Recensione dello spettacolo I MASNADIERI di Friedrich Schiller – regia di Michele Sinisi

TEATRO BASILICA, dall’ 11 al 28 Aprile 2024 –

Sono ragazzi di oggi, ma basta un accessorio e si vestono di passato.

Sono “persona” e “personaggio”: in trasparenza. Si presentano anagraficamente come persone e ci anticipano qualcosa di essenziale del loro personaggio, del suo destino.

Sono voce d’entusiasmo; sono corpi dotati di un eccesso di energia.

Non ci celano nulla, tutto è “a vista”: i cambi d’abito, gli inserti musicali. Le entrate e le uscite non conoscono quinte. Neanche quando i corpi si preparano ad entrare dentro altri corpi, dentro altre posture, dentro altre vocalità.

E’ la storia di padri e di figli, di ieri e di oggi. E’ la storia di eredità affatto interessanti: troppo distratte, troppo proibitive. Che generano figli, testimoni degli stessi eccessi.

E’ un tempo inquieto: come il nostro, come ciclicamente capita si verifichi.

E’ una storia di intrighi e di violenza che non esclude però l’apertura verso “un inno alla gioia”: quegli accordi composti da Schiller nel 1775 e musicati da Beethoven nel 1826 continuano a risuonarci.

Questo dramma teatrale, rappresentato nel 1782 a Mannheim da un giovane Schiller, fu un successo clamoroso: si racconta che durante la rappresentazione alcune signore siano svenute dall’emozione e che gli spettatori si siano abbracciati perché coinvolti emotivamente dall’azione. Qualcosa di simile accadde alla rappresentazione del 1898 di Stanislavskij de “Il gabbiano” di Cechov.

E anche ieri sera, nella sublime cornice del Teatro Basilica, a fine rappresentazione grande è stata la commozione e l’entusiasmo del pubblico.

Gli interpreti del Gruppo della Creta(in o. a.) Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Vittorio Bruschi, Jacopo Cinque, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, Donato Paternoster – guidati dall’ acuto sguardo registico di Michele Sinisi, riescono davvero molto efficacemente nel trasmettere tutta la potenza e tutta la necessità che anche il nostro secolo – che tende a concentrarsi nel “ruminare il passato” – ha di qualcosa e di qualcuno che favorisca il fermento, proprio come “lievito di birra”.

Una necessità di padri che sappiano essere padri rigorosi ma stimolanti e di figli che ereditino lo stimolo della “legge del padre” per fermentare fertilmente.

E – come già sosteneva vibrantemente Schiller – è il Teatro quella “istituzione morale” capace di rendere fecondo “il gioco” della vita: quello tra padri e figli, tra singolarità e collettività, tra ragione e sentimento.

E ci riesce attraverso “la bellezza” della sua Arte: facendo “cadere le bende dagli occhi” e sublimando “la vanità puerile” in impegno collettivo.

Dando vita così a un nuovo Umanesimo.

Il regista Michele Sinisi


Recensione di Sonia Remoli