TEATRO SAN RAFFAELE , 24 Ottobre 2024

Veniamo gettati al mondo come note su di un pentagramma.
Senza sceglierlo.
E poi finiamo spesso per preferire al concertarci, il far emergere la nostra singolarità.
Il risultato dell’habitat immaginato dall’estro poeticamente surreale di Flavia Mastrella è un pentagramma di note-monadi, dove ogni “nota” di tessuto è una scena, che il genio poliedrico di Antonio Rezza abita – e in qualche modo indossa come un “habitus” (un modo di essere) – penetrandovi dentro da feritoie, tagli, buchi. Vuoti relazionali ai quali si riesce ad accedere, nonostante il predominare dell’istinto alla sopraffazione.

Antonio Rezza
Con seducente ferocia verbale, parossismo gestuale e fantastico lavoro mimico, Rezza dà vita a situazioni di quotidiana perversità – figlia della tracotanza di tanti “io” – che oscillano dalle pretese genitoriali sui figli, all’incuria di certi ambiti medici; dall’egoismo galoppante, alla nichilistica mancanza di autostima; dalla manipolazione attiva a quella passiva; dalla totale sottomissione, all’autoerotismo.

Antonio Rezza
Perché intorno al nostro ”io” edifichiamo la principale certezza sulla quale ci affanniamo a dare forma alla nostra vita. Ma che, proprio in quanto certezza, rende impossibile qualsiasi forma di fertile accoglienza esterna e quindi di crescita personale e sociale.
Perché si cresce solo quando permettiamo a qualcosa o a qualcuno di mettere in crisi le nostre certezze: avere la certezza di “pensare di essere quello che si è” equivale ad una forma di ignoranza.
Per esserci conoscenza, deve esserci “dubbio”: solo così arriviamo a conoscere qualcosa in più, e di diverso, su noi stessi.

Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Ad Antonio Rezza e a Flavia Mastrella però concediamo la possibilità di mettere in scena il teatro del nostro inconscio. Che non conosce né etica, né principi della logica: è un linguaggio enigmaticamente onirico e sapientemente surreale che Rezza sa tradurci nella sua barbara misericordia, che così tanto ci diverte. Chiave efficace per coinvolgerci e quindi farci raggiungere da certi contenuti altrimenti repellenti.

Antonio Rezza
Ieri sera la sala del Teatro San Raffaele era stracolma di spettatori così eccitati nell’attesa di poter entrare in relazione con il loro Rezza, che prima ancora che varcasse la scena hanno dato avvio ad un preludio interattivo alla performance. Una sorta di minuetto di applausi e relative entrate-uscite di scena di Rezza, che giocava sull’interpretare l’applauso come coronamento della conclusione dello spettacolo. E non suo possibile inizio.

Antonio Rezza
Per tutta la durata della performance, la relazione con il pubblico è stata una continua ed intensissima partitura di trovate imprevedibili, di stupefacenti sorprese e acute provocazioni – in primis quella a non fidarsi di chi ama assecondarci – sulle quali si è sovrapposto un contrappunto di risate e di applausi. Interminabili.

Flavia Mastrella e Antonio Rezza

Spettacoli e Laboratori per avvicinare il pubblico alla arti performative
Recensione di Sonia Remoli
