Recensione dello spettacolo CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE IN NATURA – un progetto di Lacasadargilla – regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

TEATRO INDIA, Festival IF/INVASIONI(dal) FUTURO_Dark Ages*2023, 31 Agosto e 1 Settembre

Che cos’ è davvero un’invasione? Questo moto tanto violento quanto pacifico, lento o improvviso, momentaneo o perdurante ? Ma soprattutto qual è la sua cifra, la sua essenza ? Siamo davvero, noi umani, la specie superiore ? Siamo davvero noi i più intelligenti ?

Festival if/invasionidalfuturo_darkages*2023- aspettando l’inizio del melologo scifi “Consigli per sopravvivere in natura”, al Teatro India di Roma

In questi giorni, più precisamente dal 28 agosto al 3 settembre p.v., il Teatro India si lascia invadere e contaminare da realtà diverse, rendendosi permeabile all’osmosi con forme artistiche di disparata natura: narrazioni miste e atipiche di matrice antropologica, scientifica o storica e poi mondi alieni e alterati, con qualcosa di inquietantemente prossimo al reale.

Un dispositivo misto che alterna, nei diversi orari della giornata, spettacoli multimediali e melologhi sci-fi, laboratori, un’istallazione/performance musicale, una video istallazione multimediale, una conferenza di filosofia, un inedito progetto biennale, una biblioteca condivisa, una libreria e un palinsesto radiofonico quotidiano sulla piattaforma spreaker.

Questa è la decima edizione del Festival IF/INVASIONI (dal) FUTURO_Dark Ages*2023. 

Al Festival if/invasionidalfuturo_darkages*2023 l’installazione multimediale EU_PH0_R1A. A Shining Darkness di Alessandro Ferroni e Maddalena Parise – Teatro India di Roma –

Un progetto promosso da Roma Capitale -Assessorato alla Cultura- e curato da lacasadargilla: una realtà che riunisce intorno a Lisa Ferlazzo Natoli (autrice e regista), Alessandro Ferroni (regista e disegnatore del suono), Alice Palazzi (attrice e coordinatrice dei progetti) e Maddalena Parise (ricercatrice e artista visiva), “un gruppo mobile” di attori, musicisti, drammaturghi e artisti visivi.

Un ensemble allargato, il loro: un’unione di parti, ovvero una realtà che sceglie di essere una complessità, dove la personalità di ciascuno degli artisti in qualche modo “perde spicco” affinché risulti più completa l’armonia d’insieme.

Una realtà, quella della casadargilla, che fa quindi della fertilità dell’ invasione la sua filosofia. Il suo modo di essere e di stare al mondo. Non a caso la loro peculiare vocazione artistica è la realizzazione di progetti speciali “allargati” alle diverse arti. Un’invasione che impreziosisce il dialogo tra le diverse discipline artistiche. Alla base della loro ricerca, il vasto tema dell’estinzione di quei sistemi delicati e complessi che reggono relazioni, immaginazioni, antropologie ed ecosistemi.

Alice Palazzi, Maddalena Parise, Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

Da questa ricerca di una fertile osmosi che, sola, permette la sopravvivenza di tali sistemi prende vita anche il primo dei loro due spettacoli musicali/melologhi sci-fi presenti a questa nuova edizione del Festival IF/INVASIONI (dal) FUTURO_Dark Ages*2023: “Consigli per sopravvivere in natura”.

L’afflato di tutto l’ensemble coinvolto in questo progetto ha offerto al pubblico, copiosissimo in sala, la magnifica possibilità di elaborare la narrazione dei racconti in scena (una selezione di racconti introvabili di quattro autrici di distopie estreme che sfiorano un orrore tutto umano: Lo psicologo che non voleva far male ai topini di Alice Bradley Sheldon; Figlio di sangue di Octavia Butler; Più vasto degli imperi e più lento di Ursula Le Guin e Palla di pelo di Margaret Atwood) come “un movimento” immaginifico e riflessivo.

Un momento del melologo sci-fi “Consigli per sopravvivere in natura” ( foto di Claudio Riccardi )

In uno spazio scenico aperto e quindi disponibile ad essere invaso, velate membrane protettive disegnano ambienti fluidi dove attori e i musicisti sempre in scena (tutti efficacissimi nelle loro partiture di corpo e voce) sostano, si muovono, assaporano le zone di confine e se ne inebriano.

Una sapiente drammaturgia delle luci crea ambienti umani dalla raffinata solitudine hopperiana, sottoposti alla tentazione a sfumare in nuovi ecosistemi: è l’ebrezza della clorofilla. E non solo. Complici i fascinosi ed enigmatici ambienti visivi e l’ossessionante e seducente disegno del suono capace di contribuire a rendere plastica la suggestione che la paura sia solo l’altra faccia del desiderio.

Un momento del melologosci-fi “Consigli per sopravvivere in natura” ( foto di Claudio Riccardi )

La cura dei costumi si esprime attraverso la scelta di vestire gli attori in eleganti abiti in tessuti rigorosamente osmotici, quali il lino e il cotone.

Perché noi esseri umani, pur essendo dotati di un cervello, non siamo le creature più intelligenti sul pianeta. Essendo esseri animati siamo solo le creature più veloci a trovare soluzioni per adattarci ai mutamenti dell’ambiente. Ma la nostra organizzazione verticistica ( che per di più abbiamo replicato a livello sociale, governativo, aziendale, ecc. ) ci rende fragili nella durata.

Un momento del melologo sci-fi “Consigli per sopravvivere in natura” ( foto di Claudio Riccardi )

A differenza delle piante, che invece non si muovono e di conseguenza sono organizzate in maniera tale da essere estremamente sensibili e recettive ai mutamenti dell’ambiente ( molto più di noi esseri umani) per poter resistere a lungo. Prova ne è anche il fatto che la loro presenza sul pianeta è pari 87% mentre quella degli animali (tra cui l’uomo) è solo dello 0,3%.

La salvaguardia del rispetto delle varie specie viventi è necessario ed urgente ma contemporaneamente risulta una tensione contro natura. L’ “amore per il prossimo”, cioè per l’altro, per il diverso da noi, è un obiettivo da costruire pazientemente e costantemente, arginando l’originaria tensione umana alla sopraffazione.

Ecco perché il lavoro di ricerca de lacasadargilla, teso alla salvaguardia dell’estinzione di tutti quei delicati e complessi sistemi che sono alla base delle “relazioni” tra ecosistemi naturali, antropologici e immaginativi, è fortemente prezioso. Oltre che di una caratura poetica speciale.


giovedì 31 agosto – venerdì 1° settembre (ore 21:15)

SPETTACOLO MULTIMEDIALE / MELOLOGO SCI-FI

CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE IN NATURA

a cura di lacasadargilla regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni 
adattamenti Roberto Scarpetti

drammaturgia musicale Gianluca Ruggeri
ambienti visivi Maddalena Parise costumi Camilla Carè 

drammaturgia delle luci Omar Scala disegno sonoro Pasquale Citera
con Lorenzo Frediani, Arianna GaudioFortunato Leccese, Anna MallamaciPaolo Minnielli, Alice Palazzi, Stefano Scialanga, Roberta Zanardo
chitarra elettrica Fabio Perciballi, el. devices Alessandro Ferroni 

aiuto regia e coordinamento Matteo FinamoreMartina MassaroCaterina Piotti e Francesco Cecchi Aglietti


Recensione di Sonia Remoli


Recensione dello spettacolo GLI UCCELLI di Dafne Du Maurier -adattamento Roberto Scarpetti – a cura di Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni –

TEATRO INDIA, 3 e 4 Agosto 2022 –

Entrano insieme, attraversando velate nuvole, uniti dal comune intento della narrazione. Sono Uccelli che si appollaiano in diagonale sulla sinistra del palco; Umani che si stanziano nel centro; Suoni che si sintonizzano sulla destra.  

Rievocano “l’inverno del loro scontento”, quando dalla notte del 3 dicembre, tutte le nuvole, sepolte nel petto profondo del mare, iniziarono ad incombere minacciose. Un vento di ghiaccio a salire. Gli intenti a mutare. E gli Uccelli ad essere “sempre più agitati e fruscianti come seta”.

Nell’omonimo racconto di Daphne Du Maurier, a cui lo spettacolo si ispira, non sono stati gli Uomini ad andare a chiedere agli Uccelli di prendere il governo delle loro città, come nella celebre commedia di Aristofane. No. Qui gli Uccelli, animati da una fame senza desiderio, sembrano stregati da un incantesimo. Costretti “con regole assegnate” e “codici di geometrie esistenziali”. Ubriachi di moto: il vento li anima, il vento è il segnale che precede i loro attacchi. Vento che gli interpreti rendono magnificamente nella voce; attraverso un’accurata prossemica ed esteticamente con ventagli neri, di piume.

La scrittrice Daphne Du Maurier

Gli uomini li guardano ma non sanno osservarli: solo Nat Hocken (colui che ripara cancelli e rafforza argini) sa farlo. Solo lui si rende conto che stanno “cambiando le prospettive al mondo”. Ma come Cassandra non viene creduto. Gli Uccelli hanno modo così di invadere le città, come gli Achei di uscire (apparentemente) all’improvviso dal cavallo di Troia.

Li vediamo anche, gli Uccelli: inquietantemente disegnati e proiettati su teli di velatino. Sono bianchi, sono neri, sono piume, sono becchi: “mescolati in strane amicizie, in cerca di una specie di liberazione, mai soddisfatti, mai fermi…come uomini che temendo una morte prematura, per reazione si buttano a capofitto nel lavoro oppure impazziscono”. La strana agitazione degli Uccelli risalta con evidenza anche perché le città sono molto tranquille e apparentemente si sentono ben protette. Appese alla routine quotidiana, alla musica della radio o ai comunicati-oracolo, trasmessi di tanto in tanto. Che questa volta non sono frutto dell’appassionata recitazione di Orson Welles, quando la sera del 30 ottobre del 1938, convinse mezza America che i marziani avevano dichiarato guerra alla Terra, dando vita a “La Guerra dei Mondi” !

Aleggia un’incomprensibilità della natura umana che ricorda “l’immensa complessità e la confusione dell’andare avanti degli uomini” raccontato con disperata malinconia in “Uccellacci e uccellini” da P.P.Pasolini.

Particolarmente accordati gli attori (Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Stefano Scialanga e Camilla Semino Favro): la voce di ognuno, “corpo” più di un corpo. Sofisticatamente efficaci i costumi dei tre “Uccelli” , riempiti da posture e piccoli scatti assai credibili.

Suggestivo il contributo sonoro di rumori e strida di uccelli (l’elettronica è di Alessandro Ferroni) deformati e ritmati come in una partitura e malinconicamente accompagnati dalla chitarra elettrica di straziante bellezza di Fabio Perciballi.

La regia di Lisa Ferlazzo Natoli e l’adattamento di Roberto Scarpetti hanno saputo restituire efficacemente il clima d’attesa, le atmosfere ossessive e il finale inquietantemente risolto nella minaccia di un’attesa ulteriore. Particolarmente persuasiva, inoltre, l’idea di coniugare metaforicamente la narrazione a tinte gotiche con il clima di rilassatezza, da club degli anni ’40.

La scrittrice Daphne Du Maurier

Recensione di Sonia Remoli