Recensione dello spettacolo LO STATO DELLE COSE – scritto diretto e interpretato da Massimiliano Bruno –

TEATRO PARIOLI, dal 3 al 21 Maggio 2023 –

Vivace fermento ieri sera al Teatro Parioli per la prima dello spettacolo di e con Massimiliano Bruno “Lo Stato delle cose”.

Uno spettacolo di narrazione, costruito e cucito per 33 talentuosi interpreti, suddivisi in tre diverse distribuzioni, che si alterneranno per le tre settimane di scena.

Questa settimana in scena, oltre all’onnipresente Massimiliano Bruno, gli 11 allievi del suo Laboratorio di Arti Sceniche: Giulia Napoli, Lara Balbo, Matteo Milani, Anna Malvaso, Giorgia Remediani, Daniele Locci, Francesco Mastroianni, Giulia Cavallo, Daniele Di Martino, Filippo Macchiusi, Cristina Chinaglia.

Lo spettacolo è imperniato intorno al tema della “creazione” come atto di vitalità, artistico e civile.

Alcuni degli 11 interpreti in scena dal 3 al 7 Maggio al Teatro Parioli

L’occasione che dà avvio alla narrazione è la crisi d’ispirazione di un regista (un istrionico Massimiliano Bruno) che per sfuggire all’attanagliamento del terrore della pagina bianca passa in rassegna, con la complicità della sua solerte assistente, alcuni dei testi precedentemente scritti e archiviati nella propria mente.

L’autore e regista dello spettacolo “Lo stato delle cose” Massimiliano Bruno

La scena, infatti, una elegante e insieme fantasmagorica libreria, è anche luogo della mente del regista. L’estro di Alessandro Chiti, che ne ha curato la realizzazione, fa sì che dai più insospettabili meandri della stessa facciano capolino o s’impongano, quasi pirandelliani personaggi in cerca d’autore, storie lì custodite.

Ed è così che, mentre il regista cerca l’anelata nuova idea, accattivanti monologhi o dialoghi prendono forma e carne attraverso il corpo degli 11 ragazzi (allievi del Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno) tutti, nella loro preziosa diversità, ricchi in valore.


Massimiliano Bruno e gli allievi del suo Laboratorio di Arti Sceniche

Per produrre idee e trovarne una buona, si sa, occorre avere ben presente l’obiettivo da raggiungere e nell’attesa che prenda forma, muovere la mente intorno ad altro. E, scongiurata la paralisi da ansia da prestazione, l’idea arriva. Così come accade, un attimo prima della chiusura del sipario, al regista sulla scena. 

Nelle intenzioni di Massimiliano Bruno, celate nella duplice lettura del titolo dello spettacolo, lo stato delle cose allude non solo ad una situazione propria del mondo dello spettacolo ma anche dello Stato, che noi tutti andiamo a costituire e nel quale, come cittadini, abbiamo la responsabilità di far valere le nostre “storie”.

Il valore di una storia, infatti, tanto che riguardi fatti umani realmente accaduti oppure invenzioni di fantasia, è ciò che più ci caratterizza come esseri umani. Significa saper custodire una memoria e apprendere da ciò che i nostri simili hanno fatto in passato. Ma una storia è anche ricerca, indagine. Continua.

Anche nei momenti di “crisi”, perché la crisi è sì un momento di forte turbamento ma soprattutto è un momento in cui si verifica l’urgenza di una scelta. Come “la narrazione” così anche “la crisi” infatti è una delle cifre della vita, che racchiude il fascino di un pericolo che può diventare una preziosa opportunità. Al di là di un: “Basta che famo i soldi !”.

Massimiliano Bruno

La scrittura e la narrazione di Massimiliano Bruno brillano in chiarezza per immagini: è sua la capacità di raccontare rendendo “visibili” i concetti, riuscendo a coniugare la profondità di un delfico appassionarsi a conoscere se stessi ad una rara leggerezza. Quella calvinianamente intesa.


Qui, le diverse distribuzioni dello spettacolo:


3 – 7 Maggio Massimiliano Bruno, Giulia Napoli, Lara Balbo, Matteo Milani, Anna Malvaso, Giorgia Remediani, Daniele Locci, Francesco Mastroianni, Giulia Cavallo, Daniele Di Martino, Filippo Macchiusi, Cristina Chinaglia


8 – 14 Maggio Massimiliano Bruno, Malvina Ruggiano, Martina Zuccarello, Alessia Capua, Niccolò Felici, Federico Capponi, Francesco Mastroianni, Kabir Tavani, Francesca De Cupis, Sofia Ferrero, Giorgio Petrotta, Giulia Fiume


15 – 21 Maggio Massimiliano Bruno, Sara Baccarini, Tiziano Caputo, Agnese Fallongo, Giuseppe Ragone, Rosario Petix, Chiara Tron, Daniele Trombetti, Germana Cifani, Federico Galante, Clarissa Curulli, Liliana Fiorelli.

Lo spettacolo sarà diverso ogni settimana ma i tre allestimenti non saranno propedeutici l’uno all’altro.


Luci: Salvatore Faraso

Costumi: Valentina Stefani

Scenografia: Alessandro Chiti

Coordinatrice Susan El Sawi

Aiuto Regia: Sara Baccarini 

Assistenti alla regia: Lorenza Molina, Roberta Pompili, Paolo Sebastiani

Produttore esecutivo: Enzo Gentile

Produzione Il Parioli


Recensione di Sonia Remoli

Un Amleto

TEATRO GOLDEN, dal 14 al 19 Febbraio 2023 –

Le notizie da Elsinore arrivano dalla radio, voce narrante dell’antefatto. Una geniale cronaca giornalistica che fa tornare alla mente “La guerra dei mondi” (1938) di Orson Welles. 


È un adattamento, quello immaginato dalla regista Loredana Scaramella e portato in scena da attori di qualità ed esperienza accanto a un gruppo di giovani interpreti diplomati alla Golden Academy, che trova un interessante equilibrio tra il rispetto verso un’essenziale fedeltà e l’apertura a un legittimo tradimento.

Giacomo Faccini (Amleto ) e Antonio Tintis (Polonio) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Farne una “cronaca”, cioè l’esposizione di uno dei fatti giornalieri di un Paese (incluso l’intreccio delle voci che corrono) lo rende “carne e sangue” del nostro inconscio collettivo. Perché, come sosteneva Harold Bloom, Shakespeare “inventa la psicanalisi”.

Antonio Frazzoni (Orazio) e Giacomo Faccini (Amleto) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Efficacissima la scelta di rinunciare alle scene. Unici oggetti: un pianoforte nero a coda (in un angolo) e due sedie “viennesi”. Proiezioni fanno vivere, quando serve, il fondale. Ma tutto il vasto “globo”, prima di dissolversi (alla fine della rappresentazione) è riuscito a “levarsi al fulvido cielo dell’immaginazione”.

Mauro Santopietro (Spettro) e Giacomo Faccini (Amleto) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Non è stato chiesto invece alla nostra “fantasia di pubblico di vestire di sfarzo” i reali: lo erano già, anche se contemporaneizzati. Deliziose coreografie hanno regalato un’elegante energia giocosa alla “rutilante azione”.

Mauro Santopietro (Claudio/Spettro), Giacomo Faccini (Amleto) e Laura Ruocco (Gertrude)

La sinergia della recitazione densa e profonda dei professionisti commista a quella fresca e talentuosa dei neo diplomati della Gold Accademy riesce a farci immedesimare nelle dinamiche di questa famiglia: archetipo, carne e sangue di ogni famiglia. E quindi dell’intera umanità.

Matteo Milani (Laerte ) e Angelica Pisilli (Ofelia)

Su tutti, alcuni “quadri” restano impressi nel ricordo: in primis quello della morte di Ofelia, destinata a spingersi in cima a un dirupo (umano) per poi cadere e lasciarsi trascinare da un inconsolabile fiume (umano). Ma anche l’insolito e accattivante party per il matrimonio di Gertrude e Claudio; un Polonio quasi divertente nel suo “efficientismo”; il complice rapporto fraterno tra Laerte ed Ofelia… E molto altro ancora.

Giacomo Faccini (Amleto) e Laura Ruocco (Gertrude) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”


L’amalgama tra realismo e immaginazione è risultato alchemicamente così efficace, che molti spettatori non si sono accorti della finzione. Come accadde nella trasmissione radiofonica di Orson Welles.

Giacomo Faccini (Amleto) e Angelica Pisilli (Ofelia) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”