Recensione dello spettacolo UNA STORIA AL CONTRARIO di e con Elena Arvigo –

TEATRO INDIA, 7 e 8 Novembre 2023 –

La sua non è solo una narrazione: è un canto. La sua voce non si limita a far conoscere, a testimoniare. La sua voce è colma di suoni: di una varietà ricchissima. Modulati con regola e misura eppure così complici, così vicini. Intimi. A tratti, prossimi ad un dolce lamento. In altri momenti, simili ad una preghiera. Come quando Elena Arvigo, ovvero colei che “canta” la storia e quindi le gesta di Francesca De Sanctis – autrice dell’omonimo libro del quale lo spettacolo è una riduzione – legge e ripete passi della Lettera di Gramsci a suo fratello (Lettere dal carcere, 12 Settembre 1927). Non per mandarli a memoria, quanto piuttosto per scriverli nella sua carne. Perché ogni storia è la storia di un corpo.

La narrazione della Arvigo oltre ad essere un canto è infatti anche una danza. È ritmo: vocale e fisico, mimico e simbolico, dove unità e differenza riescono a convivere. E così la storia diventa una grande coreografia, che aspira alla leggerezza proprio mentre resta attratta dalla forza di gravità. 

Oltre che canto e danza la narrazione è una giostra: una struttura girevole nella quale occupare un posto. Accanto agli altri. Un intrattenimento, uno spettacolo vitale carico di confusione turbinante, dove non è semplice trovare di volta in volta equilibri sempre nuovi. In bilico tra sogni e precarietà; tra l’entusiasmo del colore rosso e la chiusura del colore nero, che assorbe luce anziché rifletterla. Colori che danno forma alla scena, metafora dei diversi “habiti” della psiche della protagonista. Spesso “frullati” dal vortice alimentato da sfere girevoli ai piedi di elementi apparentemente stabili. 

Elena Arvigo in una scena dello spettacolo “Una storia al contrario”

Ma soprattutto la narrazione è una sacra testimonianza, un atto di impegno civile ed esistenziale.

È la storia di come il microcosmo professionale ed esistenziale della giornalista Francesca De Sanctis si dilati attraversando gli estremi del fondersi e del distaccarsi dal macrocosmo del settore giornalistico, per arrivare a conquistare progressivamente “il suo libero uso del proprio”, come amava sostenere Friedrich Holderling.

È la storia di una donna che sente urgente l’esigenza di testimoniarci quanto sia complesso – ma non impossibile – imparare a relazionarsi con l’Altro da noi: la famiglia, il mondo del lavoro, i colleghi, il concetto di giustizia e quello di meritocrazia.

È la storia dell’odissea di una ghiandola, il timo, che regola la nostra capacità di difenderci dagli altri, dall’esterno. Come un angelo custode o uno spirito guida, il timo ha la potenza di accompagnarci nel dosare la giusta quantità di difesa da mettere in campo, costruendo confini vitali che ci proteggano senza isolarci. E senza lasciarci invadere.

È la storia dei ” nonostante tutto”, delle avversità cioè che possono diventare preziose per conoscerci meglio. Per realizzarci, non solo e non tanto nel lavoro ma nell’arte di vivere.

È la storia dei traumi che sconvolgono la vita di ciascuno di noi – le varie “storie al contrario” – che ci trovano senza le adeguate risorse per fronteggiarli. Ma solo sul momento: un sano desiderio di ricominciare, di trovare nuovi inizi in ogni fine, ci salva sempre.

Perché noi esseri umani, anche se dobbiamo morire, non siamo fatti – come sosteneva Hannah Arendt – per morire ma per continui nuovi inizi. E come lo stesso fondatore del giornale l’ “Unità”, Antonio Gramsci, non si stancava di ripetere: “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio (Lettere dal carcere,12 Settembre 1927).

È la storia delle “pagine bianche”: quelle della sana protesta dei giornalisti dell’ “Unità” ma anche quelle della vita. Perché il vuoto, come era solito dire Furio Colombo, a volte è la condizione necessaria per poter sprigionare il desiderio creativo di scrivere una nuova storia. Un nuovo inizio.

La giornalista Francesca De Sanctis

Una sacra testimonianza civile ed esistenziale – quella della giornalista De Sanctis – la cui voce cerca luce, visibilità. Come le scene -luoghi della sua mente- non mancano di sottolineare: una luce che “grida” il bisogno di essere vista e ascoltata. Perché ciò che è accaduto a lei, giovane e solerte donna, non è successo solo a lei.

Ecco allora che il Teatro – e in particolare il centro di drammaturgia del Teatro delle Donne, con la sua speciale vocazione ad essere spirito critico a tutela della condizione femminile – si rivela il luogo che riesce a soddisfare l’urgenza del dare adeguato spazio al testimoniare. E quindi anche al volo di una farfalla: una donna “rapita” in una scatola rossa che ora, dopo un percorso di autoconoscenza, torna rigenerata a volare. Nuovamente. Di un volo consapevolmente libero.


Recensione di Sonia Remoli

La donna invisibile

TEATRO TRASTEVERE, dal 10 al 12 Marzo 2023 –


Testo risultato vincitore al Premio Letterario V Municipio

con mise en éspace presso Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma


Ha ricevuto la Menzione d’onore al concorso Teatro in Cerca d’Autore 2021


Quello di Eva Gaudenzi è un accattivante teatro di narrazione. Il suo è un brillante monologo in cui ci parla, con scoppiettante ironia, della disperata ricerca da parte di una giovane donna, Adelaide Scomparin, di quel particolare “potere che rende speciali” .

Eva Gaudenzi

La carrellata dei ricordi di questa rocambolesca ricerca, vibra di un ritmo irrefrenabile e gravità intorno ad un aspetto della sua vita: le esperienze attoriali. Da piccola la definivano “tarda” : lenta, non sveglia, insomma. E le rifilavano solo parti “immobili” da “pura”: dalla pastorella alla suora. La morfologia è importante, si sa.

Eva Gaudenzi

E lei, cambiandosi al volo “a vista”, sa come far parlare tutti i personaggi coinvolti, dando vita ad uno splendido affresco. Ma poi, un giorno, arriva l’evento che contribuirà a dare un diverso orientamento alla sua ricerca.

I Fantastici 4

Morendo, il nonno le lascia in eredità uno “scrigno” colmo di fumetti de “I Fanyastici 4”. Dei quattro paladini che hanno deciso di mettere i lori “poteri speciali” a servizio dell’umanità, lei sente una potente affinità con Susan, “La Donna Invisibile“.

Eva Gaudenzi in una scena dello spettacolo “La donna invisibile” diretto da Emanuela Bolco

E così dai testi sacri delle agiografie delle sante, donne passivamente “invisibili” proposte dall’educazione cattolica a lei impartita, la giovane Adelaide arriva a non staccare gli occhi dalla sua eroina dei fumetti, dal potere così misterioso.

Eva Gaudenzi

In un sapiente gioco di continue rotture della quarta parete, seguite ed esaltate da un raffinato ed intimo disegno luci (lo spettacolo è diretto da Emanuela Bolco) la giovane acquisisce la linfa necessaria per poter proporsi a nuovi provini.

Eva Gaudenzi

Nell’ultimo, relativo a “Gli spettri” di Ibsen, dove ormai pronta a fare il salto di qualità (“la gente se lo aspetta”) si propone con la tutina da “Donna Invisibile”, succederà qualcosa di inaspettato: esposta, come Susan, ad una tempesta (emotiva) cosmica, riceverà poteri “sovrumani’.

Acquisirà la consapevolezza che il potere speciale è contare su se stessa. 

Eva Gaudenzi


ASSOCIAZIONE CULTURALE

” Pane e Parole “

L’associazione culturale “Pane e Parole” nasce nel 2016 da un’idea di Eva Gaudenzi (attrice, autrice e storyteller), Simona Coschignao (cuoca e sommelier) e Gabriele Peritore (poeta e scrittore).

Eva Gaudenzi e Simona Coschignao

La compagnia si occupa di produzione teatrale, piccolo catering e teatro a domicilio. Insieme, hanno immaginato una formula che unisse poesia, teatro e cucina.

Una situazione a domicilio

All’attivo diverse performance per l’inaugurazione di gallerie d’arte e vernissage; monologhi a domicilio abbianti ad assaggi di finger food.

Eva Gaudenzi si esibisce in una terrazza

In repertorio il monologo “Focumeo” scritto e diretto da Eva Gaudenzi e “Parto-monologo di sola andata verso la maternità”, che ha debuttato al Teatro Studio Uno di Roma nel febbraio 2018.

All’aperto, in città

Quest’ultimo seminifinalista alla rassegna di monologhi ShortLab diretta da Massimiliano Bruno e vincitore del premio Folle d’Autore 2018 intitolato ad Aldo Nicolaj. Lo spettacolo è stato rappresentato diverse volte a domicilio nella città di Roma.

Eva Gaudenzi

Ma il piccolo catering può viaggiare anche da solo, così come il repertorio di teatro a domicilio: non solo Pane e Parole ma anche…Pane o Parole.

Eva Gaudenzi

Parallelamente alle attività teatrali per adulti, conserviamo uno spazio speciale anche per i bambini: spettacolo teatrale a domicilio (volendo anche un piccolo laboratorio creativo dopo lo spettacolo) con merenda personalizzata. La sezione Bambini si arricchisce della collaborazione fra Pane e Parole e gli amici dell’associazione culturale J33tre, la cui presidente Beatrice Presen è per noi (e con noi) attrice e burattinaia.

Beatrice Presen e i suoi burattini


Mirrors

TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO, 24 Febbraio 2023 –

Chiedere a qualcuno di definirsi non è mai facile. A meno che non ci si accontenti di nascondersi dietro a delle “etichette”. Se si è adolescente, poi, la confusione è normale che regni sovrana. La verità più difficile da accettare è che possiamo raccontarci solo attraverso gli altri.

Una scena dello spettacolo “Mirrors” di Emilia Martinelli

I due adolescenti in scena, Alex e Alix, non lo sanno ancora ma lo hanno comunque intuito. Alix, infatti, il cui vero nome è Alice, ha sentito il bisogno di ri-nominarsi perché le andava troppo stretto “ereditare” un nome carico solo delle aspettative dei suoi genitori (che adoravano “Alice nel Paese delle Meraviglie” e fantasticavano una figlia che le somigliasse).

Jessica Bertagni (Alix) in una scena dello spettacolo “Mirrors” di Emilia Martinelli

In verità, il nome che abbiamo e che sembra essere così identificativo (non a caso lo chiamiamo nome “proprio”) identifica i desideri che gli altri (i nostri genitori) hanno avuto su di noi, nell’attenderci. Alix non lo sa ma sente l’esigenza di tramutare il nome ricevuto, in un nome “più vago, meno definito” – dice lei – nel quale potersi muovere con un po’ più di respiro.

Michele Breda (Alex) e Jessica Bertagni (Alix) in una scena dello spettacolo “Mirrors”

E in effetti (solo) questo è in nostro potere: fare qualcosa di personale di quello che gli altri ci hanno dato (il nome, la vita). Alex, uomo e quindi dalla mentalità più lineare, pensa di potersi raccontare parlando di ciò che gli piace e di quello che non gli piace. Gli piace la musica, soprattutto, perche copre o riempie (almeno per un po’) quel rumore bianco che lui associa al silenzio e che tanto lo inquieta. Ma soprattutto gli piace mangiare. Insomma entrambi, con percorsi diversi, hanno intuito che quel qualcosa che ci “definisce”, quel “quid” che ci permette di raccontarci in maniera autentica, fa capo ai nostri desideri.

Michele Breda (Alex) e Jessica Bertagni (Alix) in una scena dello spettacolo “Mirrors” di Emilia Martinelli

Ciò che facciamo in nome del nostro desiderio ci rappresenta. Ma ciò che ci fa esistere davvero è essere l’oggetto del desiderio degli altri. Chi non ci considera, ci rende invisibili. E i ragazzi lo sentono moltissimo. I due attori della Compagnia “Fuori Contesto” Jessica Bertagni (Alix) e Michele Breda (Alex) brillano in autentica naturalezza nel rimandarci desideri, incertezze e timori propri dell’adolescenza. Facendo luce sul diverso modo di reagire insito nella natura femminile e in quella maschile, sanno raccontarci di quel “senso di vuoto” così difficile da colmare.

Michele Breda (Alex) e Jessica Bertagni (Alix) in una scena dello spettacolo “Mirrors” di Emilia Martinelli

Finendo poi, insospettatamente, ad intuire che in realtà è preferibile non colmare completamente quell’ impellente “senso di vuoto”, perché è proprio da lì che si origina il piacere solleticante della curiosità, della ricerca. Questo dichiara quella “tavolozza di colori emotivi” di Alix: lei che, alla richiesta del compito in classe di argomentare il titolo “chi sono?”, curiosando proprio nel suo vuoto, sceglie di parlare della ricerca della propria identità collegandosi al passaggio che avviene tra “Alice nel Paese delle Meraviglie” a “Alice attraverso lo specchio”.

Michele Breda (Alex) e Jessica Bertagni (Alix) in una scena dello spettacolo “Mirrors” di Emilia Martinelli

Ed è interessantissimo scoprire come la mentalità lineare maschile porta invece Alex a rispondere al titolo dello stesso tema attraverso “una fotocopia” della propria carta d’identità. Lui preferisce raccontarsi con ciò che risulta misurabile; lei invece attraverso l’incommensurabile. Comune, invece, è il bisogno di musica: di un linguaggio più immediato, col quale legarsi quasi in simbiosi.

Emilia Martinelli, la regista dello spettacolo “Mirrors”

Di questo spettacolo profondo e insieme godibilissimo non può non apprezzarsi la scrittura e la regia di Emilia Martinelli, capace di proporre un affresco accurato di una stagione della vita che non è anagraficamente confinabile. Per rimanere vivi: continuando a “capovolgere i nostri pensieri” . Al termine dello spettacolo non sorprende scoprire il fatto che questo progetto sia risultato vincitore al bando “In Viva Voce” promosso da ATCL. Uno spettacolo realizzato partendo da una ricerca sul campo, che ha coinvolto circa 300 adolescenti delle scuole e dei laboratori di teatro, condotti a Roma, dalla regista della compagnia.

Il Teatro della Biblioteca Quarticciolo

Il Teatro Biblioteca Quarticciolo traboccava di presenze e di energie vivissime e diversissime tra loro ma tutte accomunate dall’esigenza di rimanere incollate alla narrazione sulla scena. Nessun telefonino è riuscito a rovinare questo incanto. 

Lo spettacolo replicherà:

– il 28 febbraio con un matinée al Teatro Comunale R. Falk di Tarquinia

– a Marzo nelle scuole della Regione Lazio.


Movimento scenico Chiara Casciani ed Emilia Martinelli

I ragazzi e le ragazze nei video: Viola Bufacchi, Elsa Ceddia, Lukman Cortoni, Alessio Falciatori, Anna Profico, Daniele Prosperococco.

Assistente alla regia Carlotta Solidea Aronica

Scenografie digitali e grafic design Luigi Vetrani

Video ragazzi e ragazze, stage mapping e mixer video live Stefano Fiori

Disegno luci David Barittoni

Realizzazione oggetti di scena Vasco Araldi

Produzione: Compagnia Fuori Contesto, Hubstract Made for Art

Con il contributo della Regione Lazio