Siamo tutte Frida

TEATRO ARCILIUTO, dal 18 al 23 Ottobre 2022 –

Arriva con la pioggia: lei stessa si fa pioggia. Una melodia al pianoforte ne riproduce il ritmo e il peso. La vediamo scendere dietro una finestra illuminata e poi entrare in sala, catturata dal mistero di una tela bianca. La fissa, poi prende in mano il pennello. E, liberando le emozioni che la invadono, le traduce in canto: sarà la voce a guidare la mano, dal tratto davvero molto interessante.

Rosanna Fedele interpreta una Frida Kalho (i testi infuocati dello spettacolo sono tratti dal libro di Pino Cacucci “Viva la vida!“) quotidiana nella sua eccezionalità, vestita in tuta sportiva, a sottolineare ancor più che “Siamo tutte Frida”. Può capitare a chiunque di vivere un amore che è “un lento avvelenamento” e tardare ad allontanarsene, perché è insieme “arsura e pioggia”. E poi disprezzarsi per come ci si è lasciate martoriare. 

Attraverso un uso ammaliantemente icastico della voce, che Rosanna Fedele modula in simbiotico accordo al corpo e allo sguardo, la sua Frida inizia a confidarci il primo incontro con la morte, efficacemente riprodotta dall’inventiva di Alessandro Baronio. Accetta di “danzare” con lei quel giorno dell’incidente in autobus: ne esce in brandelli e il suo corpo risulta “un rompicapo per chirurghi senza fretta”. Le dicono che non si sarebbe più alzata da quel letto. E invece lei riprende a camminare.

Ma non fu un miracolo: solo un diverso passo di danza con la Morte che, poco dopo, riprendendo lei a guidare la danza, le sottrae tutti e quattro i figli. Un dolore immenso, il più grande. Ora, rivivendolo, cerca di incanalarne la potenza dilaniante nel disegnarne i loro quattro ritratti. Immaginandoli, non avendoli mai conosciuti. Ma non è sufficiente: il dolore sfugge agli argini. E allora li canta (i testi delle canzoni sono di Rosanna Fedele, musicati da Paolo Bernardi).

Ritorna poi al suo Diego, al loro primo incontro mentre lui dipinge “eterni murales” e lei gli propone di visionare “senza inutili complimenti” i suoi dipinti. Ma qualcosa torna ad eccedere in Rosanna/Frida: un dolce e straziante ricordo la spinge a lasciare un segno dell’amore che la pervade sul murales di scena. Ma è inutile: è troppo invadente e lei non oppone più resistenza.

Si lega allora a lui, anche fisicamente grazie al guizzo registico di Andrés Rafael Zabala, e si fonde al mascherone di Diego Rivera, creato per l’occasione sempre da Alessandro Baronio. L’elefante e la colomba: così scrivono i giornali il giorno successivo al loro matrimonio. Ma lei non ha dubbi: è la sua personale rivoluzione. È la sua ossessione: “Diego nelle mie urine; nella punta della matita; nell’immaginazione; nella malattia…”. Un legame che “stringe” fino alla lacrime: “io ho avuto tutto, malgrado me”. Torna a rifugiarsi nel canto ma la sua è ora una preghiera, un’invocazione disperata: “ma che diritto ho io di volerti diverso!”. La stanchezza la invade: non sente più la forza di attaccarsi alla vita come una sanguisuga. Si scioglie. In pioggia.

Uno spettacolo incantevole in un luogo incantevole: per non dimenticare Frida Kahlo. Per non dimenticare le donne.  


Lo spettacolo è fruibile anche sulla piattaforma a pagamento CHILI TV


I PROTAGONISTI

Rosanna Fedele

Una vita all’insegna dell’eclettismo. Disegnatrice, stilista, pittrice, cantante e attrice. Si dedica con successo al doppiaggio e alla recitazione. E’ protagonista di diversi cortometraggi e pubblicità e nel 2015 è protagonista del film “A Dark Rome” di A. R. Zabala che ottiene riconoscimenti e premi a livello internazionale (MFF di New York, Marbella International Film Festival per citarne alcuni). L’amore per la musica e il canto restano una costante sin dall’infanzia. Il trasporto, in gioventù, per i film “musicali” si tramuta in passione per il jazz. Nel 2010 si dedica alla realizzazione del suo primo album “What is it For?”, titolo del brano originale contenuto nel disco distribuito dalla Philology Records per la Revelation Series. Il desiderio di espressione personale si fa sempre più forte. “Sogni Diversi”, un album in uscita a dicembre 2015, in collaborazione con il Paolo Bernardi Quartet, è il risultato di questo percorso nel quale la cantautrice mette in musica i propri sentimenti, dove le sonorità jazz sono di sostegno alla complessità e alla bellezza della lingua italiana: un omaggio alle proprie radici, alla propria terra.

Il pianista Paolo Bernardi

Nato a Roma, ha compiuto studi musicali classici, diplomandosi in pianoforte presso il conservatorio “Respighi” di Latina; successivamente, ha affrontato lo studio della musica jazz sotto la guida di validi maestri, quali Cinzia Gizzi, Riccardo Biseo, Rita Marcotulli e della composizione con Luigi Verdi, Alfredo Santoloci e Javier Girotto. Si diploma in Musica Jazz e successivamente consegue la laurea di II livello in Jazz presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, sotto la guida del M. Paolo Damiani col massimo dei voti e la lode. Ha, all’attivo, numerose registrazioni pubblicate da DODICILUNE, PHILOLOGY, ISMA RECORDS,SINFONICA JAZZ–NUOVA CARISH,SIFARE,collana L’ESPRESSOREPUBBLICA con un progetto di Massimo Nunzi. Nel 2008 nasce il PAOLO BERNARDI QUARTET. Con tale formazione si esibisce in prestigiosi locali romani e in rassegne nazionali significative, ottenendo un consistente riscontro positivo di critica. Laureato, con lode, presso l’università “La Sapienza” di Roma in Lettere moderne con indirizzo musicale, è giornalista pubblicista freelance.

Lo scenografo Alessandro Baronio

Alessandro Baronio, artista romano, umanista, animalista, sognatore, emozionato, “viaggiatore di sogni deragliati”, Alessandro Baronio è stato scenografo teatrale e ha lavorato per Xfactor, per Elisa nel suo tour, per Marco Mengoni, Nina Zilli, Anna Oxa, Angela Finocchiaro solo per citarne alcuni. E’ designer, ceramista, fotografo, restauratore e si occupa, tra le altre cose, di laboratori didattici con materiali di recupero per ragazzi delle scuole. Attento alla forma, attento al valore artistico del progetto cerca di coniugare sempre qualità e sostenibilità.

Il regista Andrés Rafael Zabala

Andrés Rafael Zabala, nato in Argentina e cresciuto fra l’Austria e l’Italia, è laureato in Cinema e Tv e diplomato operatore di ripresa. Nella sua carriera ha curato la regia di spot pubblicitari, video aziendali, documentari,e reality show per Canale 5, RAI 2, Studio Universal, Tele+ e Sky. In qualità di filmmaker, ha all’attivo nove cortometraggi che si sono aggiudicati importanti riconoscimenti. Il suo primo lungometraggio indipendente “A Dark Rome”, oltre ad essere stato selezionato in dieci festival nazionali e internazionali, ha vinto il premio “Best Thriller on 2015” al Macabre Faire Film Festival di New York. Andrés Rafael Zabala svolge da alcuni anni, parallelamente alla sua attività di regista, l’attività di docente di Regia e Cinematografia. Nel 2020 è uscito il suo libro “Registi disobbedienti – La cinematografia di ieri e di oggi oltre le regole”. (Edizioni Efesto – 2020). Dopo la “La prima notte” scritta e diretta da lui stesso, “Siamo tutte Frida” è la sua seconda regia teatrale. L’ultimo lavoro cinematografico “Malleus” sarà presentato a Febbraio 2023 al Festival di Londra.

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In ogni caso nessun rimorso

TEATRO VITTORIA, Dal 17 al 22 Maggio 2022 –

Chi è un sovversivo?

Chi cerca di portare il mondo “ideale” in quello reale?

Chi mette a paragone le possibilità e le ambizioni di una vita “normale” (e normata) e la potente solidarietà collettiva di una vita “rivoluzionaria” ?

Questo, uno dei temi portanti dello spettacolo e probabilmente il taglio che la regia collettiva Borgobonó ha voluto far emergere dal testo originale di Pino Cacucci

Sovversiva è la storia dell’uomo intorno al quale si sviluppa lo spettacolo: Jules Bonnot, l’anarchico fuorilegge francese, leader della banda: la banda dell’automobile. Fu lui il primo ad utilizzare l’automobile per fare furti contro la morale borghese e il crescente capitalismo. Nel corso della storia, veste sempre panni diversi rimanendo però fedele a sé stesso. Incapace di chinare il capo di fronte alle ingiustizie, incapace di tacere davanti ai soprusi. Incapace di mettere la propria felicità e serenità davanti alla pulsione ribelle che lo porta a lottare, anche se forse spesso in modo scomposto, contro il sistema capitalistico borghese che opprime lui e tutti coloro che sono come lui.

Sovversiva la stessa etimologia del termine “automobile”, così centrale nella storia e in questo adattamento. Nasce, in pieno pionerismo automobilistico, come sostantivo di genere maschile ma, come aggettivo, accordabile in entrambi i generi. Solo più avanti prevarrà in Italia, soprattutto su impulso di Gabriele D’Annunzio, l’attribuzione del sostantivo al genere femminile.

Sovversiva la scena, metamorficamente in evoluzione (o in rivoluzione), dove il bancale diventa il modulo scenografico per comporre e scomporre scene. Come in un’officina, dove si assemblano e dividono le parti di auto ma soprattutto come metafora dell’esistenza e simbolo di un progresso di accresciuta vitalità senza “morale”, destinato ad una parabola discendente di progressiva dissoluzione. 

Sovversiva l’idea di introdurre come quarto attore un violoncello: lo strumento ad arco più lirico ed espressivo. E il più simile alla voce umana, che una virtuosa Adele Pardi sa rendere vibrante, tintinnante, rimbombante, echeggiante. 

Elegantemente sovversiva la coreografia dei movimenti scenici , curati da Annalisa Cima, altro elemento fondamentale di questo adattamento. Rapidissime successioni si snodano in un crescendo che poi svanisce, evidenziandone il senso del veloce trapassare. Rotazioni, linee di forza, linee di fuga rendono il dinamismo dell’apparizione e la simultaneità della percezione, della quale si ricava l’essenza, lo stato rivelativo, reso da cerchi e triangoli. Un continuo fluire, come teorizzato dal filosofo francese contemporaneo Henri Bergson

I tre giovani attori Elisa Proietti, Andrea Sorrentino, Mauro Pasqualino (e la già citata Adele Pardi dal vivo al violoncello) risultano accordatissimi tra loro e regalano al pubblico una prova di notevole valore interpretativo ed energetico, misurandosi sui temi, sempre attualissimi, del teatro civile. Ma soprattutto ci lasciano un messaggio: “non esitare, fare, perchè così in futuro nessuno ci potrà recriminare che non abbiamo almeno tentato”.