Recensione dello spettacolo 1 PERSONA – scritto e diretto da Matteo Pantani

ARTEMIA CENTRO CULTURALE , dall’11 al 13 Maggio 2024

Eccomi qua
Sono venuto a vedere
Lo strano effetto che fa
La mia faccia nei vostri occhi
…”

Cosa c’è dentro la “valigia dell’attore” ?

Più precisamente, cosa tende a sfuggirci quando la valigia si apre ?

Cos’è cioè quel qualcosa che resta un po’ al buio, poco illuminato, tanto che può risultare utile una  piccola torcia per  inquadrarlo ?

Insomma, cosa fa sì che valga la pena fare l’attore ? Essere “1 persona”: perché così veniva chiamato dai latini l’attore. Che poi equivale a dire: cosa dà un sapore irresistibile alla nostra vita rendendoci unici, irripetibili, speciali ?

Elena Biagetti

Che cosa ci rapisce, ci seduce, fino a renderci prigionieri di un autentico desiderio? Che cosa sentiamo che ci manca così tanto da diventare un’esigenza vitale ? Perché questo è un autentico desiderio, non quelli che ci vengono spacciati come bisogni dalle strategie di marketing dei social o dei media.

Che cosa ci affascina dell’Arte intesa in tutte le sue espressioni – in particolare nell’arte teatrale – se non la stupefacente sensazione di farci sentire liberi ? E quindi vivi, realizzati? Al di là dei soldi.

Questo accattivante spettacolo scritto e diretto da Matteo Pantani e interpretato dalla caleidoscopica Elena Biagetti  è una sagace applicazione del metodo socratico della maieutica. Una forma di comunicazione  –  nello specifico un dialogo – che ci porta ad essere consapevoli delle nostre capacità, così da indirizzarle verso la nostra “vocazione” di vita. Sentendo il piacere di dedicare il tempo che ci è concesso a conoscere davvero noi stessi. Conoscenza che ci rende liberi. Una sensazione dall’effetto stupefacente: l’unica dipendenza che ci rende longevi.

Elena Biagetti

Lo spettacolo si apre infatti con un momento di  profonda insicurezza da  parte dell’attrice sulle sue capacità di riuscire ad interpretare efficacemente il testo tagliato su misura su di lei come un abito – anzi come una seconda pelle – dal suo autore e regista.

Dubbi, quelli dell’attrice – ma in generale quelli che capita di vivere per i più svariati motivi a ciascuno di noi in alcuni momenti della nostra vita – da non mettere a tacere perché in realtà preziosissimi per conoscere noi stessi  e vivere con il piacere di sentirci davvero realizzati. 

Interrogandoci, appunto, e verificando se quello che abbiamo il dubbio di fare è una direzione che non ci appartiene ma che subiamo perché condizionata da altri o invece è solo un timore che vela un grande desiderio tutto da scoprire. Un desiderio così solleticante, così vivo e vibrante da averne quasi paura.

Perché l’attore ha il dono di riuscire a vestirsi e a svestirsi della pelle di volta in volta diversa di ciascun personaggio. Come la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto è sempre disposto a mettersi a nudo di se stesso per poter indossare tutti i vestiti (stracci) dei vari personaggi che gli si chiederà di far propri, per un periodo. E che scoprirà non essere mai così lontani da se stesso.

Elena Biagetti

E anche tutti noi ogni giorno, senza esserne consapevoli come un attore, mettiamo sulla scena della nostra vita tutti i vari personaggi (identità) che danno forma alla nostra personalità.

Nel corso dello spettacolo sarà l’autore-regista  a far “partorire” nell’attrice la consapevolezza di aver scelto – e di continuare ancora a voler scegliere – la voglia di desiderare: quel senso di vuoto, propedeutico alla ricerca di qualcosa che può colmarlo, almeno in parte.

Uno spettacolo accuratissimo in ogni dettaglio: dal testo, alla direzione attoriale, al sapiente uso delle luci e delle ombre, ai sottotesti scenografici. 

Uno spettacolo che rende divertente per lo spettatore muoversi tra i vari significati che rendono la nostra vita così complessa ma anche così maledettamente viva. Interessante. Libera.

Una vera opera d’arte.

Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto

“…E allora eccoci, siamo qua
Siamo venuti per poco
Perché per poco si va
E c’inchiniamo ripetutamente
E ringraziamo infinitamente
…”


Recensione di Sonia Remoli

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