12 Luglio 2025

68 Spoleto Festival dei Due Mondi

Calibro 45 narra di vocazioni: di irrefrenabili dichiarazioni d’amore al giornalismo; di slanci appassionati che eccedono l’istinto alla conservazione.
Calibro 45 narra di fiducia e di riconoscimento nel valore dell’altro: che sia “il famoso” inviato, o “l’invisibile” fixer: l’intermediario locale, cui fanno ricorso gli inviati per addentrarsi nell’altrimenti intraducibile sistema di mediazioni e compromessi proprio delle zone di guerra.
Un interprete, il fixer, indispensabile per realizzare un efficace reportage, proprio come chi – a teatro – lavora dietro le quinte, con un ruolo centrale nella messa in scena di uno spettacolo.

Complesso monumentale di S. Agata – Spoleto –
Una postura esistenziale e professionale visualizzata meravigliosamente dalla location scelta per la messa in scena: l’ex chiesa di San’Agata, edificata “alle spalle” eppure “sulla scena” dell’adiacente Teatro Romano di Spoleto.
Calibro 45 è un acuto gioco di specchi, che si origina dal particolare posizionamento obliquo di un oggetto di scena: il tavolo dove va a sedersi Italo Carmignani. Di conseguenza lo sguardo dello spettatore è guidato a prestare attenzione (reale e metaforica) non solo a una visione frontale, ma anche laterale. Un guardare, insomma, utilizzando anche “l’angolo” della coda dell’occhio: più ricco in dettagli e sfumature emotive.

Italo Carmignani
La narrazione di Carmignani – al Messaggero dal 1998, inviato di cronaca e all’estero, autore anche di articoli di giudiziaria e di politica – si specchia sull’angolarità di questo tipo di sguardo, muovendosi lungo la frontalità “oggettiva” di un testo giornalistico e, insieme, tra le pagine “intime” di un diario privato.
L’effetto sullo spettatore – complice un efficace disegno luci e un insinuante contrappunto musicale – risulta profondamente trascinante.

Interno della Chiesa di Sant’Agata – Spoleto –
Carmignani dà prova – oltre che di un’appassionante scrittura – anche di un’interessante performance teatrale. Suoi “fixer” – in un ulteriore gioco di specchi – i drammaturghi Pierfrancesco Franzoni e Davide Novello; il supervisore artistico Danilo Capezzani; il produttore Compagnia Mauri Sturno.
Anche loro, come i fixer giornalistici, al momento dell’invito a palesarsi (agli applausi), hanno scelto di non farlo. Ma Carmignani ha insistito, “indicandoli”: con il gesto e con la voce. Desiderando restituire loro il suo riconoscimento e la sua gratitudine per un lavoro d’ensemble.

Complesso monumentale di Sant’Agata – Spoleto –
Calibro 45 è un’indagine – che profuma di magnetismo e di adrenalina – sui paradossi dell’angolazione del vedere e del raccontare. Sulla precarietà della soglia tra ciò che è, ciò che appare e ciò che si sceglie di far apparire.
Un crinale d’indagine sospeso fra la precisa ricostruzione e l’inchiesta, che elice un giudizio, o un’opinione. “Dentro al cuore nero della guerra”.
Italo Carmignani con la sua elettrizzante narrazione ci trascina nelle terre di guerra che ha attraversato: è, in un decisivo gioco di specchi, il nostro “fixer”.
E la sensazione, è quella che di lui ci si possa fidare.

Recensione di Sonia Remoli
