna.

Federica Di Martino e Gabriele Lavia
La regia di Lavia rende limpido allo spettatore il lavoro del cercare nuovi inizi emotivi da parte di ciascun personaggio, anche i più sicuri e quindi ancorati al rassicurante ménage dei costumi etici del passato. Lo percepiamo dai toni della lingua, dai gesti, dalle posture: tutti in bilico tra un prima e un dopo. Come avviene per ogni “inizio”.
E questi “passaggi” suscitano ilarità nel pubblico: anche la risata, infatti, è un modo per liberarsi, slacciarsi, dall’imbarazzo di un nuovo aprirsi. Lasciandosi attraversare. Splendido in poesia questo “cercare poetico” degli attori, che rende credibilissimo ogni loro sentire. Emergono Federica Di Martino e Simone Toni ma anche Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe e Leonardo Nicolini. Brilla e si libra – anche in un atletico ripetuto rotolare a terra – Gabriele Lavia.

Federica Di Martino
In questa capacità di sperimentarsi e quindi di aprirsi agli accidenti della vita risultano più audaci le donne. E’ la natura che le predispone: la loro psiche è più aperta all’entrare in relazione, al mettersi in gioco, al rischiare. Gli uomini invece tendono ad essere molto cauti e quindi a sottrarsi al rischio. Insomma, non decidendosi a rompere le uova, non arrivano facilmente a “fare la frittata”. Ma “la vita comincia ogni giorno” e forse anche più volte al giorno.
Perché “la felicità è pura follia”.
Uno spettacolo avvincente e propiziatorio.
Uno spettacolo che nell’invitarci a “slacciarci” alla vita, ci salva.
Ci salva cioè dalle rigidità di pensiero e dall’esasperato individualismo che avvelenano la nostra quotidianità. E che, in un crescendo, portano agli orribili scenari di guerra che stiamo attraversando. Scenari che si sono trovati a vivere anche i personaggi di questa commedia, ambientata durante la Guerra dei sette anni (1756-1763): la prima guerra mondiale della storia.
Recensione di Sonia Remoli












