Recensione dello spettacolo COSI’ E’ (SE VI PARE) di Luigi Pirandello – regia di Marcello Amici –

PIRANDELLIANA 2024Dal 4 Luglio al 4 Agosto 2024 –

Giardino di Sant’Alessio all’Aventino, 12 Luglio 2024

La meraviglia di un giardino si cela dietro l’altare della Basilica di S. Alessio all’ Aventino. Ci si arriva attraverso un percorso dove ciò che sembra non è. Ma è bellissimo: è un pirandelliano luogo (fisico ma anche della mente) dove da 25 anni va in scena il Pirandello di Marcello Amici e della sua compagnia “La Bottega delle Maschere”.

Dal palco si recita per il pubblico – ospitato con ogni cura nel giardino – e per la Città Eterna, della quale si gode un incantevole panorama.

Marcello Amici nel Giardino della Basilica di Sant’ Alessio all’ Aventino

In questa XXVIII Edizione la Rassegna propone dal 4 Luglio al 4 Agosto 2024 due commedie di Luigi Pirandello: I giganti della montagna e Cosí è (se vi pare).

Il 22 Luglio, giorno della Gran Festa del Teatro, si celebrerà invece il gemellaggio artistico tra “La bottega delle maschere” di Roma e “La Compagnia del tempo relativo” di Canicattì (Agrigento), la quale porterà in scena l’opera “L’altro figlio” di Luigi Pirandello.

Ieri era di scena una replica di “Così è (se vi pare)”,  opera teatrale rappresentata per la prima volta il 18 giugno 1917 e poi riproposta in una nuova edizione arricchita nel 1925. In essa si fa più volte riferimento al terremoto della Marsica – realmente accaduto nel 1915 – durante il quale sarebbero morti tutti i parenti della signora Frola e il paese raso al suolo.

Di conseguenza la signora Frola, suo genero il signor Ponza e la donna che lo accompagna si trasferiscono nella (apparente) tranquillità di una cittadina di provincia, dove i tre vengono accolti come pericolosi (perché affascinanti) “stranieri”. La rigida cortesia degli abitanti mal tollera infatti le anomale abitudini di questa famiglia, così fuori dalle righe della presunta normalità.

E come spesso accade “il diverso” spaventa perché attira: è quel “vorrei ma non posso” che “i normali” si negano, in nome di un’aderenza alle convenzioni dei più, che garantiscono inclusività. E allora compensano la loro “sete” soddisfacendola con una conoscenza “di sapere” (e non “del sapere”) spiando “fonti” di vitale curiosità “straniera”. Parvenza di vitalità che, almeno momentaneamente, toglie loro quella rigidità posturale (ed esistenziale) alla quale si condannano. 

Acutamente la regia di Marcello Amici – anche affascinante interprete nel ruolo di Lamberto Laudisi – sceglie di vestire la corte di familiari e amici che gravita intorno al consigliere Agazzi tutti uguali: gli uomini – tranne Laudisi, personaggio voce dell’autore – tutti nel medesimo tailleur; le donne tutte in completini grigio perla. Tutti, in splendido stile Belle Epoque: i costumi sono curati da Livia Ciuco e da Gianfranco Giannandrea. 

Marcello Amici è Lamberto Laudisi

Uniformante è anche la prossemica: la corte, ad esempio, si siede – solo dietro la precisa formulazione di uno specifico comando del consigliere Agazzi – e lo fa a mo’ di “schiera”, proprio a sottolineare la fedele appartenenza al loro “capo branco”. Gli ospiti, invece, in quanto estranei, e quindi “diversi”, sono tenuti in piedi ed esaminati a debita distanza. 

Infatti sempre più fitti sospetti, nutriti di morbosa curiosità, cadono sull’insolita modalità abitativa dei tre nuovi arrivati e sull’ancor più accattivante modo di frequentarsi. Picchi di eccitante follia si manifestano poi allorquando iniziano a profilarsi diverse identità in relazione alla donna che accompagna il Sig. Ponza.

Sordi alle filosofiche considerazioni sul relativismo conoscitivo che fin dall’inizio il Sig. Laudisi – cognato dell’ Agazzi – semina in mezzo alle loro rigide certezze, perdono il senno ostinandosi nella ricerca di un’unica verità, che pretenderebbe di risolvere l’irrisolvibile domanda:  “chi siamo ?”. Possiamo essere “definiti” univocamente in base ai principi della logica, o invece siamo “ospiti” in un condominio di personalità differenti ?

In verità “abbiamo ognuno le nostre debolezze e dobbiamo compatircele a vicenda” dice con acume la signora Frola: solo così possiamo evitare di incorrere nella tentazione di sentirci “realizzati” imponendo la nostra esigenza di controllo sul fare altrui. E spacciandolo poi per amore di conoscenza o di relazione, incorrendo invece nelle pericolose derive rispettivamente del pregiudizio fanatico e della smania di possesso, ultimo stadio della gelosia. Temi ancora di lacerante attualità, purtroppo.

Gli interpreti in scena – Marcello Amici (Lamberto Laudisi), Ester Albano (la signora Frola), Marco Bellizzi (il signor Ponza), Alice Zanoni (la signora Ponza), Maurizio Sparano (il consigliere Agazzi), Tiziana Narciso (la signora Amalia, sua moglie), Alice Zanoni (Dina, loro figlia), Emilia Guariglia (la signora Sirelli), Gabriele Casali (il signor Sirelli), Lucilla Di Pasquale (la signora Prefetto), Marco Sicari (il commissario Centuri), Beatrice Picarello (la signora Cini), Francesca Di Gaetani (la signora Nenni) – diretti appassionatamente da Marcello Amici, consegnano allo spettatore uno spettacolo gradevolmente profondo, ricco in ritmo e impreziosito da una coreografia delle posture e delle voci così ben concertata, dal raggiungere un sapiente risultato armonico, nel rispetto delle preziose specificità di ciascun interprete. 

Una proposta dell’Estate Romana, questa della Pirandelliana di Marcello Amici, che si riconferma decisamente stimolante.


Recensione di Sonia Remoli