Incontro con TONI SERVILLO e FERRUCCIO MAROTTI su Eduardo: ultima lezione, ultimo spettacolo. Il punto di arrivo il punto di partenza

TEATRO ATENEO, 12 Dicembre 2023 –

Ieri, in un tiepido pomeriggio del dicembre romano, il Teatro Ateneo della Sapienza Università di Roma si è animato di uno speciale fervore per l’attesa della testimonianza di Toni Servillo sull’ultima lezione e l’ultimo spettacolo di Eduardo De Filippo: Il punto d’arrivo, il punto di partenza. Momenti indimenticabili della storia e della pedagogia del teatro, conservati con sacro rispetto grazie a un docufilm di Ferruccio Marotti.

Il Teatro Ateneo


Considerato l’erede spirituale di Eduardo, Servillo proprio qui al Teatro Ateneo portò in scena “Sabato, Domenica e Lunedì” e “Le voci di dentro”. E il suo lavoro convinse così  profondamente la vedova di Eduardo – invitata dall’acuto Ferruccio Mariotti che aveva avuto sentore di qualcosa di prodigioso – da concedere eccezionalmente i diritti dello spettacolo. 

Toni Servillo e Anna Bonaiuto in “Sabato, domenica e lunedì” di Toni Servillo


È ancora la cura appassionata di Ferruccio Marotti a fornire una contestualizzazione-rievocazione del docufilm rivelandoci l’occasione che ospitò l’ultima lezione e l’ultima esibizione di Eduardo: una residenza estiva del 1983 a Castel del Bosco, nei pressi di Montopoli in Val d’Arno, aperta agli studenti di tutte le università italiane.

Ferruccio Marotti

In quell’evento fu proprio Marotti a chiedere ad Eduardo De Filippo una sua illustrazione del legame tra tradizione e innovazione. Eduardo, così lieto della richiesta, vi aggiunse anche una dimostrazione pratica. E quindi oltre ad esporre e a commentare con raffinato carisma la sua “poetica del punto di arrivo e del punto di partenza”, ne diede anche un saggio: regalando una versione specialissima della celeberrima “scena del caffè”  contenuta in “Questi fantasmi” (1946).

Eduardo nella scena del caffè in “Questi fantasmi !” (1946)

Scena che solitamente si realizza nell’arco di  4 minuti ma che in questa occasione raggiunge un livello di “lievitazione” tale  da raggiungere il compimento nell’arco di ben 11 minuti. La sua partecipazione fu talmente coinvolta e coinvolgente che per la prima volta Eduardo perse il controllo. E si emozionò. A tal punto che il pace-maker che portava, mandò in tilt per un momento il radio-microfono.

Toni Servillo


Da qui, il racconto della tradizione viene portato avanti attraverso la travolgente narrazione del suo devoto interprete Toni Servillo. Per lui il Maestro è un modello non solo di professionalità ma soprattutto di un particolar modo di stare al mondo. Un maestro pedagogo. Un’epifania che Servillo visse fin da piccolissimo quando s’incantava davanti al televisore guardando le opere di Eduardo: quell’universo umano che vedeva in scena era lo stesso che aveva in casa.

Una tensione pedagogica densamente riscontrabile anche nel docufilm “messo in salvo” dalla pregevole attenzione di Ferruccio  Marotti e molto vicina a quella da cui era abitato anche Louis Jouvet che gravitava, soprattutto dal 1934 al 1951, su un teatro omonimo: il Teatro Athénée di Parigi.

Entrambi nelle loro “poetiche” sono avvicinati da un certo sentire pedagogico fondato sul fare teatro rapiti dal “sentimento”:  una capacità di saper guardare “con l’anima nell’ora” . Spendendosi.  E poi, sedotti dalla “complessità”, abili a trovare “le parole” e il “modo” per dirla.  Per “trascriverla”.

In un avanzare tormentato, guidato da una continuità che non esclude la discontinuità. Dove ci può  essere un “tac, tic” perché proviene da una conoscenza profonda del “tic, tac”. E chi non lo fa “è un ladro”.

Ferruccio Marotti e Toni Servillo

Perché per Eduardo la morte (di un maestro) costituisce un punto di partenza (per gli allievi). È questa l’immortalità che ci è concessa. Unitamente alla capacità di “sognare”.

Perché “la vita che continua è la tradizione”.

Eduardo De Filippo

Un’eredità raccolta e portata avanti anche dallo stesso Teatro Ateneo: un prezioso avamposto sulla realtà e sulla tradizione. Perché questo è il Teatro: “uno sguardo prismatico sulla vita”.

Con grande successo giunge al termine così al Nuovo Teatro Ateneo la seconda edizione della rassegna – “L’attore e il performer: tradizione e ricerca. Memorie teatrali di fine millennio dall’Archivio Storico Audiovisivo del Centro Teatro Ateneo – Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo – Sapienza Università di Roma. 

Una serie di eventi per recuperare, valorizzare e far conoscere il patrimonio dell’Archivio, guidato dalla direzione artistica di Ferruccio Marotti e dal coordinamento di Stefano Locatelli 


Recensione di Sonia Remoli

Recensione del docufilm ROBERTO BENIGNI – Il comico come invenzione –

TEATRO ATENEO, 20 Novembre 2023 –

In un seminario del 1985 al Teatro Ateneo Ferruccio Marotti chiede ad un giovane Roberto Benigni da che cosa si origina, a suo avviso, l’effetto “comico”.

Benigni risponde che non si può dire. Ci si arriva improvvisando e andando avanti per un percorso che man mano diventa una rete di percorsi. Finché ad un certo punto, inaspettatamente, si manifesta l’aggancio comico. È una sorta di epifania misteriosa che non appena appare è così irresistibile che per mantenerla vitale, permettendole quindi di rimanifestarsi sotto altra forma, si deve cambiare percorso, voltando lo sguardo inventivo in un’altra direzione. In attesa che nel corso della narrazione improvvisata si manifesti di nuovo qualcosa capace di provocare, in una rete di incroci semantici, l’effetto comico sullo spettatore.

E anche per chi ascolta accade qualcosa di misteriosamente simile. È qualcosa che rapisce e fa ridere perché sfugge proprio mentre lo si sta raggiungendo. Qualcosa che lascia a bocca asciutta ma paradossalmente felici. Felici di essere arrivati prossimi a qualcosa di “divino”.

Platone diceva che s’impara solo per seduzione. E probabilmente si ride per qualcosa di simile. Perché “il comico non guarda come un cronista, ma vede come un poeta”. È uno sguardo, il suo, attento a sottrarre per poter creare: “ciò che nessuno ci toglie, nessuno ci può dare”.

Roberto Benigni confessa poi di essere profondamente innamorato della “parola” e del mistero che la circonda: ama giocarci, creando incroci, anagrammi. Il suo profondo desiderio di ricerca semantica per certi versi rimanda al “viz” ebraico.

Ma non è il suo il piacere del gestire una sorta di “potere”. Tutt’altro è il piacere di essere avvolto dal mistero: di presentarsi al suo cospetto disarmato lasciandosi guidare da un gioco sulle parole che non è lui a condurre ma nel quale è condotto. Divinamente.

Un gioco che diventa uno stile di vita, che lo porta a chiedersi quotidianamente: “Chissà che cosa farò !?”. 


Gli appuntamenti al Teatro Ateneo con la seconda edizione della rassegna  “L’attore e il performer: tradizione e ricerca. Memorie teatrali di fine millennio” dall’Archivio Storico Audiovisivo del Centro Teatro Ateneo Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo Sapienza Università di Roma proseguono con il seguente calendario:

Il 4 dicembre alle 17.00

DARIO FO – AUTOBIOGRAFIA DI UN FABULATORE, introdotto da Paolo Rossi con Ferruccio Marotti, una videosintesi delle lezioni che Dario Fo tenne al Teatro Ateneo, succedendo a Eduardo dopo la sua morte come docente di Drammaturgia, nel corso di tre anni.

Il 12 dicembre alle 17.00

a conclusione del ciclo Toni Servillo, insieme con Ferruccio Marotti, introdurrà

EDUARDO RACCONTA EDUARDO: UN’AUTOBIOGRAFIA QUASI SEGRETA DI EDUARDO DE FILIPPO, una videosintesi dei momenti in cui Eduardo, negli anni trascorsi alla Sapienza, ha raccontato di sé e della sua vita, accompagnati da alcuni dei brani più famosi delle sue opere, con cui avranno inizio le celebrazioni dei quarant’anni della morte del grande autore e attore, che al Teatro Ateneo ha lavorato, gli ultimi quattro anni della sua vita, al sogno utopico di creare una bottega di teatro, volta a proiettare la tradizione del teatro verso il futuro.


Ferruccio Marotti

Dopo la prima edizione – nata nel 2022 – che ha visto restaurati e digitalizzati oltre mille video che documentano l’attività del Centro Teatro Ateneo – centro d’eccellenza di ricerca sull’attore dell’Università di Roma “La Sapienza”, diretto da Ferruccio Marotti, il progetto prosegue grazie al sostegno del Ministero della Cultura. 

L’obiettivo è quello di far conoscere il patrimonio conservato presso l’Archivio, che fa ora capo al Dipartimento SARAS (Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo) della Sapienza Università di Roma. Il progetto dal 2022 ha riscosso una grande attenzione di pubblico e ricevuto adesioni e richieste di collaborazione che permettono oggi di dare un ulteriore risonanza alle attività, valorizzando il prezioso materiale conservato nell’archivio della Sapienza. Ad ospitare gli eventi saranno il Teatro di Roma, lo Stabile di Napoli e naturalmente il Teatro Ateneo, dove si svolsero quarant’anni or sono le attività conservate nell’archivio. Nel 2024 poi i maggiori laboratori verranno trasmessi da Rai Cultura e diffusi sul web.