TEATRO VITTORIA , dal 21 al 26 Maggio 2024

Che cosa significa essere audaci ?
Di cosa brilla la temerarietà di questa tempestosa idea drammaturgica di Marta Bulgherini?
Della consapevolezza del rischio di un sogno. Accettato osando. Con compiacimento.
E’ un’evocazione fuori dai suoi confini dello spirito di Pier Paolo Pasolini, per inscenare un sogno, una fantasia, com’è nella natura del Teatro e quindi della Vita.
“Noi siamo della materia/Di cui son fatti i sogni/E la nostra piccola vita/È circondata da un sogno”
Ma c’è qualcosa di più nella fantasia evocativa alla base di questo accattivante testo drammaturgico di Marta Bulgherini: l’autrice e attrice ci parla del suo desiderare un’esperienza intima e profonda con se stessa. Desiderio che per potersi realizzare ha necessariamente bisogno di quella particolare grazia insita in “un incontro”, capace di generare quella meraviglia indispensabile per poter dare un nuovo corso alla propria vita.
Ma incontrare chi? E soprattutto: come si fa a “incontrare qualcuno”? Come si fa, in ultima analisi, “a incontrarsi con se stessi”?
Occorre sentire l’esigenza di avviare una ricerca. Partendo da qualsiasi parte, preferibilmente quelle meno confortevoli.
Pier Paolo Pasolini, ad esempio. Lui che tutta la sua vita non ha mai smesso di cercare. Con audacia poi.
E da Pasolini parte la ricerca della Bulgherini, con la complicità di Goffredo Parise, a lei invece affine. Almeno quanto a Pasolini: i due erano infatti grandi amici.
Una ricerca, quella narrata in scena e fuori dalla scena – con una prossemica da regia cinematografica tale da avvolgere lo spettatore fisicamente oltre che a livello esperienziale – che solo apparentemente nota e annota gli innumerevoli successi della vita di Pasolini.
Perché, in realtà, Marta vuole di più: sono i suoi insuccessi ad interessarle davvero. Sono loro a riuscire a farle sentire vicina, complice, l’icona inarrivabile di Pasolini. E se è vero che ciò che ci accomuna tutti è la nostra attitudine a sbagliare, così come a differenziarci è l’uso che riusciamo a fare dei nostri errori, allora come sbagliava Pasolini? E cosa faceva dei suoi sbagli?
Lungo questa ricerca che finisce per assumere anche i contorni di una discesa dentro se stessa, la Bulgherini incontra uno stimolante e fertile ostacolo: lo scrittore, critico letterario e saggista Walter Siti. E’ lui a tentare di dissuaderla a continuare la sua ricerca verso e attraverso Pasolini perché, sostiene, la società attuale è troppo poco “complessa” per pretendere di avvicinarsi a lui.
Ed è crisi.

Marta Bulgherini e Nicolas Zappa
Ma è proprio dalle dinamiche innescate da questa crisi che si origina un’epifania.
E da qui l’inizio di un dialogo, finalmente, tra le parti.
E quella meraviglia, che solo certi incontri possono regalare, complice un efficace Nicolas Zappa.
“Generazione Pasolini” è uno spettacolo che può contare sull’audacia di un’idea che trova compimento in un testo che dà prova di sapersi confrontare con una personale “complessità”, oltre che con la “complessità” pasoliniana. Una felice testimonianza di come tradire fedelmente una tradizione, preservandone l’eredità.
A completamento di questo interessante progetto, due prove attoriali che brillano di fresca energia e di autentica profondità nel sentire. Con questi presupposti la scena può permettersi di essere iper minimalista.

Marta Bulgherini e Nicolas Zappa
“Generazione Pasolini” ha già conquistato il cuore della critica e del pubblico, aggiudicandosi il titolo di vincitore della 14a edizione della prestigiosa Rassegna Salviamo i Talenti – Premio Attilio Corsini 2023 del Teatro Vittoria di Roma, nonché la destinazione del bando di distribuzione Per Chi Crea 2023, promosso da SIAE. Inoltre, lo spettacolo è stato selezionato per le edizioni 2024 del Torino Fringe Festival e FringeMI.
Recensione di Sonia Remoli










