Recensione dello spettacolo SETE di Walter Prete – regia di Lorenzo Parrotto

TEATRO LE MASCHERE, dal 21 al 23 giugno 2024 –

Che uso stiamo facendo oggi della parola “separare” ?

Se nella “Genesi” – fonte di riferimento sulla quale è drammaturgicamente tagliato e cucito lo spettacolo – il concetto di “separare” conserva il significato di un generare distinguendo  due entità nuove ma autonome, oggi invece che cosa sta succedendo? 

Oggi  a “separare” non è più Dio come nella Genesi ma l’uomo in quanto  arrogante possessore del cosiddetto “genio”: quella scintilla creativa, e quindi divina, presente in noi. 

Ma il genio non si possiede: dal genio si è posseduti, si è guidati. E la sua attività – autenticamente creativa – produce bellezza di cui tutti possono partecipare. 

Giorgio Sales

La separazione che effettuano coloro che si auto-definiscono “geni” non è una nuova creazione fondata sul rispetto dell’essenza di un oggetto. No, l’essenza viene letteralmente eliminata, buttata via, privata del suo autentico valore, pervertendo così il significato etimologico della stessa parola “separare” . Al suo posto, ad acquisire valore sostanziale è l’apparenza: quella di una nuova immagine associata arbitrariamente all’oggetto, il cui valore non è quello della cosa in sé ma quello che qualcun altro ha deciso di attribuirle per fini di lucro. Finendo per separarla anche da una fruizione collettiva. 

Ma, concretamente, chi è “il genio”  di cui la sagace penna di Walter Prete ci propone varie declinazioni, interpretate con graffio seduttivo da un Giorgio Sales, diretto con raffinato guizzo da Lorenzo Parrotto

Giorgio Sales

Solitamente sono  influencer: personaggi di successo, popolari nei social network e in generale molto seguiti dai media, capaci di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico. Sono coloro che formano le opinioni dei più, fornendo gratuitamente (in apparenza) consigli, che hanno un retrogusto impositivo. 

Persone che si sentono “Dio” perché siamo noi a farle sentire così, affidandoci a loro. Credendo in loro. Lasciando a loro la facoltà di scegliere – e quindi separare – ciò che davvero ci piace da quello che non ci piace. Tanto che i brand si stanno sempre più avvalendo del supporto degli influencer nelle proprie strategie di comunicazione, finalizzate all’aumento delle vendite.  

Ma chissà perché preferiamo che altri scelgano per noi ? 

Giorgio Sales

Forse perché non abbiamo più un libero accesso ai nostri desideri: ci siamo indeboliti, smarriti, disorientati. E se qualcuno viene e ci dice che lui è sicuro che è bene desiderare determinate cose, forse è meglio così. Lui si prende la responsabilità di desiderare per noi – perché, si sa, la libertà di desiderare non è facile da gestire – e noi eseguiamo. Tanto lo fanno tutti. E per essere uguali occorre desiderare e avere le stesse cose. Sempre “più nuove”, però.

Giorgio Sales

Poi, se uno vuole davvero essere un tipo invidiato da tutti, deve imparare a desiderare ciò che tutti non possono permettersi. E in una totale eterogenesi dei fini, i nostri ”consiglieri” influencer ci creano un nuovo Eden da desiderare, diverso da quello di cui parla la Genesi: una creazione subdola perché nasce dal “separare”, cioè escludere, da un bene essenziale comune – come ad esempio l’acqua – coloro che non sono disposti a pagarlo ad un prezzo stupefacentemente proibitivo.  Un’acqua che ora, così (perversamente) desiderata, è un bene esclusivo di quei pochi che possono non essere tagliati fuori, separati,  da un Eden che oltre ad essere proibito (cioè diversamente immorale) è anche “proibitivo”  (difficilmente accessibile economicamente) . 

Giorgio Sales

Ma come saremo arrivati fin qui ? L’acqua è un bene essenziale, pubblico e soprattutto gratuito. Nasce come un dono, ma a noi oggi forse non interessano più i doni: prezioso è solo ciò che si riesce a comperare ad un prezzo scandaloso. 

E chissà con quale alibi, con quale “altrove da noi” proveremo la nostra innocenza, la nostra estraneità a questa degenerazione?

O forse, come il personaggio principale di questo spettacolo, solo dopo aver vissuto tutto ciò, saremo capaci di tornare a sentire davvero il sapore autentico delle cose.

Walter Prete

“SETE” è il prodotto di un collettivo informale composto da Giorgio Sales (interprete), Lorenzo Parrotto (regista) e Walter Prete (drammaturgo) che ha scelto di affidare alla capacità che solo “il racconto” possiede, di provare a tenere insieme ciò che invece sfugge alla comunicazione attuale. 

Lorenzo Parrotto

Obiettivo raggiuto, trovando il giusto equilibrio drammaturgico, interpretativo e registico tra una graffiante provocazione e un’accattivante critica degli attuali costumi. 

A cui volentieri si presta attenzione, lasciando che l’istrionico Giorgio Sales – dalla densa presenza scenica  e dalla cesellante interpretazione  magneticamente variegata – ci versi nelle orecchie un farmaco, che per sua natura è veleno e cura. 


Recensione di Sonia Remoli

Ricordate che eravate violini – Meditazione notturna per una voce sola –

TEATRO BELLI, 5 e 6 Aprile 2023

Sa già tutto: sa che si sta approssimando la sua fine; sa che scriveranno su di lui che è stato un poeta, alcuni; un idiota, gli altri. Sa che lo dipingeranno e lo riprodurranno su pietra.

Ma non sapeva quanto potesse essere straziantemente dolce essere un Uomo. E com’è bella la Terra; bella da morire. Per questo trova così difficile separarsi da tutto ciò.

Si tortura chiedendosi perché suo Padre non risponda al grido d’aiuto del Figlio. Ma soprattutto lo ossessiona il dubbio di chi sia lui ora. E se riuscirà, solo con le sue umane forze, ad essere all’altezza della situazione.

Giorgio Sales, in un momento delle prove dello spettacolo “Ricordate che eravate violini”

Questo è il Cristo che emerge dalla drammaturgia di sublime bellezza diretta da Francesco D’Alfonso: un Cristo che sente irresistibile l’esigenza di dedicare tutto il tempo che gli resta a meditare, a riflettere su ciò che ora lui è diventato, dopo questa esperienza di travolgente “umanità”.

Il musicista Lorenzo Sabene, il regista e drammaturgo Francesco D’Alfonso e l’attore Giorgio Sales

Perché restare presente a sé stesso, senza lasciarsi andare totalmente alla disperante angoscia dell’attesa, può aiutarlo a prendersi cura di sé stesso. Solo lui può farlo. Solo lui può dedicarsi quell’attenzione unica, speciale, che riuscirà a fargli sostenere il peso della disattenzione altrui.

È la sua, una meditazione notturna di rara bellezza: come può essere bello ciò che è umano, intriso contemporaneamente, cioè, di bene e di male.

Il Figlio fatto Uomo si cerca e “si legge” nelle ore della sua “passione”, quelle notturne – dal crepuscolo all’alba – attraverso le parole laiche di altri Uomini, che di lui parleranno. Poeti e scrittori come J.L. Borges, J. da Todi, K. Gibran, M. Luzi, A. Merini, E.E. Schmitt.

Prende vita così una consapevolezza filiale e umana che risplende di disperazione. Un Gesù che ha paura. Che non sa attendere. Che è divorato dall’ ansia: non ultima quella da prestazione. Che piange.

In una stanza. Senza riuscire a fare a meno di ascoltare musica: quella di J. S. Bach, di F. De Andrè, di J. Dowland, di S. Weiss, di S. Landi, di M. Lauridsen, di A. Piccinini, di M. Ravel e di F. Valdambrini. “Sepolto” sotto infiniti fogli: quelli dei libri che parleranno di lui. Senza smettere di cercarsi in uno specchio: e trovandoci, dentro, anche noi del pubblico.

Ma a lui non basta: avanza fin sulla ribalta per sentirci più vicini. Noi, invece, “la sua presa” vocale, la sentiamo ancor meglio del tatto. Più che se ci toccasse. Ci cattura: ci fa suoi; scaccia qualsiasi altro pensiero dalla nostra mente e dal nostro cuore. Esiste solo lui e ciascuno di noi. E la sua meditazione diventa anche la nostra.

Ha lo sguardo seducentemente duro, subdolo, avvelenato dall’angoscia. Non è il volto dei pittori. Ma si danna chiedendosi se ancora lo ameremo. Se lo invocheremo.

“Com’è forte la paura contro la grazia!”- si ripete.

E poi al Padre: “perché non intervieni ?” .

Abbandonato: “stordito da un assordante silenzio”.

E pensare che questo era il suo “sogno”: diventare “uomo” .

Ma com’è possibile che proprio un sogno l’abbia trascinato verso questa fine? Una fine che gli fa così paura? Com’è possibile essere traditi dalla legge? Com’è possibile essere traditi con un bacio?

La meditazione di Cristo prende avvio in simbiosi con la tonalità armonica minore dell’ammaliante accompagnamento musicale di Lorenzo Sabene, dove l’azione sinergica di liuto, torba e chitarra è insieme balsamo e graffio. Ma poi sale in un crescendo fino alla tonalità armonica maggiore. È un Cristo che s’affanna e ansima. Quasi come una belva. E anche noi del pubblico ci scopriamo a cambiare frequenza di respiro.

Lorenzo Sabene

Un Cristo-Uomo che perde la sua “centratura”, il suo equilibrio: accade al suo corpo ma anche alla parola, alla voce.

Arrivano i soldati: lo catturano, lo processano e lo crocifiggono.

E lì, sulla croce, il Figlio di Dio “sbiancò come un giglio”.

Lo depongono e lo coprono con un bianco sudario. Meravigliosa la coreografia di gesti fisici e vocali alla quale Giorgio Sales dà vita con questo velo bianco: quasi una danza con qualcosa che sembra ma non è. Ma a breve si rivelerà.

Complice di raffinata efficacia drammatica, un disegno luci attento e sapiente che ci accompagna, contrappuntisticamente, fino alla rinascita. Fino alla resurrezione.

Giorgio Sales, in un momento delle prove dello spettacolo “Ricordate che eravate violini”

Ma è un attimo. Il sipario si chiude e in noi resta più che la gioia, la voglia disperata di stare ancora con Lui nei momenti della “passione”. Forse perché ora, attraverso questa meditazione laicamente sacra nella quale siamo riusciti a sintonizzarci, abbiamo scoperto il desiderio e la capacità di essere presenti a noi stessi. Di osservare e di osservarci. Anche nel dolore.

Francesco D’Alfonso

Una splendida occasione di bellezza, ci offre questo spettacolo di Francesco D’Alfonso, rievocando la ciclicità visceralmente sacra degli indimenticabili giorni della Passione Cristo.

Due perle, i camei fuori campo di Roberta Azzarone e di Lorenzo Parrotto.

Giorgio Sales ci strazia. Ma non possiamo farne a meno. Riesce ad essere tutto e il contrario di tutto. Suo, è il profumo dell’attore.

Giorgio Sales

” Voi che siete oppressi ed esalti nel male,

ricordate che eravate violini

pronti a suonare le ragioni del mondo ”

(Alda Merini, Cantico dei Vangeli).