Peter Bogdanovich

Il 6 gennaio scorso muore Peter Bogdanovich, un uomo innamorato del cinema. I più giovani lo ricordano nei panni dello psicologo nella serie tv “I Soprano” o per aver dato voce ad uno dei personaggi dei Simpson. Ma il suo amore si è espresso attraverso film, di cui è stato regista colto ed elegante, e attraverso volumi, diventati pietre miliari della critica, su protagonisti e miti del cinema come John Ford, Orson Welles, Fritz Lang, Howard Hawks. Tutte star dell’età d’oro di Hollywood: infatti, sebbene lui vivesse durante la cosiddetta New Hollywood, i suoi film risultavano più vicini alla gloriosa Golden Age e rivelano il suo sguardo carico di nostalgia e di languore romantico.

A lui non bastava fare un film. Doveva vedere nei suoi film tutto il cinema del passato che aveva amato, come spettatore e come critico cinematografico. Non era solo cinefilia (l’influenza della Nouvelle Vague) ma il bisogno di mostrare e guardare il suo film mentre lo faceva: making movie. Senza più distanza tra il set e lo schermo. Il suo stile ha lasciato traccia in registi come Quentin Tarantino, David Fincher, Wes Anderson e Sofia Coppola.

Il suo sogno più grande si è realizzato forse nel 2018 quando è riuscito a vedere “L’altra faccia del vento”: il film incompiuto del suo mito Orson Welles, che lui ha montato secondo le indicazioni dell’amico-maestro. Nella prefazione al libro su di lui “Io, Orson Welles” così parla della loro amicizia: “… che della nostra amicizia sia sopravvissuto abbastanza da farci comprendere e ammettere i nostri errori reciproci mi pare, date le circostanze, una specie di miracolo. Come se lo scorpione e la rana arrivassero vivi di là del fiume”.

A 15 anni frequenta a New York i corsi di recitazione di Stella Adler per poi esordire a 19 anni come regista teatrale. Successivamente si dedica alla critica cinematografica curando, tra l’altro, rassegne monografiche e pubblicazioni su Orson Welles, John Ford e Alfred Hitchcock. Si trasferisce quindi a Hollywood, entrando a far parte della New Hollywood insieme a Brian De Palma, Martin Scorzese, Michael Cimino e Francis Ford Coppola. Inizia poi a collaborare con il geniale e versatile Roger Corman, per il quale fu sceneggiatore, attore, aiuto regista e operatore di riprese. Il suo esordio cinematografico arriva con il film, primo di trentaquattro, “Bersagli”. Raggiunse il successo di critica e di pubblico con “L’ultimo spettacolo” (girato in un potente bianco e nero su suggerimento dell’amico Orson Welles) e “Paper Moon”.