Recensione dello spettacolo L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI di Sigmund Freud – di e con Stefano Massini

TEATRO ARGENTINA, dal 5 al 21 Dicembre 2023

Conoscere se stessi è da sempre un’esigenza che tende a prendere le sembianze di un desiderio segreto: fatica ad esprimersi manifestamente, tanto è “proibito” il contenuto del desiderare. 

Acutamente allora Stefano Massini, che con questo spettacolo sceglie di mettere in scena le dinamiche oniriche della nostra psiche, fa aprire la rappresentazione proprio a lui: il Desiderio.

Eccolo: sbuca da un lato del palco/psiche e attraversa con passo sinuoso il proscenio, per poi appostarsi in un altro lato. E’ un’affascinante donna. Veste un abito dalle nuove linee fluide proprie dello stile Liberty. Ed è  tinto di mistero e di passione (i costumi e le maschere sono curati da Elena Bianchini).

Ci irretisce: ci porta dalla sua parte, ci seduce.  Complice la sua voce insinuosa, solleticante, pungente e ossessiva: quella che ci sta traducendo il suo violino (Rachele Innocenti sulle note di Enrico Fink). E che risuonerà ancora, serpeggiando, lungo la messinscena.

Tutto si mescola, tutto si trasforma, all’interno delle nostre emozioni, delle nostre pulsioni, della nostra memoria: oltre ad avvertirlo, lo vediamo rappresentato sulla scena. Il caos che abita i sogni è visualizzato anche da una proiezione tridimensionale sul fondale: fondo del nostro sguardo interiore (le scene, curate da Marco Rossi, riproducono opere pittoriche di Walter Sardonini).

Uno sguardo spesso in bilico tra la nostra tentazione a tarparlo e quella a guardare, solleticati proprio dalla sua enigmaticità. Qui visualizzata da fiotti di fumo intrisi di ambigui richiami, musicati dal trombone e dalle tastiere di Saverio Zacchei e dalle chitarre di Damiano Terzoni . Sempre sulle note di Enrico Fink.

ph Filippo Manzini

“C’è qualcosa di terribile e al tempo stesso splendido nell’attimo in cui decidiamo di guardarci dentro”: con queste parole  Stefano Massini commenta l’entrata in scena del Desiderio e le sensazioni da esso provocate.

Quando riusciamo ad avvicinarci alla “geografia” più autentica di noi stessi, così tumultuosa e disordinata, così accattivante e lacerante, qualcosa ci tenta però ad allontanarcene. Un dubbio ci attanaglia: “ma poi gli altri cosa diranno di me?”.

E così, troppo spesso, si torna ad indossare la nostra rassicurante (ma insoddisfacente) maschera sociale. Lo dice il “progresso”: se lo si segue, si è inseriti, accettati, protetti. Ma nonostante la nostra tensione a uniformarci, poi però pretendiamo costantemente l’attenzione degli altri.

ph Filippo Manzini

Urla quindi, e i morsi si fanno sentire,  la fame a dare nutrimento alle parti più  vere di noi: un ascolto che “noi” possiamo darci. Accettando l’invito del desiderio e quindi appassionandoci in una ricerca nelle buie profondità  di noi stessi. Perché – come la drammaturgia delle luci di Alfredo Piras sa sottolineare – solo dal buio può nascere e liberarsi l’emozione.

Quest’ invito rivoluzionario di Freud, viene raccolto da Massini che sceglie di farci dono - proprio attraverso il potere immaginifico e catartico della parola e del gesto attoriale – della consapevolezza di come la messinscena del sogno celi una messinscena sociale.

A testimoniare come la psicologia sia strettamente connessa alla socialità – e quindi come lo psicoanalista guardando nell’interiorità dei pazienti abbia restituito indietro anche il sentore dei mutamenti  sociali – è l’esigenza che si è  sentita, proprio a fine Ottocento, di coniare il termine “onirico”: l’irreale del surrealismo, della libera associazione, della visione ermetica che suggestiona e richiede interpretazione.

ph Filippo Manzini

Recentemente l’attenzione al ruolo “antropologico” dello psicoanalista è stata riaccesa anche dal testo di Massimo RecalcatiA pugni chiusi. Psicoanalisi del mondo contemporaneo“. Se quindi il ruolo dello psicoanalista non è confinato solo tra le pareti intime di una stanza e può e deve scendere in strada, anche il Teatro può farsi portavoce di questa missione sociale.

Vincente risulta la scelta di Stefano Massini di far incontrare il teatro di narrazione sul confine con la restituzione attoriale, mandando in scena le dinamiche oniriche della psiche umana attraverso il processo di osservazione interno ed esterno del neurologo e psicoanalista Sigmund Freud.

ph Filippo Manzini

Lo spettatore è coinvolto in un’immersione “a tutto tondo” nella quale accetta di viaggiare fuori e dentro di sé. Con disponibilità, senza necessariamente inquadrare nei principi della logica cosa stia avvenendo. È un incantesimo dove la parola, l’immagine e la musica sono le muse che ci guidano in questa avventura multiforme e multisensoriale. E finalmente riconosciamo attenzione a tutto ciò che ci rende unici. Irripetibili.

Ecco allora che Stefano Massini, a coronamento di un processo osmotico di attenzione tra interno ed esterno, a fine spettacolo sente l’esigenza di ringraziare – evocandoli con il loro nome e il loro cognome – tutti coloro che, parti necessarie di un tutto, hanno contribuito a dare forma a questo stupefacente viaggio.

Sulla Scena della Vita.

ph Marco Borrelli


Recensione di Sonia Remoli

IL MUTAMENTO – In viaggio da Atlantide all’Universo

TEATRO DI DOCUMENTI , dal 27 Aprile al 7 Maggio 2023 –

Ieri alle ore 17:45 la creativa regista Stefania Porrino ci ha “convocati” al Teatro di Documenti per condurci, con la complicità dei suoi attori, in “un viaggio al centro della Terra”: un viaggio alla ricerca dei nostri desideri più veri.

L’autrice e regista Stefania Porrino

Tema del viaggio: “Continua a cercarmi”. Sì, perché i desideri, più sono sentiti, più ci viene di nasconderli.

Una scena dello spettacolo “Il Mutamento” di Stefania Porrino

Perché? Ma perché abbiamo paura: paura di realizzarli. Per realizzarli occorrerebbe attivare quel coraggio che non sappiamo di avere ma che in realtà è “l’altra faccia” della paura che predomina in noi. Quel coraggio necessario per riuscire ad aprirci ad “un mutamento”. Lasciando indietro quelle nostre amate-odiate abitudini: così rassicuranti sì, ma anche così insoddisfacenti. E con le quali ci siamo ormai abituati a convivere.

Sala del Teatro di Documenti

E quindi, dopo aver preso posto ai lati dell’insolita sala del Teatro di Documenti, un pò come si farebbe in un vagone della metro, gli attori ci hanno “trasportati” in una seduta di psicoanalisi di gruppo. Tecnica del giorno, scelta dalla psicoterapeuta per una sorta di meditazione sui “mutamenti” che soli hanno il potere di condurci a contattare i nostri desideri più veri: l’improvvisazione di uno psicodramma.

Una scena dello spettacolo “Il Mutamento” di Stefania Porrino al Teatro di Documenti

In un’affascinante e molteplice meta-teatralità, l’acuto testo dell’autrice-regista Stefania Porrino riesce a coinvolgere anche noi del pubblico in questo “viaggio al centro della Terra”, o meglio al centro di noi stessi. Come agli attori-pazienti, anche a noi è capitato di essere stati messi in crisi da situazioni di “mutamento”. E immedesimarsi nelle situazioni problematiche degli altri, ci aiuta a vedere con più coraggio in noi stessi, non essendo coinvolti direttamente.

Evelina Nazzari, in una scena dello spettacolo “Il Mutamento – In viaggio da Atlantide all’Universo” di Stefania Porrino

E’ così che la sala diventa il palcoscenico dell’inconscio, dove convivono le nostre diverse personalità. A vista, senza alcun filtro, si indossano e ci si libera di quelle maschere che più o meno consapevolmente siamo soliti rappresentare. Di particolare efficacia e cura i costumi di Natasha Bizzi.

Solo così si arriva a scoprire il desiderio di voler sperimentare il piacere, tutto nuovo, di essere continuamente messi alla prova, piuttosto che restare impaludati in una comoda zona di confort.

Solo così si scopre il piacere adrenalinico di voler cavalcare le onde dell’Amore: della voglia di farsi travolgere dalla “capacità di amare”, che vuol dire saper accogliere e gestire la delizia e il tormento; i momenti di riconoscimento e quelli della frustrazione; la gioia e la tristezza.

Giulio Farnese e Nunzia Greco in una scena dello spettacolo “Il Mutamento” di Stefania Porrino al Teatro di Documenti

Solo così si riesce a tollerare che a mille domande possano seguire pochissime risposte: perché riusciamo a riconoscere che è in noi che le risposte vanno cercate e trovate. Senza lasciarci paralizzare dalla paura di sbagliare, perché quello che erroneamente chiamiamo “sbaglio” è in realtà un allontanarci dal nostro sentire più autenticamente vero.

Il libro “Il romanzo del sentire – da Atlantide a noi” da cui la stessa autrice-regista ha tratto il testo dello spettacolo

L’effetto catarsi è assicurato: lo spettacolo coinvolge totalmente lo spettatore. Merito di un testo, tratto da “Il romanzo del Sentire – Da Atlantide a noi” di Stefania Porrino, profondo ma fruibilissimo e di una messa in scena seducente. Gli attori Giulio Farnese, Nunzia Greco, Evelina Nazzari, Alessandro Pala Griesche e Carla Kaamini Carretti si sono rivelati degli ottimi “compagni di viaggio” per gli spettatori: la loro interpretazione brilla in credibilità. Notevolissima la loro densità vocale.

La regista Stefania Porrino e il cast dello spettacolo “Il Mutamento-In viaggio da Atlantide all’Universo”