Recensione del docufilm ROBERTO BENIGNI – Il comico come invenzione –

TEATRO ATENEO, 20 Novembre 2023 –

In un seminario del 1985 al Teatro Ateneo Ferruccio Marotti chiede ad un giovane Roberto Benigni da che cosa si origina, a suo avviso, l’effetto “comico”.

Benigni risponde che non si può dire. Ci si arriva improvvisando e andando avanti per un percorso che man mano diventa una rete di percorsi. Finché ad un certo punto, inaspettatamente, si manifesta l’aggancio comico. È una sorta di epifania misteriosa che non appena appare è così irresistibile che per mantenerla vitale, permettendole quindi di rimanifestarsi sotto altra forma, si deve cambiare percorso, voltando lo sguardo inventivo in un’altra direzione. In attesa che nel corso della narrazione improvvisata si manifesti di nuovo qualcosa capace di provocare, in una rete di incroci semantici, l’effetto comico sullo spettatore.

E anche per chi ascolta accade qualcosa di misteriosamente simile. È qualcosa che rapisce e fa ridere perché sfugge proprio mentre lo si sta raggiungendo. Qualcosa che lascia a bocca asciutta ma paradossalmente felici. Felici di essere arrivati prossimi a qualcosa di “divino”.

Platone diceva che s’impara solo per seduzione. E probabilmente si ride per qualcosa di simile. Perché “il comico non guarda come un cronista, ma vede come un poeta”. È uno sguardo, il suo, attento a sottrarre per poter creare: “ciò che nessuno ci toglie, nessuno ci può dare”.

Roberto Benigni confessa poi di essere profondamente innamorato della “parola” e del mistero che la circonda: ama giocarci, creando incroci, anagrammi. Il suo profondo desiderio di ricerca semantica per certi versi rimanda al “viz” ebraico.

Ma non è il suo il piacere del gestire una sorta di “potere”. Tutt’altro è il piacere di essere avvolto dal mistero: di presentarsi al suo cospetto disarmato lasciandosi guidare da un gioco sulle parole che non è lui a condurre ma nel quale è condotto. Divinamente.

Un gioco che diventa uno stile di vita, che lo porta a chiedersi quotidianamente: “Chissà che cosa farò !?”. 


Gli appuntamenti al Teatro Ateneo con la seconda edizione della rassegna  “L’attore e il performer: tradizione e ricerca. Memorie teatrali di fine millennio” dall’Archivio Storico Audiovisivo del Centro Teatro Ateneo Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo Sapienza Università di Roma proseguono con il seguente calendario:

Il 4 dicembre alle 17.00

DARIO FO – AUTOBIOGRAFIA DI UN FABULATORE, introdotto da Paolo Rossi con Ferruccio Marotti, una videosintesi delle lezioni che Dario Fo tenne al Teatro Ateneo, succedendo a Eduardo dopo la sua morte come docente di Drammaturgia, nel corso di tre anni.

Il 12 dicembre alle 17.00

a conclusione del ciclo Toni Servillo, insieme con Ferruccio Marotti, introdurrà

EDUARDO RACCONTA EDUARDO: UN’AUTOBIOGRAFIA QUASI SEGRETA DI EDUARDO DE FILIPPO, una videosintesi dei momenti in cui Eduardo, negli anni trascorsi alla Sapienza, ha raccontato di sé e della sua vita, accompagnati da alcuni dei brani più famosi delle sue opere, con cui avranno inizio le celebrazioni dei quarant’anni della morte del grande autore e attore, che al Teatro Ateneo ha lavorato, gli ultimi quattro anni della sua vita, al sogno utopico di creare una bottega di teatro, volta a proiettare la tradizione del teatro verso il futuro.


Ferruccio Marotti

Dopo la prima edizione – nata nel 2022 – che ha visto restaurati e digitalizzati oltre mille video che documentano l’attività del Centro Teatro Ateneo – centro d’eccellenza di ricerca sull’attore dell’Università di Roma “La Sapienza”, diretto da Ferruccio Marotti, il progetto prosegue grazie al sostegno del Ministero della Cultura. 

L’obiettivo è quello di far conoscere il patrimonio conservato presso l’Archivio, che fa ora capo al Dipartimento SARAS (Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo) della Sapienza Università di Roma. Il progetto dal 2022 ha riscosso una grande attenzione di pubblico e ricevuto adesioni e richieste di collaborazione che permettono oggi di dare un ulteriore risonanza alle attività, valorizzando il prezioso materiale conservato nell’archivio della Sapienza. Ad ospitare gli eventi saranno il Teatro di Roma, lo Stabile di Napoli e naturalmente il Teatro Ateneo, dove si svolsero quarant’anni or sono le attività conservate nell’archivio. Nel 2024 poi i maggiori laboratori verranno trasmessi da Rai Cultura e diffusi sul web.