TEATRO INDIA, Sala Oceano Indiano, 4 – 5 luglio 2022 –

creazione Luca Brinchi, Karima DueG, Irene Russolillo
performance Antoine Danfa, Karima DueG, Irene Russolillo, Mapathe Sakho, Ilyes Triki
musiche Drexciya, Kawabate, Karima DueG
testi Sun Ra, Ladan Osman, Felwine Sarr, Keorapetse Kgositsile, Karima DueG
ambiente Luca Brinchi – movimento Irene Russolillo – suono Edoardo Sansonne / Kawabate –
costumi Marta Genovese – foto di Monia Pavoni

Un muro d’acqua proiettato sul fondale. Un mare che non apre, come sarebbe nella sua natura, bensì chiude. Cinque performers, di diverse etnie, si avvicinano all’acqua, tanto da farci pensare di essere sul punto di tuffarsi, attraversandolo questo “muro”. Invece no. Succede qualcosa di diverso. Inaspettatamente si voltano verso noi del pubblico: un gran fragore, quasi uno scoppio.

Prende avvio un diverso tipo di “immersione”: in un momento di pura introiezione. I performers iniziano a “cercare” dentro se stessi e nel farlo sono sempre più attratti da sedimenti neri depositati sul pavimento, sul fondo della loro psiche. Lacci. C’erano anche prima, durante l’avanzata verso il mare, ma li calpestavano, inconsciamente. Ora invece diventano così magneticamente “vivi”, cosi serpeggianti che risulta irresistibile non rimanerne fagocitati, invischiati.

Mani e piedi li raccolgono; tutto il corpo li ‘indossa”. Come si fa con certi pensieri, con paure camuffate da certezze. Con i pregiudizi. Ciò che sembrava solido, rivela ora crepe di comunicazione tra etnie. Tra Africa e Europa. I corpi dei performers alludono a territori e a confini che opprimono, che non lasciano spazio alla libera, diversa, fertile, espressione.

Si prova comunque a condividere sogni, desideri ma ne emerge solo un forte senso di “estraneità” . Di inarrivabile accoglienza e condivisione. Si fa strada però un sempre più urgente desiderio di liberarsi dai propri “fantasmi”, dai “lacci” che stringono e invischiano. E una nuova comunità riesce ad emergere, alla fine. Riesce ad avviarsi un percorso, un viaggio, che a volte prende la forma di un discorso, a volte di una lotta.

Perché questo significa, anche etimologicamente, “dialogare”. E i margini dei singoli non sono più muri invalicabili ma confini porosi, che lasciano passare fertili correnti “straniere”. Prende forma così un organismo più ampio, che non stagna ma avanza, insinuandosi tra i differenti paesaggi interiori.
Le dinamiche relazionali tra visione, movimento e suono si adattano e si riconfigurano ad ogni passaggio, come dopo un necessario evento sismico: quando le precedenti certezze sono andate in frantumi e qualcosa di nuovo può farsi strada. Deve. Non a caso sono state scelte le parole “if – there – is – no – sun”: per evocare coloro che ci hanno preceduto e che hanno acceso altri “soli”, immaginando nuove possibili umanità.
«Lasciateci arrivare in quel posto in mezzo ai nostri sogni, dove tutte le luci sono nostre. Facciamo sì che la nostra voce sia il nostro cibo. Possano i nostri pensieri essere muscolosi. Lasciateci arrancare nel nostro mare». Sono, questi, estratti tradotti e reinterpretati, a partire da Ladan Osman Refusing Eurydice (Exiles of Eden-Coffee House Press 2019).

Demiurghi di questo originale ed interessante spettacolo di nuove sinergie sono l’artista visivo nonché regista teatrale romano Luca Brinchi; la cantante e beatmaker italiana di origine liberiana Karima DueG aka Anna Maria Gehnyei e la performer e coreografa pugliese Irene Russolillo.

La loro creazione artistica invita e promuove importanti riflessioni sullo scambio e sul dialogo culturale e sulle potenzialità di interazione insite nelle diverse arti, così come tra culture e popoli. Una nuova e ben precisa idea di mondo, in cui ci si può ascoltare nel seguire un flusso generale e contemporaneamente ci si può rispettare e valorizzare nelle diverse peculiarità. Artistiche, sociali e politiche.

Luca Brinchi è stato co-fondatore del collettivo SANTASANGRE (Premio Ubu 2009, Premio ETI 2008, Premio Dante Cappelletti 2006) e in seguito ha collaborato con numerosi artisti tra cui Jan Fabre, i coreografi Sang Jjijia e Jayachandran Palazhy, i registi Massimo Popolizio e Federico Tiezzi, la street artist Mp5 e il videoartista Daniele Spanò (con quest’ultimo forma un duo artistico stabile dal 2014). È attivo sulla scena contemporanea internazionale dal 2001 e ama dare vita ad ambientazioni virtuali in cui la lingua dell’immagine video viene attraversata dal linguaggio del corpo e da quello del suono, alla ricerca delle possibili fusioni tra queste espressioni.
Karima DueG aka Anna Maria Gehnyei è passata dalle consolle delle maggiori discoteche italiane alla collaborazione col Network M2o. Il suo debutto da solista risale al 2014, con l’album 2G(Soupu Music) incentrato sul tema delle seconde generazioni in Italia. La nuova fase, sancita simbolicamente dal brano Africa del 2016, apre anche a nuovi temi di respiro internazionale. Collabora con History Channel, Al Jazeera, Amnesty International. Attualmente scrive un libro per Fandango incentrato sulla sua biografia.
Irene Russolillo è danzatrice, coreografa e performer. Sviluppa da diversi anni una ricerca sulla vocalità e sul movimento, in creazioni dall’approccio ibrido e transdisciplinare, in cui collabora con artisti visivi, della musica e della danza. Dal 2014, ha ricevuto il sostegno di ALDES, del Network Anticorpi XL, dei network internazionali Crossing the sea e Crisol, del Festival Oriente Occidente, di cui è stata artista associata. Ha ricevuto numerosi riconsocimenti come il Premio Equilibrio 2014 e il Premio Masdanza 2014 come migliore performer, il Premio Prospettiva Danza 2015, il CROSS Award nel 2019. Fa parte dal 2018 dell’Associazione culturale VAN che raggruppa a Bologna sette coreografi della scena contemporanea italiana.

ideato nell’ambito di CRISOL – creative processes
Un progetto di internazionalizzazione dei processi creativi finanziato nell’ambito del programma Boarding Pass Plus 2019 promosso dal MiBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
produzione Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Gruppo Nanou, Spellbound Associazione
con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Danza Urbana, Menhir Dance Company / Talos Festival – Ruvo di Puglia
residenze Centre Culturel Blaise Senghor, Dakar, Compagnie 5me Dimension, Dakar, MADA Théâtre, Tataouine, PARC Performing Arts Research Centre, Firenze
in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura di Dakar, Istituto Italiano di Cultura di Tunisi
CRISOL – creative processes è realizzato da una rete di organizzazioni italiane e straniere. I partner italiani sono: Fondazione Fabbrica Europa – Firenze (project leader), CapoTrave / Kilowatt – Sansepolcro, Danza Urbana – Bologna, LIS LAB Performing Arts / CROSS Festival – Verbania, Tersicorea / Med’Arte / Cortoindanza – Cagliari, Muxarte / ConFormazioni Festival – Palermo, Menhir – Ruvo di Puglia. I partner internazionali coinvolti in questa sezione del progetto sono Cie 5ème Dimension – Dakar (Senegal) e MADA Théâtre – Tataouine (Tunisia).