Debutta a Roma lo sguardo fotografico del poeta paesologo Franco Arminio
La mostra, curata da Stefania Pieralice, è ospitata presso l’ Università eCampus dal 1° Dicembre 2023 al 31 Gennaio 2024 –

E’ la fotografia a guidare il suo sentire poetico. E a sedimentarvisi: quella di Franco Arminio è una poesia che si dà per immagini.

Franco Arminio
“Non c’è nulla di meglio – ha confidato ieri al pubblico presente alla conferenza stampa presso l’Università eCampus – che guardare. E camminare”.

Guardare ciò che c’è fuori di noi – continua Franco Arminio – dà significato alla vita: è un ottimo modo di vivere che, distraendoci da tentazioni narcisistiche, ci predispone ad uno stile di vita incline alla clemenza.

Ci predispone cioè ad uno sguardo che sa accarezzare ciò che è piccolo e dimenticato. Ciò che rischia di andare perso.
Fino a sentire l’esigenza urgente di recuperarlo, donandogli vita attraverso l’attenzione.

Franco Arminio
A salvare i piccoli mondi antichi oramai abbandonati di cui l’Italia è costellata è un fotografo autodidatta che si avvale di uno smartphone. Uno scatto, il suo, scevro di retorica e vocato al recupero di un patrimonio ignorato – ma in realtà irrinunciabile – con il quale ridisegnare una geo-socialità politica. Un fotografo paesologo: sua l’ideazione del concetto di “paesologia” e la relativa fondazione di una Casa della paesologia.

Camminando tra i 19 scatti ospitati al quarto piano dell’Università eCampus non sfugge, tra gli altri aspetti, la sublime bellezza con la quale Franco Arminio è riuscito a cogliere le epifanie in cui può declinarsi l’attesa.

Ci svela allora che l’attesa può manifestarsi prendendo le sembianze di un velo multicolor e multi frammentato, così come quelle dell’apparente trasparenza adamantina propria dell’immobilità.
Attendere può diventare un’ossessione a “fare muro” o può deformarsi dentro una lacrima di nostalgia.
Fino a raggiungere la furia di chi l’attesa la buca, per urlare sempre più forte: “dove sei !”.
C’è poi, invece, chi dell’attesa sa fare un’arte: quella dell’accoglienza, della clemenza.
E allora la sfida in una partita; oppure le dà il benvenuto invitandola a sedersi; o ancora si prende cura di ridipingerle la casa dove la farà soggiornare. C’è addirittura chi ha saputo tenerla sempre nelle mani.
Tante attese, un’attesa.

Ora sta a noi far sì che il recupero di questa geografia umana non si trasformi in un’attesa beckettiana.
Perché Godot siamo noi.


In tutte le librerie dal 2 Gennaio 2024

In tutte le librerie dall’11 Gennaio 2024
Recensione di Sonia Remoli

[…] Mostra personale di Franco Arminio “Presenze, esercizi di paesologia” a cura di Stefania Pieralice presso Università eCampus di Roma – fino al 31 gennaio p.v. […]
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