TEATRO ARGENTINA, 12 e 13 Giugno 2024 –

Quanto è necessario per Maria “capire con esattezza” la segreta complicità che Bonaria Urrai aveva con la morte ? Lei stessa dimentica che da bambina “giocava a fare torte di fango impastate a formiche vive, con la cura di una piccola donna”. Ed era bella “come lo sono a volte le cose cattive”.
Sono davvero separate la vita e la morte? E il bene dal male ?
Sarà davvero peccato avvicinare i confini della vita a quelli della morte, sottraendo un ultimo “metro” di vita?
Non fanno forse qualcosa di simile gli uomini con i confini delle loro terre, sottraendo una parte del confine degli altri, per inglobarla nel loro nuovo confine?

Anna Della Rosa
E la madre di Maria, non si arroga forse l’arbitrio di fissare il suo confine di madre subito dopo la terza figlia?
E Maria, la quarta figlia, non rappresenta forse “quel metro” di confine di maternità a cui si può rinunciare, facendola diventare “fill’e anima” di un’altra donna?
Ci ostiniamo a mettere confini dichiarando che così si fa perché è giusto, quando in verità ci abita il gusto segreto di sopraffare l’altro: inclinazione che riceviamo in corredo dalla natura, non appena veniamo al mondo. Ma l’amore no, quello viene dopo l’odio. Viene se si ha voglia d’impararlo, l’amore.

Anna Della Rosa
Questo appassionato testo drammaturgico scritto da Carlotta Corradi, ispirato all’omonimo celebre romanzo di Michela Murgia edito da Giulio Einaudi Editore, ne “amplia il respiro “ – come la stessa autrice osservò leggendolo, dopo averlo commissionato alla Corradi .
E ci parla anche di questo: di quanto sia importante per Maria, difronte al corpo morente della sua seconda madre, capire – anzi sentire – qual è il vero nome del mistero di quella loro relazione. Ora che quel mistero è stato “separato dalla violenza sottile dell’analisi logica”.
La Corradi immagina allora che Maria compia un suo “nostòs” : un suo viaggio di ritorno, non solo fisico (da Torino a Soreni) ma anche dentro se stessa, attraversando con il suo racconto tutto quel “non detto”, che ha caratterizzato il rapporto con la tzia Bonaria Urrai.

Anna Della Rosa
Perché Maria è ora pronta per tentare di mettere insieme tutti gli elementi della storia passata, per dare vita a una nuova forma di comunicazione. Lo ha imparato (ancora senza consapevolezza) andando via dall’Isola: è nel Continente, a Torino, che scopre un nuovo criterio di comunicazione “urbanistica”. Quello secondo cui si possono costruire prima le strade (le vie di comunicazione) e poi i confini per i palazzi e le piazze, suddivisi tra loro per “quadri”. Come se fossero le relazioni umane a fare le città-persona. Poi le cose: i palazzi, le piazze.
E proprio così Veronica Cruciani costruisce la sua accorata regia al testo della Corradi: per quadri, collegati tra loro da una nuova rete stradale di comunicazione. Quella del racconto di Maria.

Anna Della Rosa
Il racconto di chi ha bisogno di sperimentare se è vero che “le cose se devono accadere, accadono da sole”, o se invece ci sono anche realtà ontologico-esistenziali più grandi di noi, che ci precedono. Come quella di essere “figli”: una realtà che nessuno di noi può scegliere. E si viene al mondo senza volerlo, plasmati per svariati anni, o per tutta la vita, dalle parole di altri (i nostri genitori), persone che nessun figlio ha scelto.
Così come, a volte, abbiamo bisogno che l’Altro sia disponibile a fare ciò che non è in grado di fare. Al di là del confine che crede lo racchiuda.

Anna Della Rosa
Sconfinata è Anna Della Rosa, la generosa interprete di Maria e di tutta quella geografia umana che la compone: la sua disponibilità, come persona prima ancora che attoriale, la guida nell’attraversare gli impervi, più spesso assenti, confini di una moltitudine di microcosmi esistenziali. Quelli, ad esempio, tra una Maria ancora bambina alla quale si richiede di essere donna o quelli che separano l’imprevisto piacere di ri-nascere nello sguardo di Bonaria Urrai dalla sconcertante incapacità di guardare lei, Bonaria Urrai, per accettarla nella sua accecante multiformità. Lei che sembrava solo una sarta avvolta dal nero delle ombre. Ma la Maria di Anna Della Rosa sa trovare il modo sconosciuto di ri-nascere ancora una volta, ora abitata da una nuova consapevolezza. E scoprirà, anche lei, di essere sconfinata.

Anna Della Rosa
La scena minimalista, dal cromatismo emozionale, si libera nel corso della narrazione di quella geometria confortata da angoli, per aprirsi – rompendo tutti i piani conosciuti – ad un’accoglienza di vuoto, che sa riempirsi della presenza fondante dell’Altro. Perché siamo Relazione.

Veronica Cruciani e Michela Murgia
Recensione di Sonia Remoli
