Un Amleto

TEATRO GOLDEN, dal 14 al 19 Febbraio 2023 –

Le notizie da Elsinore arrivano dalla radio, voce narrante dell’antefatto. Una geniale cronaca giornalistica che fa tornare alla mente “La guerra dei mondi” (1938) di Orson Welles. 


È un adattamento, quello immaginato dalla regista Loredana Scaramella e portato in scena da attori di qualità ed esperienza accanto a un gruppo di giovani interpreti diplomati alla Golden Academy, che trova un interessante equilibrio tra il rispetto verso un’essenziale fedeltà e l’apertura a un legittimo tradimento.

Giacomo Faccini (Amleto ) e Antonio Tintis (Polonio) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Farne una “cronaca”, cioè l’esposizione di uno dei fatti giornalieri di un Paese (incluso l’intreccio delle voci che corrono) lo rende “carne e sangue” del nostro inconscio collettivo. Perché, come sosteneva Harold Bloom, Shakespeare “inventa la psicanalisi”.

Antonio Frazzoni (Orazio) e Giacomo Faccini (Amleto) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Efficacissima la scelta di rinunciare alle scene. Unici oggetti: un pianoforte nero a coda (in un angolo) e due sedie “viennesi”. Proiezioni fanno vivere, quando serve, il fondale. Ma tutto il vasto “globo”, prima di dissolversi (alla fine della rappresentazione) è riuscito a “levarsi al fulvido cielo dell’immaginazione”.

Mauro Santopietro (Spettro) e Giacomo Faccini (Amleto) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

Non è stato chiesto invece alla nostra “fantasia di pubblico di vestire di sfarzo” i reali: lo erano già, anche se contemporaneizzati. Deliziose coreografie hanno regalato un’elegante energia giocosa alla “rutilante azione”.

Mauro Santopietro (Claudio/Spettro), Giacomo Faccini (Amleto) e Laura Ruocco (Gertrude)

La sinergia della recitazione densa e profonda dei professionisti commista a quella fresca e talentuosa dei neo diplomati della Gold Accademy riesce a farci immedesimare nelle dinamiche di questa famiglia: archetipo, carne e sangue di ogni famiglia. E quindi dell’intera umanità.

Matteo Milani (Laerte ) e Angelica Pisilli (Ofelia)

Su tutti, alcuni “quadri” restano impressi nel ricordo: in primis quello della morte di Ofelia, destinata a spingersi in cima a un dirupo (umano) per poi cadere e lasciarsi trascinare da un inconsolabile fiume (umano). Ma anche l’insolito e accattivante party per il matrimonio di Gertrude e Claudio; un Polonio quasi divertente nel suo “efficientismo”; il complice rapporto fraterno tra Laerte ed Ofelia… E molto altro ancora.

Giacomo Faccini (Amleto) e Laura Ruocco (Gertrude) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”


L’amalgama tra realismo e immaginazione è risultato alchemicamente così efficace, che molti spettatori non si sono accorti della finzione. Come accadde nella trasmissione radiofonica di Orson Welles.

Giacomo Faccini (Amleto) e Angelica Pisilli (Ofelia) in una scena dello spettacolo “Un Amleto”

La dodicesima notte (o Quel che volete)

TEATRO OLIMPICO, dal 25 al 30 Ottobre 2022 –

Ieri sera, per la prima de “La dodicesima notte (o “Quel che volete”) di William Shakespeare, il palco del Teatro Olimpico si è travestito, o meglio, ha preso le sembianze di quello del Globe Theatre. La regista Loredana Scaramella, storica collaboratrice del maestro Gigi Proietti, salita sul palco prima dell’inizio dello spettacolo per suggellare l’emozione del riavvio della programmazione della stagione del Globe presso il Teatro Olimpico, ha realizzato un adattamento del testo shakespeariano intorno al tema centrale del “tempo”.

Loredana Scaramella

Un enorme orologio (le scene sono di Fabiana Di Marco) campeggia appeso al piano superiore della scenografia e si riflette sul palco attraverso la disposizione circolare di dodici sedie, che ospitano gli attori. Tutti, sempre presenti in scena. L’orologio-macrocosmo, appeso in alto, si carica esteticamente “a batteria” (al suo interno ospita il batterista e la sua strumentazione) ma metaforicamente “a carica”, nel senso che è al personaggio di Feste, il Matto, ad essere delegato il movimento di carica e pausa della messa in scena, attraverso la sola lancetta delle ore (come nei primi orologi meccanici del Rinascimento).

Carlo Ragone

Nella ripresa del neoplatonismo, così in voga ai tempi di Shakespeare, l’uomo, ricollocato al centro dell’Universo, è artefice del suo destino (homo faber ipsius fortunae) e può controllare e governare le cose del Mondo. Così anche il Tempo.  Sul palco-microcosmo sono gli stessi attori a occupare da protagonisti le sedie-meccanismo del quadrante delle dodici ore, che danno forma alla dodicesima e ultima giornata dei festeggiamenti (iniziati con il Natale e proseguiti fino all’Epifania). Il periodo festivo per eccellenza, nell’Inghilterra elisabettiana. Non c’è tempo da perdere, quindi ! 

Lo spettacolo si apre all’alba della dodicesima e ultima giornata di festa con un naufragio che si trasmuta oniricamente in una festa sregolata. Coerentemente al “Quel che volete” del titolo dell’opera, viene messa in scena un’onirica contaminazione di materiali e di generi, dando volutamente ospitalità a quelle spinte del desiderio che portano all’allegro coesistere di confusioni e ambiguità. Come in un libero gioco di sentimenti ed azioni. Il tempo della giornata scorre ad un ritmo sempre più accelerato verso una mezzanotte frenetica, che sancisce la fine della festa e l’avverarsi dei desideri.

Ma… “forza e coraggio, che la vita è un passaggio!”. Il carattere dissacratorio e totalmente libero dell’eccezionalità di questo periodo, di questo “spazio temporale curvo”, si è momentaneamente concluso. E il consueto giro delle ore e dei giorni è pronto a ricominciare.

Rinascimentale la scelta di “profanare” i brani musicali (musiche a cura di Adriano Dragotta, canzoni originali di Mimosa Campironi, eseguite dal vivo dal quartetto William Kemp): un mix di brani di classica e punk-rock, eseguiti dall’orchestra ospitata al secondo piano della scenografia e avvolta in un velatino, a rendere ancora più onirica la visione e quindi l’ascolto.

Rockeggianti i fascinosi costumi dei personaggi più altolocati: dalla dark Olivia in total black e capelli rosso fuoco, al Conte Orsino dal torso nudo ornato da imbracature in pelle sadomaso bondage, esaltate dal contrasto con un soprabito gotico-barocco. Molto simile, ma privo di soprabito, il costume di Feste il Matto, un Carlo Ragone che brilla per un “elegantemente folle” uso del corpo.

Geniale l’idea di rendere i due fratelli gemelli Viola e Sebastiano degli avatar in quotidiani abiti pop (tutti i costumi nascono dall’estro di Susanna Proietti).

L’alternanza metrica scelta da Shakespeare, il pentametro giambico (sciolto o rimato) misto a prosa è riproposta qui ma con un’originalità che vira al musical. Il risultato è decisamente efficace. Complice un disegno luci raffinatamente psicadelico (il light designer è Umile Vainieri). Tutti i meccanismi dell’ “orologio attoriale” risultano ben sincronizzati, sia nei tempi reali che in quelli onirici, contribuendo efficacemente alla realizzazione di uno spettacolo di fantasmagorica bellezza.

La commedia degli errori

GIGI PROIETTI GLOBE THEATRE, Dal 15 al 31 Luglio ore 21.00 (dal mercoledì alla domenica) 

di William Shakespeare

Regia di Loredana Scaramella 

Traduzione e adattamento Loredana Scaramella 

 Produzione Politeama s.r.l.

Come rendere la poliedricità della vita ma soprattutto come suggerire un “giusto” modo per inserirvisi? Senza cioè lasciarsi irrigidire dal naturale generarsi degli equivoci o all’opposto senza perdervisi sterilmente dentro. Ad esempio, riscoprendo linguaggi più in sintonia con il ritmo della vita, quali la musica, il canto, la danza e più in generale il linguaggio del corpo.

Questo sembra emergere dall’adattamento dell’eclettica regista Loredana Scaramella, che mette in scena l’elogio della Body percussion. Il ritmo, si sa, è un’ ottima modalità per connettersi con gli altri: può aiutare l’integrazione in un gruppo ed è un ottimo canale per veicolare emozioni. Perché  il “gesto” non è solo movimento e suono, ma anche un insieme elaborato di emozioni e di sensazioni.

Loredana Scaramella ambienta, anzi si potrebbe dire “orchestra”, questa caleidoscopica commedia di Shakespeare in una frizzante Efeso dei primi del Novecento. In scena un caffè, i suoi avventori che partecipano e commentano agli eventi ( in una sorta di teatro nel teatro ) e la sua orchestrina impregnata di atmosfere swing. Perché vivere significa saper oscillare e poi prendere lo slancio, come suggerisce la stessa etimologia della parola “swing”. Ecco allora che anche gli stessi attori sanno come far risuonare i propri corpi attraverso la Body percussion. Battere le mani sul proprio corpo, schioccare le dita, battere i piedi, sono solo alcune delle potenzialità sonore del nostro corpo per produrre musica ed entrare in sintonia con l’altro.

Al piano superiore della scena, le stanze della casa di Antifolo di Efeso, da dove si strugge di malinconia e velenosa gelosia sua moglie Adriana (un’appassionata Carlotta Proietti). Dolore che sublima con il canto o suonando il kazoo e, solo per impazienza, con l’alcol. 

La regista sceglie di aprire e chiudere lo spettacolo con una variante del “Miserere”: resta la musica cambiano le parole, che qui diventano “Buona notte”. Etimologicamente “notte” significa “sparire, perire” e farla precedere dall’aggettivo “buona” mantiene sì il valore di un’ invocazione alla misericordia ma forse più laico. Perché è la compassione, la comunione intima alla sofferenza dell’altro a rendere la vita più intensa. Una comunione difficilissima ma che, se attraversata, può portare ad un’unità profonda e pura, forse più di ogni altro sentimento che leghi gli umani. Un tipo di amore incondizionato, ponte per una intimità non solo di sofferenza, ma anche -e soprattutto- di gioia vitale e di entusiasmo.

Perché “l’altro” siamo noi.

Gli attori brillano per una versatilità vivissima e per un accordo sinfonico, fin nei contrappunti solo apparentemente minori. 

Curatissimi e davvero efficaci i costumi di Susanna Proietti.

Una rappresentazione crudele e meravigliosamente affascinante della vita, dove niente è “nostro” .

Eppure…

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Interpreti

(In ordine alfabetico)

Primo mercante, Guardia     DONATO ALTOMARE 

Una Ragazza Leggera  LARA BALBO 

Professor Pinza,esorcista            GIULIO BENVENUTI 

Solino, Duca di Efeso   GABRIO  GENTILINI 

Luciana  BETTA MANDALARI   

Balthazar, mercante  ROBERTO MANTOVANI 

Antifolo di Efeso MATTEO MILANI 

 Dromio di Siracusa  LUCA NENCETTI 

Angelo, orafo  IVAN OLIVIERI 

Emilia, Badessa a Efeso  LOREDANA PIEDIMONTE 

Adriana   CARLOTTA PROIETTI 

Egeone, mercante di Siracusa   CARLO RAGONE 

Luce  LAURA RUOCCO 

Antifolo di Siracusa          MAURO SANTOPIETRO  

Cantante caffè,  TONI SAPIO 

Secondo mercante  ANTONIO TINTIS 

Dromio di Efeso  FEDERICO TOLARDO 

                                             Musicisti

chitarra                                                     DANIELE DE SETA  

violino                                                       ADRIANO DRAGOTTA

clarinetto ELEONORA GRAZIOSI  

batteria                                                     DUCCIO LUCCIOLI  

contrabbasso                                          STEFANO MARZOLLA 

Movimenti di scena                                 ALBERTO BELLANDI

Coreografie                                              LAURA RUOCCO 

Musiche originali                                      MIMOSA CAMPIRONI

Collaborazione agli arrangiamenti       ADRIANO DRAGOTTA 

Costumi                                                     SUSANNA PROIETTI 

Scene                                                        FABIANA DI MARCO 

Aiuto regia                                                FRANCESCA VISICARO 

Aiuto coreografo   GIULIO BENVENUTI  

Disegno luci                                              UMILE VAINERI 

Sound designer                                        DANIELE PATRIARCA