Teresa la ladra

TEATRO PARIOLI, dal 22 al 26 Marzo 2023 –

Un cono di luce bagna solo Lei. Il resto è immerso nel buio. Finalmente, qui sulla scena, Teresa (una fantasmagorica Mariangela D’abbraccio) riceve quell’attenzione accogliente e piena d’interesse di cui nella vita non è mai stata oggetto. Neanche quando è venuta alla luce: al momento del parto la madre la credeva morta e il padre voleva buttarla nell’immondizia. È stata la sua sana prepotenza di sopravvivenza a farla urlare con tutto il fiato, che non sapeva neppure di avere in gola, per reclamare il diritto ad esistere. Sua mamma era spesso triste e anziché parlarle, la picchiava. E così erano soliti fare i suoi fratelli più grandi.

Una scena dello spettacolo “Teresa la ladra” di Francesco Tavassi al Teatro Parioli

Mentre parla di loro, alcuni ragazzi entrano in scena: sono dei “nuovi fratelli, ovvero i musicisti dell’orchestra dal vivo che, abbracceranno, attraverso la musica, le parole di Teresa. Lei è bella: ingenua e insieme selvatica. Soprattutto è una donna con un destino da clandestina, da randagia. Ma più di tutto è coraggiosa: questo la fa bella davvero. La sua geografia mentale la rende irresistibilmente interessante: nel bene e nel male.

Mariangela D’Abbraccio in una scena dello spettacolo “Teresa la ladra” di Francesco Tavassi al Teatro Parioli

Per sopravvivere sarà costretta a rubacchiare, perchè in tempo di guerra, a volte non basta essere disponibili a lavorare. E noi, nonostante tutto quello che lei ci racconta, restiamo dalla sua parte. Perché Teresa difende sempre la propria integrità morale ma soprattutto non smette di cercare e di farsi domande per capire quanti volti può avere la libertà: leggera come una febbre e pesante come un’angoscia.

Mariangela D’Abbraccio in una scena dello spettacolo “Teresa la ladra” di Francesco Tavassi

Quella di Teresa è una storia individuale che sa diventare patrimonio universale: la sua, come la nostra, è una vita spesa nella ricerca dell’affermazione della propria identità personale. Teresa siamo noi, tutti noi. Noi che ci sentiamo ladri quando osiamo preservare la nostra più pura essenza; noi che rubiamo scampoli di libertà per riuscire ancora a respirare. Noi che guardandola, ritroviamo nei suoi occhi la nostra luce.

Francesco Tavassi, il resista dello spettacolo “Teresa la ladra”

La regia di Francesco Tavassi porta in scena un adattamento del testo di Dacia Maraini Memorie di una ladra” del 1972 , che tanto appassionò Pasolini per il sapiente lavoro su una lingua popolare d’antan, unendo parole e musica; gesti tormentati ma anche pieni di delizia. È una partitura tutta costruita sul ritmo e sulla velocità, seppur in un corposo ritratto d’epoca di circa due ore, all’interno del quale Teresa è immersa e travolta, senza mai però restarne succube o sottomessa.

Dacia Maraini, autrice del libro “Memorie di una ladra” , al quale si ispira lo spettacolo “Teresa la ladra”

Sta forse nella sua particolarissima genesi il segreto dell’energia travolgente di questo romanzo. Mentre conduceva un’inchiesta giornalistica sulle condizioni nelle carceri femminili italiane, nel 1969 Dacia Maraini incontrò una detenuta dalla personalità straripante, Teresa Numa: “Le ho parlato per due minuti e ho capito che era il personaggio che cercavo”. Non potendo intervistarla a causa dei regolamenti carcerari, la Maraini ha aspettato qualche mese che la donna uscisse di galera e ha raccolto per circa un anno la sua drammatica (ma anche grottesca e avventurosa) testimonianza sulla sua vita e la sua carriera di ladra e truffatrice: una storia picaresca, l’ha definita a ragione la Maraini, che ha frequentato poi la signora Teresa fino alla sua morte, avvenuta qualche anno fa. 

Dacia Maraini, “Memorie di una ladra”, BUR

Lo spettacolo di Tavassi mantiene del romanzo anche la forma della testimonianza orale: sono state volutamente lasciate ripetizioni, contraddizioni, riflessioni e il linguaggio è colorito, sgrammaticato, ricco di neologismi non voluti. Un vero capolavoro di Neorealismo straccione e grottesco che ha ispirato il film ” Teresa la ladra ” diretto nel 1973 da Carlo Di Palma e interpretato da una indimenticabile Monica Vitti e da Stefano Satta Flores

Locandina del film di Carlo di Palma “Teresa la ladra” con Monica Vitti

Ora, da qualche anno ormai, il testo è stato adattato a monologo teatrale e portato in scena con lusinghiero successo da Francesco Tavassi e da Mariangela D’Abbraccio sui palcoscenici di tutta Italia. Sinergicamente la scrittrice, l’attrice e il regista hanno pensato che la musica e le canzoni potessero essere uno strumento espressivo utile a completare il racconto rocambolesco di Teresa, facendo di questo spettacolo una sorta di operetta musicale, di teatro-canzone.

Sergio Cammariere, il musicista che ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo “Teresa la ladra”

E’ stata dunque fondamentale la collaborazione di Sergio Cammariere , che ha scritto una vera e propria colonna sonora oltre a delle canzoni originali su testi della stessa Maraini. Mariangela D’Abbraccio è la Teresa che oltre a raccontarsi canterà la sua storia accompagnata da un gruppo di musicisti, in una formazione suggerita dallo stesso Cammariere. Prende forma così uno spettacolo funambolico così come la vita di Teresa.

Mariangela D’abbraccio, interprete di Teresa nello spettacolo “Teresa la ladra”

Mariangela D’Abbraccio, lasciandosi plasmare dallo sguardo della Maraini, sempre così affascinato dalla “diversità” e quindi dall’unicità dell’essere umano, riesce nell’arduo tentativo di restituirci tutta “la tenerezza” di una donna come Teresa. E fa sì che quello sguardo carico di tenerezza noi riusciamo a regalarlo anche a noi stessi.

Van Gogh Café

TEATRO AMBRA JOVINELLI, il 27 e il 28 Febbraio 2023 –

Nell’immaginare questa commedia musicale, l’eclettico Andrea Ortis sceglie di mettere al centro della narrazione un libro: quello sulla vita e sulle opere di un uomo disarmato e disarmante qual era Vincent Van Gogh.

Andrea Ortis, autore, regista e attore nello spettacolo “Van Gogh Café”

Cosa c’è di meglio di un libro per originare incontri, quelli belli, che non si dimenticano più ? “In un libro ci possono stare tutti – si dice nello spettacolo – come in un Café o in una Stazione !”. O come nel suo adattamento: Andrea Ortis riesce, infatti, a trovare il modo per far sì che “il libro di Van Gogh” faccia incontrare anche palco e platea.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Attraverso delle grandi proiezioni animate in 3D su di un velatino è come se anche noi del pubblico sfogliassimo insieme ai protagonisti quello stesso libro. Fermandoci contemporaneamente sulle stesse pagine che, come quadri impressionisti in movimento, avvolgono lo spettatore e la scena trasformandola in una “Notte Stellata” o in un “Campo di grano con volo di corvi”.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Ortis, oltre che autore e regista, in questo spettacolo è anche attore nel ruolo di M. Louis Philippe: un antiquario o, come lui ama definirsi, “colui che cerca di cercare”. Un lettore. Obiettivo del regista è infatti quello di rendere manifesto allo spettatore come le vicende di Van Gogh si intreccino a quelle dei protagonisti. E a quelle di ogni lettore. Perché non siamo solo noi a leggere un libro ma è anche il libro che ci legge.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Filo conduttore della narrazione di Ortis è portare in scena lo sguardo, carico di un’umanità incessantemente incantata, proprio dell’uomo Van Gogh. Un uomo abitato, contemporaneamente, da un continuo peregrinare in cerca di ascolto ma anche da una solitudine profondamente fitta.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

È, quello di Ortis, il voler portare in scena il dis-velamento di un uomo capace di entrare nei “disegni” di ognuno di noi, nei nostri “quadri”. Ritrovandoci partecipi. Questo è il desiderio di Vincent: un desiderio tenerissimo e feroce, sul quale viene “dipinta” l’interpretazione dei personaggi in scena. La parola-colore. E le stesse luci.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

A fare da sfondo, la Parigi di metà ‘800 attraversata dalla raffinatezza dei più grandi parolieri e cantanti francesi: da Edith Piaf a Charles Aznavour fino a Yves Montand. Una Parigi vista con gli occhi dei frequentatori e del personale di lavoro di un Café Chantant, luogo di divertimento e di pensiero, frequentato da letterati e artisti del calibro di Vincent Van Gogh, George Braques, Cezanne, Renoir, Manet, Gauguin, Modigliani.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Come nei migliori Cafè Chantant anche quello in scena ha una sua orchestra dal vivo e una sua chanteuse. E poi ballerine.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Il quadro coreografico è “un quadro” nei quadri, nel quale Ortis ama immergerci. E brilla. E vibra, trascinandoci in un ritmo vertiginoso. Interrotto solo da irrefrenabili applausi.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis

Un meraviglioso modo di festeggiare l’Anniversario dei 170 anni dalla nascita di Vincent Van Gogh.

Una scena dello spettacolo “Van Gogh Café” di Andrea Ortis