Recensione dello spettacolo SEBBEN CHE SIAMO DONNE – regia di Gabriela Alejandra Praticò

TEATRO TRASTEVERE

dal 13 al 15 Dicembre 2024

Che cosa rende una donna così insolita da risultare indecifrabile agli occhi di un uomo ?

La sua ingovernabilità: la donna è l’incarnazione della libertà, dell’estemporaneità, della volubilità.  

Caratteristiche poco familiari alla psiche maschile, che per natura si muove con agio nelle categorie della “serialità” , del “fare squadra”. 

E quindi se è vero che gli uomini tendono ad assomigliarsi fra loro, le donne sono dotate per natura di una psiche che le spinge invece ad essere ognuna “unica”, nella ricerca della propria espressione della categoria della libertà. 

Ma non c’è niente di insormontabile: sarebbe sufficiente incuriosirsi l’un dell’altro divenendo “più elastici” verso le rispettive diversità. Questo il messaggio che fin dall’inizio del prologo lo spettacolo di Gabriela Alejandra Praticò non smette di veicolare. Perché la capacità a “rendersi duttili” è alla base della possibilità di “entrare in relazione” con l’altro: massima realizzazione della psiche umana. Maschile e Femminile.

Invece accade che laddove “la mente” femminile rischia di sfuggire alla decodifica maschile, il messaggio espresso dal suo “corpo” continui ad essere considerato inequivocabile. Certe fattezze non veicolano dubbi e un’impropria concezione della virilità finisce troppo spesso col degenerare in un’appropriazione indebita.

Ma la donna sa inventare continuamente nuovi “habiti” (modi di essere); sa indossare “tacchi su misura” per esplorare se stessa, come suggerito magnificamente dallo stesso nome che la compagnia ha scelto di darsi. E come non manca di ricordarci la vibrante interpretazione degli attori in scena: Lucia Ciardo, Floriana Corlito, Massimo Folgori, Elisa Mascia, Francesca Targa, Matilde Tursi. Una rievocazione di donne, la loro, che in diverse epoche storiche sono riuscite a fare dell’unicità della loro femminilità l’espressione originale della loro libertà. Nonostante siano dapprima passate attraverso la negazione del rispetto loro dovuto, o attraverso il mancato riconoscimento degli effettivi meriti delle loro capacità.

Uno spettacolo immersivo, che rompe continuamente la quarta parete e che – pur denunciando necessariamente atteggiamenti ancora impropri, ma perfezionabili attraverso un’accurata educazione sentimentale – emana una solidarietà, una complicità, un’umanità tali, da non escludere la possibilità di un prezioso coinvolgimento tra uomini e donne. 

Uno spettacolo pulito, onesto, propositivo: energico e delicato, rispettoso e valorizzante, capace di “comunicare” attraverso un sapiente uso dei mezzi che il teatro mette a disposizione, senza indulgere nel “giudicare”. 

Uno spettacolo che continua a solleticare il cuore e la mente dello spettatore, anche una volta usciti dal teatro.


Recensione di Sonia Remoli

Io ed Elena

TEATRO TRASTEVERE, dall’11 al 13 Maggio 2023 –

Una madre, che ha ben poco di materno (una Donatella Busini che brilla in presenza scenica) ha dato vita ad una figlia, Elena, come un corpo irritante crea “la perla” e penetra la protezione ossea dell’ostrica senza poter essere espulso.

Donatella Busini (la madre) e Ornella Lorenzano (Elena, la figlia)

La perla è un trauma che si è trasformato in un gioiello raro e prezioso: Elena (un’incantevole Ornella Lorenzano ) il cui habitus così pieno di grazia tanto ricorda “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, e che un po’ come quest’ultima è il simbolo della “riuscita”. Quella cioè di coloro che portano con dignità le loro sofferenze esibendole come perle, come se le lacrime del dolore si fossero trasformate in un quid d’insolita bellezza.

Johannes Vermeer (1665-1666) “La ragazza con l’orecchino di perla”

Questa gemma, la perla, simboleggia la capacità autocurativa della Psiche di fronte ad un’invasione dolorosa. È il prodotto dell’incontro tra agente invasore e invaso. L’anima può curare se stessa. Anche se affetta da una ” disgregazione del sé”. Ed è un mistero osservare quel segreto che è Psiche, che tende così spesso a nascondersi.

Ornella Lorenzano e Donatella Busini in una scena dello spettacolo “Io ed Elena” di Mauro Toscanelli

Quasi parti della personalità umana, la scena ripropone una parte sommersa, sottostante il palco (l’Es) e una parte emersa (l’Io e il Super Io) sul palco. Elena “abita” quasi esclusivamente piani inclinati, dal precario equilibrio; la madre spazi apparentemente stabili ma a ben guardare inclini a perdere la prepotente stabilità.

Donatella Busini in una scena dello spettacolo “Io e Elena” di Mauro Toscanelli

Sono spazi-altari di un’effimera bellezza da cui la madre non riesce a liberarsi, imprigionata com’è dentro questa ossessione per l’apparire. Pur consapevole della differenza che intercorre tra la foto che si inserisce in un profilo social e la realtà, continua ad accontentarsi di occasioni che in realtà, lunghi dall’essere veri incontri, si rivelano delusioni, a volte anche molto dolorose.

Ornella Lorenzano in una scena dello spettacolo “Io e Elena” di Mauro Toscanelli

Tenuta a distanza da una mamma che si aggrappa al narcisismo per riuscire a non crollare nella depressione, Elena trova consolazione attraverso le carezze (rubate) dai pennelli da trucco soliti accarezzare la pelle di sua mamma. Ma soprattutto la sua àncora immaginaria è rappresentata da un’amica fisica e metafisica: Blanche, un busto in pezza privo di braccia e gambe, “reincarnazione” della Blanche DuBois di “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams.

Usignolo

Le parla e la pettina, quasi a voler riordinare i suoi pensieri, quasi a voler sciogliere i nodi che li imprigionano. Quasi a voler sciogliere e liberare i propri di capelli, imprigionati dentro una cuffia-turbante. Come farebbe un usignolo con il suo canto. Anche lui, non particolarmente socievole, canta al riparo da sguardi indiscreti e si intrattiene volentieri alla luce lunare. Si narra sia il custode degli incanti, degli amori nascosti e pericolosi. E che la sua dolce melodia sia un potente strumento di comunicazione capace di attirare l’amore attraverso l’amore. E così accadrà anche ad Elena e alla sua mamma.

Mauro Toscanelli, il regista

Dalla sinergica sensibilità del regista Mauro Toscanelli e dell’autrice Donatella Busini, prende vita, complice anche un’attenta drammaturgia musicale, uno spettacolo terapeutico che predispone e conduce con profonda gentilezza lo spettatore nei meandri della psiche umana e delle dinamiche tra una madre e una figlia.

Opera vincitrice:

Concorso letterario “Anima Mundi” 2020 e “Lago Gerundo” 2020

Opera finalista:

Concorso letterario “Ernesto Calindri” 2020 – sezione Donna

Opera menzionata al merito

come miglior dramma:

Teatro dei Marsi di Avezzano

La donna invisibile

TEATRO TRASTEVERE, dal 10 al 12 Marzo 2023 –


Testo risultato vincitore al Premio Letterario V Municipio

con mise en éspace presso Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma


Ha ricevuto la Menzione d’onore al concorso Teatro in Cerca d’Autore 2021


Quello di Eva Gaudenzi è un accattivante teatro di narrazione. Il suo è un brillante monologo in cui ci parla, con scoppiettante ironia, della disperata ricerca da parte di una giovane donna, Adelaide Scomparin, di quel particolare “potere che rende speciali” .

Eva Gaudenzi

La carrellata dei ricordi di questa rocambolesca ricerca, vibra di un ritmo irrefrenabile e gravità intorno ad un aspetto della sua vita: le esperienze attoriali. Da piccola la definivano “tarda” : lenta, non sveglia, insomma. E le rifilavano solo parti “immobili” da “pura”: dalla pastorella alla suora. La morfologia è importante, si sa.

Eva Gaudenzi

E lei, cambiandosi al volo “a vista”, sa come far parlare tutti i personaggi coinvolti, dando vita ad uno splendido affresco. Ma poi, un giorno, arriva l’evento che contribuirà a dare un diverso orientamento alla sua ricerca.

I Fantastici 4

Morendo, il nonno le lascia in eredità uno “scrigno” colmo di fumetti de “I Fanyastici 4”. Dei quattro paladini che hanno deciso di mettere i lori “poteri speciali” a servizio dell’umanità, lei sente una potente affinità con Susan, “La Donna Invisibile“.

Eva Gaudenzi in una scena dello spettacolo “La donna invisibile” diretto da Emanuela Bolco

E così dai testi sacri delle agiografie delle sante, donne passivamente “invisibili” proposte dall’educazione cattolica a lei impartita, la giovane Adelaide arriva a non staccare gli occhi dalla sua eroina dei fumetti, dal potere così misterioso.

Eva Gaudenzi

In un sapiente gioco di continue rotture della quarta parete, seguite ed esaltate da un raffinato ed intimo disegno luci (lo spettacolo è diretto da Emanuela Bolco) la giovane acquisisce la linfa necessaria per poter proporsi a nuovi provini.

Eva Gaudenzi

Nell’ultimo, relativo a “Gli spettri” di Ibsen, dove ormai pronta a fare il salto di qualità (“la gente se lo aspetta”) si propone con la tutina da “Donna Invisibile”, succederà qualcosa di inaspettato: esposta, come Susan, ad una tempesta (emotiva) cosmica, riceverà poteri “sovrumani’.

Acquisirà la consapevolezza che il potere speciale è contare su se stessa. 

Eva Gaudenzi


ASSOCIAZIONE CULTURALE

” Pane e Parole “

L’associazione culturale “Pane e Parole” nasce nel 2016 da un’idea di Eva Gaudenzi (attrice, autrice e storyteller), Simona Coschignao (cuoca e sommelier) e Gabriele Peritore (poeta e scrittore).

Eva Gaudenzi e Simona Coschignao

La compagnia si occupa di produzione teatrale, piccolo catering e teatro a domicilio. Insieme, hanno immaginato una formula che unisse poesia, teatro e cucina.

Una situazione a domicilio

All’attivo diverse performance per l’inaugurazione di gallerie d’arte e vernissage; monologhi a domicilio abbianti ad assaggi di finger food.

Eva Gaudenzi si esibisce in una terrazza

In repertorio il monologo “Focumeo” scritto e diretto da Eva Gaudenzi e “Parto-monologo di sola andata verso la maternità”, che ha debuttato al Teatro Studio Uno di Roma nel febbraio 2018.

All’aperto, in città

Quest’ultimo seminifinalista alla rassegna di monologhi ShortLab diretta da Massimiliano Bruno e vincitore del premio Folle d’Autore 2018 intitolato ad Aldo Nicolaj. Lo spettacolo è stato rappresentato diverse volte a domicilio nella città di Roma.

Eva Gaudenzi

Ma il piccolo catering può viaggiare anche da solo, così come il repertorio di teatro a domicilio: non solo Pane e Parole ma anche…Pane o Parole.

Eva Gaudenzi

Parallelamente alle attività teatrali per adulti, conserviamo uno spazio speciale anche per i bambini: spettacolo teatrale a domicilio (volendo anche un piccolo laboratorio creativo dopo lo spettacolo) con merenda personalizzata. La sezione Bambini si arricchisce della collaborazione fra Pane e Parole e gli amici dell’associazione culturale J33tre, la cui presidente Beatrice Presen è per noi (e con noi) attrice e burattinaia.

Beatrice Presen e i suoi burattini