Recensione dell’episodio n.3 della Saga NELLE PUNTATE PRECEDENTI – regia Pier Lorenzo Pisano e Alessandro Di Murro

Una saga familiare 

ideata 

dal Gruppo della Creta e da Pier Lorenzo Pisano

per riflettere

sulla trasposizione della narrazione seriale a Teatro 


Episodio n.3

Titolo: “Giro di vite”

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Continua la dilagante affluenza di giovani al Teatro Basilica, intrigati dal seguire ogni episodio della saga familiare “Nelle puntate precedenti”.

Ieri sera si era tutti in attesa dell’Episodio n.3, scritto da Lorenzo Fochesato, intitolato “Giro di vite”.

Provoca infatti una reazione simile “a un giro di vite”, il colpo di scena con il quale si conclude l’episodio precedente: la rottura del segreto finalizzato a far credere alla 25enne Giulia di essere l’unica figlia di Chiara e Max.

Un giro di vite che drammaturgicamente si dà attraverso l’inasprirsi dello sguardo che ciascun personaggio rivolge su se stesso, e di conseguenza sull’altro. E che porterà ad una nuova situazione tragica.

L’attanagliante struttura con cui è stata pensata, scritta e realizzata questa saga familiare, prevede infatti che ogni episodio si dia sia come risultante del colpo di scena con cui si è chiuso l’episodio precedente, sia come crogiolo nel quale viene di nuovo a prendere forma un colpo di scena, i cui effetti apriranno l’episodio successivo.      

Un po’ come in poesia, infatti, anche la serialità è un’espressione artistica che insegue l’invenzione formale, rispettando le regole del genere che si è scelto. Anzi, è proprio il “genere” (qui, quello della “saga familiare”) con i suoi vincoli e le sue specificità a farsi ostacolo indispensabile alla scrittura, senza il quale la creatività non avrebbe ragione di trovare nuove soluzioni. 

Metafora e “forma metrica” di questo terzo episodio è quella del “giro di vite”: una stretta, e quindi un inasprimento, che in alcuni personaggi nasce dalla sana in-tenzione a vivere “le prossime puntate” (ovvero, il futuro) con una maggiore solidità esistenziale e relazionale. E che in altri personaggi nasce invece dall’in-tenzione di chiudere totalmente con le “puntate precedenti” (ovvero il passato), nell’illusione di riuscire ad eliminarne ogni traccia.

Le mura del castello di segreti e di manipolazioni che fino all’episodio precedente continuavano a stare in piedi, dopo l’infrangersi del segreto legato all’esistenza di una precedente figlia di Chiara e Max, crollano ora sui personaggi della saga familiare. Molto interessante si rivela, a questo riguardo, il lavoro registico – reso con grande efficacia dagli interpreti – volto a visualizzare il tipo di relazione, che si spinge fino alla simbiosi, tra ciascun personaggio e il proprio muro di menzogne.

Nello specifico:

La coppia genitoriale si scioglie. Mentre il marito Max attraversa il peso incombente del suo muro di complicità, finendo per aprirsi ad una nuova possibilità per affrontare il presente e il futuro; la moglie Chiara non entrando in tensione con il proprio muro, finisce per costruirne un altro, che taglia fuori suo marito.

La coppia dei giovani, Giulia e Francesco, vivono il muro familiare come elemento di occultamento della realtà. E mentre lui si dà come punto fermo disposto ad ospitare, nella confusione, il nuovo che vuole entrare e il vecchio che va filtrato; quello di lei è un continuo muoversi nello spazio, nell’ostinazione contraddittoria a scovare- buttare-tenere habiti (ovvero, modi di essere) del passato nel presente.

Che poi scopre poter accogliere nello spazio di uno zaino. E di un bacio. Nuovi scenari da condividere con Francesco.

Rassicurata e stimolata anche da un’eredità paterna, che si dà come viatico per sentirsi vicini anche guardandosi da lontano. Per non affogare nella palude delle iper protezioni familiari. Ma soprattutto per imparare ad appassionarsi alle “puntate successive” della vita: così, proprio per la loro affascinante incertezza. Senza avere troppa fretta di sapere come andrà a finire.

E poi c’è la coppia madre-figlio, ovvero Agnese e Riccardo. 

E sarà Agnese la mater familias, nonché nonna di Giulia, che con un colpo di scena si spalmerà, ostinatamente in simbiosi, sopra il muro delle sue manipolazioni. Continuando a confondere e a manovrare i desideri dei suoi figli: ora quelli di Riccardo. Che “insignisce” – con (subdola) menzione di grande fiducia nei suoi confronti – del compito di bruciare tutto. Inclusa la sua amata vigna che, stressata dalle continue pretese di raccolta, da tempo non produce più un buon vino.

In verità Riccardo si era curato di aprirsi creativamente al futuro, dopo il caos familiare provocato dal disvelamento del segreto sulla prima Giulia, piantando una nuova piccola vigna, proprio come fece Noè all’indomani del diluvio. Oltre a continuare a prendersi cura della vigna di famiglia. 

E ora non ce la fa proprio a rinunciare a tutto. Proprio ora che, invece, avrebbe tanto voluto aspettare e conoscere “le nuove puntate” della storia della sua vigna. Piantata e curata da solo. O meglio, con il suo Rino, ora che Max se ne è andato.

Ma la mamma insiste. 

E occorre trovare la forza di trasformare l’acqua in fuoco: il miracolo della vita, nel suo sterminio. 

Occorre un ulteriore “giro di vite”. E di lacerante bellezza si rivela la resa registica di questa tragedia personale.

Splendidi echi di malinconica vitalità cechoviana punteggiano la scrittura di Lorenzo Fochesato, regalando alla narrazione tragica di questo episodio momenti di luminosa poesia. Di cui gli attori – Laura PanniaDaniela GiovanettiAlessio EspositoMatteo BaronchelliShadi RomeoVittorio Bruschi  – sanno farsi seducenti interpreti.

E così ben predisposti alle “prossime puntate”, vien da proiettarsi ancora una volta a fantasticare sugli esiti che si manifesteranno ora nel quarto episodio: quello scritto da Valeria Chimenti, dal titolo “Due passi indietro e uno avanti”.

In scena il 18 e il 19 Novembre p.v.


NELLE PUNTATE PRECEDENTI


Recensione di Sonia Remoli