Premi Tuttoteatro.com 2021

Il 12 dicembre u.s. è stata la giornata conclusiva dei Premi Tuttoteatro.com 2021: alle arti sceniche Dante Cappelletti XV edizione; Renato Nicolini VIII edizione e Miglior Teaser III edizione. Questa edizione è stata dedicata a Massimo Staich, che ci ha lasciati il 13 maggio u.s.


La Giuria del Miglior Teaser (composta da Federico Betta, Fiorenza Menni, Marina Pellanda, Leopoldo Santovincenzo, Claudia Sorace) ha premiato il teaser: Kiss! (Loving Kills) di Tritten/Parini/Collettivo, Treppenwitz (Lugano, Svizzera): un lavoro girato interamente con la macchina a mano, seguendo gli attori in scena in silenzio, a piedi nudi, come una presenza invisibile.


La Giuria Tecnica del Premio Dante Cappelletti e del Premio Renato Nicolini (composta da Grazia Maria Ballerini, Chiara Mignemi, Massimo Marino, Elisabetta Reale, Attilio Scarpellini e Mariateresa Surianello) ha premiato con il Premio Dante Cappelletti lo studio: Tecnicismi di Enoch Marrella (Roma) e con il Premio Renato Nicolini la coppia che ha dato vita e sviluppo al Teatro delle Albe, ovvero Ermanna Montanari e Marco Martinelli, per lo straordinario percorso artistico e pedagogico.
La Giuria Popolare  del Premio Dante Cappelletti (guidata da Daniele Aureli) ha premiato lo studio: Felicissima Jurnata, di Puteca Celidonia (Napoli).

Di seguito una breve presentazione degli studi in finale:

Tecnicismi di Enoch Marrella
Intorno alla metafora del “parto” vengono brillantemente e insolitamente rivelate le fantasie che possono abitare un autore quando, nella stesura di un testo  si abbandona ad immaginare il pubblico di riferimento. E la difficoltà a conciliarle con la realtà. Tanto che Enoch, alla ricerca di una fluidità ideale decide di rompere la quarta parete e scendere in platea per chiedere provocatoriamente conferma a uno dei membri della Giuria.

Felicissima Jurnata di Puteca Celidonia
Due vite spese diversamente ma comunque prive di linfa vitale. Lui incantato negli stessi movimenti e quasi privato della capacità di ossigenarsi, se non nell’acqua; lei ridotta in uno stato di continuo dormiveglia tanto è diventata confortevole ogni sua giornata. Tanto è diventato aderentemente soffocante il suo habitus vitale: l’abito rosso che si è confezionata a ferri e che si è allargato intorno a lei come una ragnatela nella quale ha finito per rimanere incastrata. In un estremo sforzo vitale lui riuscirà ad invadere la ragnatela di lei e ad avvicinarsi. Finalmente in relazione .

Prendi e porta a casa di Virgolatreperiodico (Roma)
In scena la vita senza garanzie. Nel particolare, la vita dei Riders. Una vita che si riduce ad una “applicazione”: digitale e umana. E si riesce a resistere solo se qualcuno, quando ti vede, scoppia di gioia.

Call, storie di chi attende e di chi ama di Cantina Buoninsegna (Roma)
Un catatonico, seduto, sguardo fisso al telefono, passa gli anni a pensare al ventaglio delle persone che potrebbero chiamarlo. Una coppia gli si affanna intorno ma in realtà anche loro sono dei catatonici: compulsivi, però. Sono totalmente concentrati ognuno su se stesso che non sanno entrare in relazione tra loro, ne’ si accorgono del loro amico seduto. Quando finalmente il telefono squillerà, colui che attende finirà per scegliere di non scegliere. E quindi non rispondere. Mantenendo così ancora intatto il ventaglio delle persone che potrebbero stare lì, a chiamarlo.

Mani di sarta di Andrea di Palma (Anagni FR)
L’abilità sartoriale non è solo quella nonna dell’autore, che il nipote ricorda con tenera e accorata malinconia, ma anche quella dell’uomo in generale che nel tagliare(separare) e nel cucire(unire) diventa artefice del proprio destino. Una metafora di una bellezza “tragica”: cosa siamo capaci a fare dei confini (naturali o artificiali)? Sono solo ciò che divide e separa, o possono essere anche il luogo dove ci si può incontrare?

Contr_ora di Kollettivo  Kontrora (Rende – Cs)
In maniera originale e cruda viene portato in scena il tema dei temi: la difficoltà ad entrare davvero in relazione con l’altro. Vince la tentazione a proteggersi dietro a “filtri” di qualsiasi natura, pur di non rivelarsi nell’essere, ciascuno, manchevolmente speciale. Far credere di essere diversi e accontentarsi di “spiare” gli altri. Evitando di lasciarsi attraversare. Vicendevolmente.

420 OSA di Le Scimmie (Napoli)
La scena si apre con il funerale della mamma di due fratelli, separati e bloccati dalle loro diversità. In verità il funerale è quello dei desideri che non si è saputo riconoscere e che di conseguenza non si è osato concretizzare. Perché quelle che “sembrano linee, a guardarle bene sono così sfumate !”. E il valore delle cose è dato dall’uso che se ne fa.

Uccelli di passo di BeStand (Napoli)
Quanto bisogno abbiamo che qualcuno ci “racconti” una storia? Solo il racconto sa cucire insieme gli opposti: ciò che è lontano, ciò che è contraddittorio. Come si fa a stare al mondo? Come si fa a farci bastare le cose? Forse funziona entrare in “rituali”, siano essi sacri, animali o civili, quando la vita ci si mostra nel suo essere “una giostra”. Quando quello che stava sopra, va sotto e viceversa. Continuamente. E incontriamo ognuno il nostro “lemure”.

Per maggiori dettagli: https://tuttoteatro.com/i-vincitori-dei-premi-tuttoteatro-com-2021/