Il diario di Anne Frank

TEATRO BELLI, dal 27 Gennaio al 12 Febbraio 2023 –

Nuvole soavemente delicate soffiano, indifferenti, un folle amore dal profumo che dà gli spasimi. Ricordano quelle cantate da Domenico Modugno in “Cosa sono le nuvole” e corrono avanzando, loro sì, sopra il lucernaio di un nascondiglio, dove (apparentemente) tutto chiede immobilità.

Struggente trovata registica di Carlo Emilio Lerici è quella che fa del cielo la coordinata temporale il cui sguardo onnipresente cade su un nascondiglio clandestino, che quasi come “una nave immobile nel centro di Amsterdam naufraga lentamente senza saperlo». Così lo descriveva Natalia Ginzburg.

Carlo Emilio Lerici, regista dello spettacolo “Il diario di Anne Frank”

Un cielo che Anne Frank (una strepitosa e multiforme Raffaella Alterio, deliziosamente poetica come solo una gattina selvatica sa esserlo) riesce a guardare rintracciandovi, come in uno specchio, la fertile mutevolezza della vita: “quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene”.

Raffaella Alterio (Anne Frank) in una scena dello spettacolo ” Il diario di Anne Frank”

La scena pluri-partita (curata con efficacia da Vito Giuseppe Zito) fa sì che quella che la Ginzburg immaginava come una nave-nascondiglio venga resa visivamente attraverso quella bellezza estetica e narrativa propria di un ciclo di affreschi. La cui sequenzialità può essere interrotta da primi piani creati dall’arbitrarietà dello spettatore o realizzati registicamente attraverso un consapevole uso della luce e un attento gioco di tende. D’incantevole poesia, la scena sotto il lucernario della lezione impartita da Otto Frank ( un magnifico Roberto Attias disperatamente metafisico) a Peter (un ermetico Vinicio Argirò di smisurata dolcezza).

Una scena dello spettacolo ” Il diario di Anne Frank” di Carlo Emilio Lerici

Ma cosa implica il  “nascondersi”?  Come si coniuga l’esigenza di non essere visti per poter sopravvivere, con l’esigenza tutta umana di poter sopravvivere grazie all’essere visti dagli altri ? È sempre Anne, con la sua acuta sensibilità, a veicolarci questo paradosso, quando confessa a Peter che detesta constatare che lo sguardo degli altri su di lei cada solo su quella “maledetta” stella,  cucita sui loro abiti, una volta esiliata dal cielo.

Raffaella Alterio (Anne Frank) in una scena dello spettacolo ” Il diario di Anne Frank” di Carlo Emilio Lerici

Allora fondamentale diventa “non dimenticare”: per non dimenticarsi di se stessi e per non farsi dimenticare dagli altri. Come? Continuando a ballare, a ridere, a scherzare. E ad osservare. Iniziando a scrivere, laddove non è più permesso nemmeno parlare. Fare rumore.

Il derubato che sorride/Ruba qualcosa al ladro/

Ma il derubato che piange/Ruba qualcosa a se stesso

È la freschezza incontenibile dello sguardo di Anne che il regista Lerici sceglie di assurgere a “fil rouge” di tutta la narrazione. Una fertile scelta, che fa risaltare i momenti più carichi di pathos permettendoci contemporaneamente di accoglierli in tutta la loro feroce umanità. Riconoscendola anche come nostra.

Una scena dello spettacolo ” Il diario di Anne Frank” di Carlo Emilio Lerici

Ad esempio quando il Sig. Van Daan ( un potente Tonino Tosto sontuosamente egoista) colto dalla disperazione della fame finisce col rubare il cibo della sempre più numerosa comunità. Scatenando  “gli appetiti” di coloro che più a fatica li stanno arginando: la Signora Frank ( un’elegantemente composta Francesca Bianco capace di trasformarsi in una pulsante erinni) e l’ultimo “migrante” accolto a bordo, il Dottor Dussen (un interessante Roberto Baldassari ossequiosamente esplosivo). 

Trova manifestazione in questo drammatico contesto anche la docile ambiguità della Signora Van Dann (un’intrigante Susy Sergiacomo) complice del marito nella sua autolesionistica sottomissione a fare “da ponte” tra lui e il resto del mondo.

Restano invece fino alla fine creature arditamente angeliche la Signora Miep (una soave Eleonora Tosto, anche voce degli incantevoli canti ebraici che sottolineano persuasivamente alcuni momenti dello spettacolo);  il suo compagno ( un Fabrizio Bordignon fiero ed altero) e Margot, la sorella maggiore di Anne, interpretata da una composta ma ricca in acume Beatrice Coppolino

Una scena dello spettacolo ” Il diario di Anne Frank” di Carlo Emilio Lerici

Una incandescente prova di coralità che centra la missione originaria del Diario: diffondere l’urgenza di un umanesimo capace  di contenere spinte eccessivamente antropocentriche. Urgenza che la stessa istituzione del Teatro insegna e promuove. Da sempre.

Antonio Salines nel cast del debutto del Gennaio 2020

Antonio Salines, mirabile interprete di Otto Frank al debutto di questo spettacolo tre anni fa, nonché appassionato e appassionante ri-fondatore del Teatro Belli, ne è stato un luminoso esempio, facendo palpitare quell’immagine del pittore Enrico Prampolini nella quale un giorno irresistibilmente si riflesse. Un burattinaio che si porta sulle sue spalle un teatrino. Eletta a immagine per la locandina di inaugurazione del Teatro Belli. Era il 1972.

Che io possa esser dannato/ Se non ti amo/E se così non fosse/Non capirei più niente/

Tutto il mio folle amore/Lo soffia il cielo/Lo soffia il cielo/Così