Feltrinelli – Prima edizione in “Varia” marzo 2022 –

Quello che avviene tra Massimo Recalcati e Pier Paolo Pasolini è un incontro che ha la caratura di un mistero, che fa vibrare la terra sotto i piedi e contrarre i nervi in spasmi. È l’incontro con il corpo morto di Pasolini quello da cui viene invaso il giovanissimo Recalcati . Come dopo una scossa traumatica, qualcosa arriva e sembra al di là di un possibile contenimento.

Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975)
Invece ne nasce, in Recalcati, l’esigenza di assimilarne ed estroverterne l’energia, traducendola nella corporeità di una testimonianza. E allora ecco che i due il secondo appuntamento se lo danno nello stesso utero linguistico: quello del friulano, lingua comune a entrambe le madri. E’ infatti del 1978 la tesi di maturità di Recalcati Popolo e religione nell’opera di Pasolini. Una complicità la loro che, partita da una corporeità straziata, passa attraverso questa lingua “comune” per arrivare a decifrare quella “dimensione originaria” precedente il linguaggio, che ha costituito l’ossessione di Pasolini: quel “corpo intatto” della cui presenza fantasmatica è stato sempre preda.

Pier Paolo Pasolini e sua madre Susanna Colussi
In questo saggio (uscito nel 2022 in occasione dei cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini), Massimo Recalcati, psicoanalista, scrittore, docente universitario, fondatore di Jonas Italia e direttore dell’Istituto IRPA, sceglie di “rappresentare” il suo sguardo su Pasolini “portando in scena” una figura cara al teatro, qual è quella del “fantasma”: un’apparizione, uno spettro che, un po’ come quello dell’Amleto shakespeariano, condiziona profondamente l’esistenza e la poetica pasoliniana.

Massimo Recalcati
Etimologicamente la parola “fantasma” ci descrive un’immagine, un’entità, un pensiero che, per quanto sia percepibile, risulta però vuoto, sospeso in uno stato simile alla morte. Manca di vitalità, di fertilità, di corpo. Ecco allora che Massimo Recalcati, con appassionata lucidità, ci rivela come questa definizione “prenda corpo” nella persona e nel personaggio Pasolini. Un’ombra che, senza vibrare, riesce ad aver voce: spaventando e attraendo. Irresistibilmente.

Susanna Colussi e suo figlio Pier Paolo Pasolini
Qui in Pasolini, nell’intensa lettura di Recalcati, il fantasma “veste i panni” dell’ Origine. Un significante ed un significato che riverberano dall’estensione ancestrale di “un levarsi”, inteso come causa di un nascere. Una relazione con l’Origine, quella pasoliniana, che si cristallizza in una sorta di nostalgia opprimente e lacerante. Simbiotica.

Efficacissima la scelta della copertina: con quel graffio di una mano, artiglio bianco fantasmatico, che pare voler trattenere l’avanzare di Pasolini. Ma ancor più efficace la scelta dei colori. Solo sfumature di nero: un colore in perenne espansione e pronto ad inghiottire tutto. Elogio dell’eleganza e insieme espressione di quella mancanza, della quale si fa interprete il lutto. Quel lutto dell’Origine così difficile da elaborare per Pasolini.

Massimo Recalcati, Pasolini – Il fantasma dell’origine, Feltrinelli
Con il nero le cose sono sempre complicate: è una traduzione dell’assenza di luce. Mai totale, però: cromaticamente anche il Vantablack, il nero più assoluto, ne intrappola solo il 99,965 per cento dello spettro visivo. Inoltre, sia cosmologicamente che esistenzialmente è solo dal “buio” che può nascere la luce. E la copertina di questo libro, proprio nello scegliere una tecnica che ricorda quella del carboncino, sembra voler rappresentare l’elogio delle cose che possono avere un nuovo inizio. Ciò che il fuoco brucia può ancora essere causa (il carbone) di nuovi inizi. Mentre è in quelle sfumature di Kohl (la tinta caratteristica della polvere grigioscuro/nero dell’eyeliner degli egizi) e ancor più in quell’effetto fuliggine, che si ha il sentore di qualcosa che resta, quando tutto sembra essere andato perso.

Massimo Recalcati
Un lavoro questo di Massimo Recalcati che, con la capacità esegetica che contraddistingue la limpidezza dei suoi percorsi mentali, dà vita ad una narrazione che ci restituisce un Pasolini appassionatamente “commovente” e “misterioso”.

Pier Paolo Pasolini e la sua mamma
Recensione di Sonia Remoli
