TEATRO COMETA OFF, dal 19 al 24 Marzo 2024 –

Ha il fascino di un’evocazione lo spettacolo sul Principe della risata Totò, scritto e diretto da Antonio Grosso e interpretato da Antonio Grosso e Antonello Pascale, in scena ieri sera al Teatro Cometa Off.
E sprigiona tutta la magia di un ricordo intimo e sagace: quello argutamente sagomato – ed enfatizzato da un raffinato disegno delle luci curato da Giacomo Aziz – intorno alla delicata sinergia tra la vita privata e la carriera artistica de “Il Piccolo Principe in arte … Totò” .

Antonello Pascale e Antonio Grosso
L’uomo che per tutta la vita, nonostante la fama raggiunta, si sentì solo e abbandonato. Perché – come ebbe modo di scoprire il protagonista del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry – nella vita non ci si realizza con ciò che si arriva a possedere ma grazie alle relazioni che si riescono a intessere intorno a noi.
Sicuramente luminoso e fertile fu il rapporto che Totò instaurò con Mario Castellani, la sua “spalla” storica, quella che lo accompagnò nel corso di tutta la carriera artistica, rimanendo in ombra pur rendendosi luce dei suoi occhi, quando nell’ultimo periodo della carriera quelli di Totò ne restarono privi. Qui nello spettacolo è interpretato da un efficacissimo e multiforme Antonello Pascale, che si cala anche in una miriade di ruoli relativi ai personaggi che costellarono la vita privata di Totò.

Antonio Grosso e Antonello Pascale
Ed è attraverso la poetica traduzione registica di un oscillare esistenziale tra fama e solitudine in un altalenare dei ricordi durante l’ultimo viaggio in nave da Palermo a Napoli (scene e costumi sono di Marco Maria Della Vecchia) che prende un’armoniosa forma circolare questo appassionato spettacolo.
Dove una sensibile perspicacia guida Antonio Grosso a non cadere nei meandri della tentazione ad imitare l’inimitabile talento di Totò. Ma a restituirne l’essenza più intima della sua anima. E quindi anche tutte le indispensabili contraddizioni.

Antonio Grosso
Vive nel suo volto del Totò di Antonio Grosso, nelle sue mani e nella totalità del suo corpo la preziosa traccia di quell’inafferrabile espressività iper fluida del guitto e insieme quella scattante della marionetta.
I ritmi della sua voce sanno come e quando passare dagli allungamenti propri di un’indole costituzionalmente pigra a quell’inappagabile urgenza di mitragliante velocità, così amata dai futuristi. Quell’esuberanza e quella creatività “fuori squadro”, quell’essere “regista di se stesso”, che rese così difficile l’attenzione nei suoi confronti da parte dei grandi registi di cinema e di teatro.

Antonello Pascale e Antonio Grosso
E poi la restituzione di quella particolarissima devozione verso il pubblico, quel bisogno di “servirlo” sul palco o sul set come in un ristorante: “comandi!”. Per meritarne l’amore. Per farlo restare. Laddove invece qualcuno una volta se ne andò: suo padre, che lo riconobbe solo molto dopo la sua nascita.
E’ la storia di un uomo “affamato“ non solo e non tanto di cibo, quanto di autentiche attenzioni. Il suo sguardo ce ne parlava – e qualcosa resta catturato anche in quello di Antonio Grosso: quegli occhi densi di malinconica serietà, anche nelle scene più esilaranti.

Antonello Pascale e Antonio Grosso
Uno spettacolo che sa restituire momenti di quella poetica secondo la quale “la miseria è il copione della vera comicità”. E che nasce dalla grande curiosità -figlia di una commossa sensibilità- verso le varie forme che può assumere la natura umana (come anche l’impianto scenico suggerisce con suggestiva poeticità).
Un teatro, quello di Grosso, che si conferma ancora una volta un bello stare, un bel riflettere, un bel ricordare.
Lo spettacolo resta in scena al Teatro Cometa Off fino a domenica 24 marzo p.v.

Antonello Pascale e Antonio Grosso
Recensione di Sonia Remoli















