Recensione dello spettacolo S_MEME di Flavia Di Domenico e Marina Vitolo – regia Francesca La Scala –

TEATRO PORTA PORTESE, 10 e 11 Settembre 2024 –

Rassegna ROMA COMIC OFF 2024 – “Il Festival del Teatro Off della Capitale” – dal 10 al 18 Settembre –

Frizzante ieri sera l’atmosfera al Teatro Porta Portese che ospitava l’atteso spettacolo – scritto e interpretato da Flavia Di Domenico e Marina Vitolo – intitolato “S_MEME” per la regia di Francesca La Scala.

Lo spettacolo è inserito nel programma della seguitissima Rassegna Roma Comic Off 2024 – il Festival del Teatro Off della Capitale – in scena dal 10 al 22 Settembre 2024

Un teatro – seppur ormai crollato – continua ad essere scelto da un’attrice come suo rifugio esistenziale.  Dimenticata da registi e produttori, anche la sua identità e la sua professionalità sembrano crollate. Stessa sorte scoprirà legarla ad una sua ex collega, che cercherà accoglienza proprio nello stesso teatro scelto da lei. 

Ma un crollo non è necessariamente solo una disfatta: può anche assumere il valore di una forte scossa, di un urto necessario per rivedere un certo punto di vista. Ed è quello che le due attrici – in passato acerrime rivali sulla scena – scopriranno. 

Marina Vitolo e Flavia Di Domenico in una scena dello spettacolo

Le due attrici nonché autrici del testo Flavia Di Domenico (Anna) e Marina Vitolo (Regina) – perfettamente a loro agio nel cercare e nel cogliere i giusti tempi comici altalenati a commoventi tinte drammatiche – trascinano il pubblico su travolgenti onde emotive.

Complice la cura delle scene, sapientemente esaltata da un raffinato disegno delle ombre, così come i contributi musicali scelti per sottolineare opportunamente alcuni snodi drammaturgici. La regia dello spettacolo è di Francesca La Scala.

Recuperata la complicità umana e professionale, le due attrici – profondamente bisognose (economicamente, umanamente e professionalmente) di attirare su di sé l’interesse di registi e produttori – si lasceranno incantare e manipolare da facili e ben remunerate occasioni di visibilità televisiva, anche se di scarsissima qualità. 

Diventeranno, grazie ad una rete di inganni costruita dapprima da loro stesse e poi, una volta sempre più “famose” dalla loro manager (Maya, interpretata dalla stessa Francesca La Scala), la brutta copia delle professioniste che erano. 

Francesca La Scala

Ma il destino continuerà a dare loro ancora una possibilità, proprio attraverso un altro “crollo”: per poter ricominciare tutto da capo. In maniera diversa.

Uno spettacolo travolgente che, grazie ad un esilarante coinvolgimento comico – opportunamente punteggiato da momenti di riflessione – pone l’attenzione su una situazione professionale pungentemente reale. 

E’ infatti necessario e urgente tornare ad investire nel Teatro, metafora del conoscere umano che, attraverso la moltiplicazione dei punti di vista, illumina la realtà in cui siamo immersi secondo prospettive diverse, sempre in dialogo tra loro. 

Perché il Teatro promuove il consolidarsi del pensiero critico.


Recensione di Sonia Remoli

Recensione dello spettacolo DUE DONNE CHE BALLANO di Josep Maria Benet i Jornet – regia di Giorgia Passeri

TEATRO PORTA PORTESE, 6 e 7 Aprile 2024

Quant’è difficile mettersi in gioco con gli altri?

Cosa ci spinge a isolarci, evitando di scendere in campo a giocare e a farci giocare dal relazionarci con gli altri?

Che realtà è quella qui descritta da Josep Maria Benet i Jornet dove nessuno ha più il suo nome proprio? Dove tutti sono stati privati della propria identità e quindi della propria unicità?

Flavia Di Domenico

E’ un mondo dove si è smarrita la cura di donare attenzione all’altro: di guardarlo con interesse, con acuta curiosità. E assomiglia paurosamente a quello in cui anche noi siamo immersi.

Giorgia Passeri – che cura la regia dello spettacolo – coglie e sviluppa anche scenograficamente la componente sociale ma soprattutto esistenziale che anima il testo, proprio come nelle intenzioni dell’autore. 

Con finezza costruisce una scena-campo da gioco dove risulta efficace la tentazione ed essere presi in scacco dalla vita.

Soprattutto quando i desideri restano appesi, frustrati, ignorati.  

Giocare allora la propria partita con la vita perde smalto e ci si ritira progressivamente ed inesorabilmente in difesa. Una difesa asfissiante.

Ce ne parla con efficace incisività la drammaturgia della prossemica: un potente gioco comunicativo non verbale dove i piani dei corpi e degli occhi nonché le loro distanze urlano la difficoltà a superare la soglia del sospetto, tra due donne – diversamente violente perché ugualmente spaventate – che non hanno mai fatto esperienza di autentica e quindi generosa accoglienza da parte degli altri.

Rese “invalide” a cogliere la fertile contagiosità di un incontro: “io non ho diritto a niente … per questo risparmio”. Ma i soldi non riescono a colmare l’abisso esistenziale in cui si stanno calando entrambe le donne. I soldi non riescono a comprare l’altruistica attenzione degli altri.

Fin dalle prime battute del testo ma soprattutto fin dai primi colori di voce delle due protagoniste ci arriva il sentore di come le stesse siano preda del fascino subdolo verso una diversa realtà finalmente di quiete atarassica: se nell’anziana signora (interpretata da Flavia Di Domenico) assume i toni di un velato ricatto manipolatorio, nella giovane badante (interpretata da Marina Vitolo) è il richiamo di una seduzione segreta.

Marina Vitolo e Flavia Di Domenico

Di densa ferocia non solo drammaturgica ma anche di maledetta bellezza interpretativa la pretesa dell’anziana signora (Flavia Di Domenico) di “farsi dare del tu” dalla badante. Una pretesa e non una ricerca, un’attenzione, una cura dell’avvicinarsi: premure impossibili se non si sono precedentemente vissute e acquisite come un imprinting di umanità. 

Così come elegantemente mortificante è l’equivalente ostinato – e insieme meravigliosamente scolorito – tenersi a distanza della badante (Marina Vitolo): “sono qui per lavorare, mica in visita!”.

Marina Vitolo

Una vita di relazione in cui niente “quadra”, a differenza del pavimento esistenziale in cui tutto “sembra” una perfetta ed equilibrata tessitura di luci e di ombre.

Ma è quando l’anziana signora, in un inaspettato gioco di seduzione tra il licenziare e il trattenere la badante, si scopre incline a rispettare i tempi e le modalità di avvicinamento dell’altra, che qualcosa di fertile inizia a manifestarsi.

Entrambe avvertono quel ponte che unisce le loro diffidenze: perché prestare attenzione è contagioso. “Parli con te stessa? Cioè con te quando eri piccola? Che cosa raffinata” – si sorprenderà a riconoscere la badante di fronte a questa autentica confessione disarmata dell’anziana signora. 

Flavia Di Domenico e Marina Vitolo

Perché si fa quello che si è ricevuto, nel bene e nel male.  E se corri il rischio di aprirti con l’altro, molto spesso succede che anche l’altro “sputerà il suo rospo”. 

Perché essere amiche, almeno un po’, significa essere interessanti l’una per l’altra: essere messi in mezzo alla vita dell’altro. E’ un ponte che lega due esistenze a tutto il mondo intorno. Miracolo che non riesce a fare neanche l’altare dei giornaletti, appeso a desideri chiusi.

E’ così che alla fine le due donne riescono a sintonizzarsi. E poco conta chi vince e chi perde: ora conta solo “farlo insieme”. Ballando.

In un malinconico ed eccitante passo a due : “Un passo me ne vado/Per sempre/ Un passo grande un passo così importante” (Mille passi di Chiara Galiazzo feat. Fiorella Mannoia).

Flavia Di Domenico

Flavia di Domenico ci regala un’anziana signora vibrantemente compressa come un vulcano che si prepara ad eruttare. La sua potenza maggiore sta proprio nel trattenere ciò che si ritarda a far esplodere. Recitano in tal senso le sue mani. E i suoi occhi, pur celando la loro incandescenza sottraendosi all’incontro con altri occhi.

Marina Vitolo

Marina Vitolo restituisce il personaggio della badante con una commozione dalla bellezza sublime: tale da riuscire a farla trapelare – con la complicità di occhi indimenticabili – anche in tutte le crepe di smarrimento d’entusiasmo di cui il suo personaggio brilla.

Lo spettacolo – da non farsi sfuggire –  resta in scena al Teatro Porta Portese ancora oggi pomeriggio alle ore 18:00.


Recensione di Sonia Remoli