Recensione IL BAMBINO DALLE ORECCHIE GRANDI – scritto e diretto da Francesco Lagi

SPAZIO DIAMANTE

dal 3 al 6 Aprile 2025

Come si mantiene la magia di un incontro, con quella grazia del convergere nell’istante?

E’ un mistero.

E’ qualcosa di segreto.

E’ qualcosa che invita a tenere gli occhi chiusi.

Magari, forse, si può provare iniziando a tenersi il più possibile lontani dalla tentazione tutta umana a voler capire e a voler sapere tutto dell’altro.

Perché più si cerca di capire, più ci si allontana, più non si sente nessun solletico. Anzi, l’altro inizia “a pesare troppo” – come rivelano anche i sogni dei due protagonisti in scena – tanto da desiderare “ridurlo in un formato” a noi più congeniale, da portare e da sopportare.

Anna Bellato – Leonardo Maddalena

Le parole rischiano di ammazzare educatamente a colpi d’ascia ogni tensione erotica, soprattutto se guidano un discorso logico-investigativo. Meglio licenziarle affidandosi alla pelle, proprio come canta Franco Califano:

E’ la pelle, è la pelle
Altro che cuore, luna e stelle
Non sognare, non sperare
Non s’inventa l’amore
Noi, eccoci là
Stanchiamo i corpi e non parliamo mai
C’è il silenzio e parla lui
E lo fa come nessuno

Nello specifico, forse sarebbe meglio evitare di usare parole come: “e poi ?”.

L’inganno è quello di credere di avvicinarsi a qualcosa che arde di verità. In verità ci si sta avvicinando al tepore, se non al freddo. Perché sebbene ci sentiamo spinti a rendere tutto chiaro, in realtà la trasparenza non aiuta a toccarsi: ad incontrarsi intrigantemente.

Ne parlano anche gli oggetti di scena (curati da Salgo Ingala): tutti di vetro o di plexiglass trasparente. Belli, sì, ma solo per un pò. Poi diventano insignificanti, anonimi, assai poco interessanti. Troppo chiari. Sterili.

C’è durata, probabilmente, se si riesce a dare vita a continui nuovi inizi: avendo cura dei nostri piccoli misteri che ci rendono interessanti, proprio perchè poco chiari, sfuggenti. Seducentemente imperfetti.

Ma riuscire a dare vita a continui primi incontri, a continui primi inizi, è decisamente un’arte.

Ecco allora che lo spettacolo si dona come un invito ad imparare ad ascoltare suoni più che parole; ad assaporare il buio più che la luce, in quel viaggio in mare aperto – ricco in imprevedibilità e in mistero – che è la quotidianità. Quella quotidianità diurna che siamo portati, a differenza della notte, a regolamentare in ritualità, così rassicuranti ma necessariamente insipide. Soprattutto se si sta inaugurando una relazione a due.

Perché di giorno siamo diversi da come siamo di notte: tutto un verificare se si hanno gli stessi gusti, le stesse abitudini. Per capire se può funzionare, se può durare. Ma non funziona: non c’è gusto. Non scoppiano fuochi d’artificio.

Meglio sarebbe forse allora osare, rischiando di mandare tutto in pezzi, e poi imparare l’arte di rimetterli insieme. Ricominciando ogni volta. E sbagliando sempre meglio. Perché, come scoprono i due protagonisti, spesso ci si sceglie per i propri difetti comuni.

Si percepisce che il Lui di Leonardo Maddalena e la Lei di Anna Bellato sono in grado di fare fuochi d’artificio: ne parlano i loro occhi in quei rari momenti in cui sono in silenzio. Quando parlano, invece, sembrano voler studiare e fissare complicate coreografie di un minuetto, anziché lasciarsi volteggiare in un valzer. Stringendosi l’un l’altra apertamente a sperimentare, a ogni nuovo e vertiginoso giro, una sensazione di libertà assoluta.

Francesco Lagi

Lo specchio che ci pone di fronte questa sapientemente arguta drammaturgia di Francesco Lagi, ci porta ad esplorare lande personali nient’affatto placide: così reali e insieme così assurde che, solo guardandole attraverso il riflesso della coppia in scena, si rivelano in tutta la loro natura godoniana.

Ma la profonda freschezza poetica di Anna Bellato e di Leonardo Maddalena riescono a rendere stimolante – e finanche divertente – accettare l’invito a viaggiare nel nostro quotidiano, proprio come lo spettacolo ci offre di provare a fare.


Recensione di Sonia Remoli

Recensione dello spettacolo DIARIO DI LINA – regia di Francesco Lagi

TEATRO STUDIO ARGOT, dal 23 al 26 Novembre 2023 –

Per un attimo la sensazione è quella di essere sul set del cechoviano “Vania sulla 42esima strada” di Louis Malle, con David Mamet alla sceneggiatura. 

Dicono di voler fare una memoria. Ma in realtà sembrano averla fatta così bene d’averla persa. Sanno, ora. E possono attingere alla memoria del cuore. 

Ci arriva tutta la loro urgenza di tenere a memoria ogni momento che hanno condiviso con Lina. Ed è come se stessero iniziando a scrivere un diario di memorie quotidiane. A ritroso. Un diario del tempo che si sono regalati; dell’amore che sono stati in grado di offrirsi.

Ed è nostalgia: quella piena di gratitudine, quella che continua a scaldare il cuore. Quella da celebrare ed onorare nutrendola anche con un bicchiere di vino, del cibo. “La vita è strana, non meno della morte”. 

Ma tutta nostra è la possibilità di consultare il passato, di distenderci accanto a lui. Ancora. Non per fuggire dal presente – ora così strano, così senza senso – ma per capire ed essere capaci di cura e di responsabilità nell’oggi e nel futuro.

Per tenere alta la consapevolezza sorridente di chi siamo, da dove veniamo e dove abbiamo la possibilità di spingerci. Per non perdere niente di quello che naturalmente entra nella nostra vita.

Perché vivere significa “aspettare che finisca” amando far attenzione a godere dei più piccoli dettagli. E così imparare a lasciar andare. Che non significa essere risucchiati.

Piuttosto “digerire”: godere di tutti i sapori, masticare senza lasciare vuoti e trasformare, attraverso l’enzima della memoria, la nostalgia di ciò che è entrato in noi – ed è stato assimilato – in gratitudine. Costruendoci un “archivio”, un diario di sapori belli a cui ripensare: dai quali attingere energia vitale nei momenti più ombrosi. Godendo della presenza di chi non c’è, proprio nella sua assenza.

Sta a noi trovare la luce dell’ombra: sta a noi seguire con questa nuova luce chi non c’è più. Darle una nuova “sagoma”. 

Uno spettacolo geniale, che riesce a parlare dell’essere con il nulla.

È il meta teatro dell’assurdo di Teatrodilina.

Uno spettacolo scritto e diretto da Francesco Lagi .

In scena: Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena.


Recensione di Sonia Remoli

Recensione dello spettacolo MENO DI DUE – scritto e diretto da Francesco Lagi –

CARROZZERIE N.O.T, dal 13 al 22 Ottobre 2023 –

Sembrano due stagioni: lei l’ancora caldo e multiforme autunno; lui il rigido e posato inverno.

Due stagioni limitrofe però. Osmotiche.

L’apertura multiforme dell’autunno – ancora ebbro del contatto con il calore estivo – è decisamente accogliente. Ed è curiosamente eccitato di conoscere cosa si può celare dentro quella precisione un po’ meccanica dell’inverno. Tanto da sporgersi verso di lui per provare un po’ ad incontrarlo sulla soglia del suo ingresso. Insomma, lei l’autunno, ne desidera un contatto: tiepidamente epidermico.

E lui, l’inverno, si avvicina come uno che viene da molto lontano. E infatti staziona in modo diverso. Molto diverso. Diciamo che tende a rimanere dietro la linea gialla.

Regna l’imbarazzo: come ad ogni primo incontro. Ma anche i tentennamenti imbarazzanti possono accordarsi magnificamente: i loro lo fanno. E ballando con le parole spesso si pestano. Ma ci sta. Basta sorriderci su e riprovare. È bellissimo. È una sinfonia di insolita bellezza.

“Ma com’è difficile” – pensano.

Lo pensa di più l’inverno, che viene da lontano. E non ci capisce niente di tutte queste proposte autunnali. “Sempre diverse: un flusso inarrestabile ! Ma che significa? Bah. Intanto andiamogli dietro, assecondiamole” -pensa, prima di ogni risposta, l’inverno.

Ma lei, l’autunno, spinge l’acceleratore e lo porta a visitare delle grotte, dove regna sì il buio più profondo ma dove si può scoprire – se si è attenti – un nuovo linguaggio: dei segni apparentemente indecifrabili dipinti alle pareti. “Fa un po’ paura eh, ma è bello provare a decifrarli insieme” – pare dirgli lei, l’autunno.

E così, una volta risaliti in superficie, l’inverno rompe gli indugi e accetta l’invito di varcare la soglia.

Si sta bene da lei, si sta comodi. È gentile lei, l’autunno.

Ma guai a mettersi troppo comodi: l’autunno è multiforme. Non si accontenta. Cerca sempre. Perché per lei 1+1 non fa 2. Fa un po’ meno. L’inverno deve saperlo.

Poi però l’autunno lo invita, se vuole, a restare a dormire.

Per sognare.

Un po’ come nella grotta.


Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena della compagnia Teatrodilina rappresentano un ensemble di musicalità tecnica, di divertente spiazzamento e di poesia. Tanta poesia.

Si donano con grande generosità e il pubblico ne resta ammaliato. Fin da subito.

Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena

Il testo, scritto da Francesco Lagi, è il risultato di uno sguardo profondo su quello che è e resterà (anche per fortuna !) il mistero della relazione tra uomo e donna. E che proprio in quanto tale non smette mai di affascinarci. È tradotto da Lagi in una forma linguistica ed interpretativa – Lagi infatti è anche colui che ha diretto lo spettacolo – invitante, di facile assimilazione e con un rilascio che lavora anche a lungo termine.

Francesco Lagi

Perché quelli in scena siamo noi. E meno male che ci viene da ridere per le loro paure, per le loro gaffe, per il loro essere ridicoli. Irresistibilmente ridicoli. Grazie a loro possiamo realizzare che 1+1 non fa 2. Fa meno di 2. Ma ci si può stare. È comunque tanta bellezza. E quella che manca si puo’ continuare a cercare. Meno male che c’è il teatro. Meno male che c’è Teatrodilina.

Foyer di Carrozzerie n.o.t.

Complimenti vivissimi a Carrozzerie n.o.t per aver aperto la loro stagione con questo spettacolo che ci scaraventa nel mistero della relazione delle relazioni: l’amore. Così affascinante proprio perchè così difficilmente raggiungibile e sostenibile. Ma questa è la fertile tensione che anima Carrozzerie n.o.t., che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 10 anni di vitalità. Auguri !


Recensione di Sonia Remoli