Ecco la STAGIONE 2025-2026 del TEATRO VASCELLO: pronti per salire a bordo alla volta di audaci attraversamenti?

STAGIONE TEATRALE 2025 2026

Manuela Kustermann Presenta la Stagione Teatro Vascello 2025-2026

Teatro d’Arte, Ricerca e Futuro

Sono queste le coordinate che guidano, anche quest’anno, la rotta del Teatro Vascello.

Una stagione, la 2025-2026, pensata come un attraversamento.

Un viaggio tra linguaggi, visioni, sperimentazioni.

Un atto poetico e politico insieme.

Fedeli alla nostra vocazione, continuiamo a battere la strada della ricerca, dell’innovazione, della memoria viva.

Non una semplice rassegna di spettacoli, ma un cantiere di senso, un laboratorio della forma che sfida l’omologazione e scardina le certezze.

In scena, i nomi più audaci e significativi del panorama teatrale contemporaneo.

Voci indipendenti, radicali, capaci di reinventare il teatro come luogo di rivelazione.

Ognuno con la propria grammatica, ognuno con la propria necessità.

Crediamo in un teatro che cura, che scuote, che non consola.

In una parola scenica che resiste: necessaria, non addomesticata, mai neutra.

Contro le narrazioni dominanti e il linguaggio manipolato dall’infocrazia, il nostro teatro si fa spazio di resilienza simbolica.

Una parola vera, viva, impertinente.

Una parola che difende l’umano, la sua complessità, la sua fragilità.

Il Teatro Vascello è questo: un microcosmo culturale inquieto e irrinunciabile.

Un avamposto. Un punto fermo nel vortice.

Accanto alla nostra programmazione – che abbraccia prosa, danza, musica – continua la collaborazione con il RomaEuropa Festival, che quest’anno si rafforza anche attraverso nuove coproduzioni di rilievo nazionale.

La stagione si aprirà a fine settembre con una rassegna di spettacoli dedicati al teatro etico e civile: opere potenti, urgenti, imperdibili.

E nel nostro foyer, spazio vivo e pulsante, torneranno gli appuntamenti con la musica dal vivo e la stand-up comedy.

Vi invitiamo a scoprire gli spettacoli in programma e a continuare con noi questo viaggio, sempre alla ricerca di un teatro che non avete mai visto.

E che non potete dimenticare.

Manuela Kustermann


23-24 settembre (martedì e mercoledì h 21)

MICROCLIMA

Scritto e diretto da Alessia Cristofanilli

Con Federico Gatti, Sylvia Milton, Luca di Sessa

Movimenti di scena Alberto Bellandi

Scene Eleonora Ticca 

Costumi Nika Campisi

Organizzazione e Ufficio Stampa Chiara Crupi – Artinconnessione

Consulente politologo Luca Argenta 

Produzione Fragile Spazio, Fondazione Friedrich-Ebert-Stiftung 

La Fabbrica dell’Attore – teatro Vascello

in collaborazione con Media Partner Scomodo- La redazione 

Durata 1 ora e 20 minuti 

Sinossi

“Che cosa erano le manifestazioni papà?” chiede Demo a Rud prima di prendere sonno. È sera e nella casa-vivaio in cui vivono insieme a 138 piante l’aria è così densa che sembra di toccarla. Edda e Rud hanno 3 figli e tante piante che chiamano per nome ogni mattina. Non sappiano nulla né del luogo né del tempo in cui si trovano. Edda e Rud si sono battuti per i valori della democrazia quando erano più giovani ed ora nel tentativo di rimanere coerenti, conducono un’esistenza sospesa tra quello che in cui credono e quello che bisogna fare per stare in piedi. 

Questo equilibrio opaco potrebbe resistere ancora a lungo, ma quella sera di settembre una manciata di parole sussurrate durante una cena, mettono in crisi l’ecosistema da dentro, le certezze crollano, insieme alle piante sulle mensole, per un attimo il mondo si rovescia, si apre la strada al dubbio e alla messa in discussione di tutta una vita. 

Note di regia 

Microclima affronta la tematica politica dal punto di vista di un piccolo microcosmo in cui delle grandi decisioni se ne avvertono gli affetti più concreti e materici. Politica, dunque, non vista dal punto di vista delle grandi ideologie, ma degli effetti più pratici e quotidiani. Microclima è spazio tangibile e allo stesso tempo metaforico di una certa condizione esistenziale, è insieme ambiente esterno e specchio di ciò che si muove dentro i personaggi. Un microcosmo umido, casa-fortezza dalle pareti di plastica, dal quale si spia il fuori, quel grande macroclima” sul quale sentiamo di non avere alcun potere.

Fragile Spazio 

Fragile Spazio è una realtà artistica, sociale e culturale ideata da Alessia Cristofanilli, drammaturga regista e pedagoga teatrale e portata avanti insieme a tutte le persone che di volta in volta la attraversano. Progetto nato nel 2018, oggi conta una fitta rete di collaborazioni con realtà diverse tra loro: teatri, spazi teatrali, centri culturali, università, organizzazioni sia in Italia che all’estero.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/microclima/268572


26-27-28 settembre (venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

A PLACE OF SAFETY
Viaggio nel Mediterraneo centrale      

ideazione Kepler-452
regia e drammaturgia Enrico Baraldi e Nicola Borghesi
con le parole di Flavio CatalanoMiguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati,

José Ricardo Peña
con Nicola Borghesi, Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, 

José Ricardo Peña
assistente alla regia Roberta Gabriele
scene e costumi Alberto Favretto
disegno luci Maria Domènech
suono e musiche Massimo Carozzi
consulente per il movimento Marta Ciappina
progetto video Enrico Baraldi
consulente alla drammaturgia Dario Salvetti
assistente alla regia volontario e video editor Alberto Camanni
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
video dello spettacolo Vladimir Bertozzi
foto di scena Luca Del Pia
si ringrazia Giovanni Zanotti per il fondamentale contributo alla drammaturgia

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Théâtre des 13 vents CDN Montpellier (Francia)

in collaborazione con Sea-Watch EMERGENCY

il progetto gode del sostegno del bando Culture Moves Europe, finanziato dall’Unione Europea e dal Goethe-Institut

spettacolo in italiano, inglese, spagnolo e portoghese con sovra titoli 

Durata 1 ora e 50 minuti

Una compagnia di teatro si imbarca su una nave di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Non sanno bene cosa stanno cercando, sanno solo che da tempo sentono parlare di ciò che accade a pochi chilometri dalle coste italiane e vogliono capire in prima persona uno dei fenomeni più drammatici degli ultimi anni: la tratta migratoria più letale al mondo, un grande rimosso collettivo della civiltà europea.

A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale, realizzato in collaborazione con Sea-Watch e EMERGENCY, è il risultato di un lungo periodo di indagine sul campo intorno al tema della SAR (ricerca e soccorso), cominciato con dialoghi tra Enrico Baraldi e Nicola Borghesi – fondatori e componenti della compagnia – e alcuni referenti di ONG, e proseguito con un periodo di residenza a Lampedusa e con la successiva partenza per la rotta mediterranea a bordo della nave Sea-Watch 5. In quasi cinque settimane di navigazione, l’equipaggio ha soccorso 156 persone, sbarcate poi nel “place of safety”, il porto di La Spezia. La nave, con Borghesi e Baraldi a bordo, è tornata in Sicilia al termine della missione.

Durante il percorso, gli artisti hanno incontrato alcuni operatori di Life Support – la nave di EMERGENCY e di Sea-Watch, che sono diventati protagonisti dello spettacolo, in scena con Nicola Borghesi: Flavio Catalano (ufficiale tecnico sommergibilisti della Marina Militare), Miguel Duarte (fisico matematico portoghese); Giorgia Linardi (giurista e portavoce di Sea-Watch, con esperienze con Medici Senza Frontiere); Floriana Pati (infermiera specializzata in medicina della migrazione); José Ricardo Peña (texano, figlio di immigrati messicani, ha lavorato come elettricista sulle navi prima di diventare volontario). 

Le testimonianze raccolte, relative agli ultimi dieci anni di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo, nella drammaturgia diventano le tappe di una missione: dalle paure prima di partire alle motivazioni che spingono a imbarcarsi, ciò che accade quando ci si avvicina alla zona delle operazioni, il soccorso, fino poi al viaggio di ritorno. Tra le narrazioni dei personaggi una domanda affiora nella mente dei registi: “Come si deve raccontare questa storia?”

A place of safety è dunque la storia dell’incontro tra una compagnia teatrale e un gruppo di persone che ha deciso di dedicare una parte della propria vita al soccorso in mare, ma è anche un discorso intimo su ciò che l’Europa vorrebbe essere, su ciò che non è, su ciò che potrebbe essere. 

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/a-place-of-safety-viaggio-nel-mediterraneo-centrale/268554


29-30 settembre (lunedì e martedì h 21)

VAUTOURS (AVVOLTOI)

di Roberto Serpi

interpretato e diretto da Sergio Romano, Roberto Serpi, Ivan Zerbinati

luci Luca Bronzo

produzione Fondazione Teatro Due Parma

Premio Mezz’ore d’Autore 2022

Il testo, cinico, allo stesso tempo reale e surreale e dai risvolti involontariamente comici, era stato selezionato nell’ambito del bando Mezz’ore d’autore nel 2022 e presentato al pubblico in versione mise-en-espace di 30 minuti; ora, ampliato, trova la sua forma più compiuta.

Durata 1h e 15’

LO SPETTACOLO

In un indefinito ambiente sotterraneo vivono tre uomini che hanno perso l’unica cosa che conta davvero: il loro lavoro. Avere un’occupazione stabile è il solo modo di esistere e di non essere soli al mondo, ma ora è tutto perduto. I tentativi per rientrare in Azienda si succedono in un crescendo goffo ma inarrestabile che mette a nudo la loro vera anima fino a quel momento assopita dalla routine. Uno spaccato cinico di un’umanità anestetizzata moralmente ed eticamente che non si ferma davanti a nulla per raggiungere lo scopo, e che non piange e non ride più, da un bel po’ di tempo. Un avvoltoio appollaiato che aspetta la sua carogna.

Per gli attori Vautours (Avvoltoi) è un vero gioco dai ritmi serrati, che segue le orme della struttura del giallo e oscilla fra la tensione di un continuo sentimento di sospensione e le paradossali conseguenze a catena innescate da una irresistibile dinamica testuale.

Un lavoro di messa in scena corale che, in un ambiente nudo e privo di appigli scenografici o sonori, fa risuonare con maggiore potenza la delicata intensità del lavoro degli attori, impegnati in un’indagine sulla ricerca del proprio posto nel mondo, forse addirittura sul senso della vita.

NOTA DELL’AUTORE

Vautours (Avvoltoi) ha due nascite. La prima in versione da mezz’ora, la seconda, quella attuale, Ampliata fino a raddoppiare, come se i tre individui senza nome della storia, non contenti di vivere per così poco tempo, ne avessero chiesto di più. Eccoli accontentati.

Il loro linguaggio è asciutto, secco, diretto, e pur essendo contemporaneo non cede ai balbettamenti del parlare quotidiano.

In una ambientazione surreale vivono il vuoto che li abita ed abitano nel vuoto.

La totale assenza di “bellurie” sia scenografiche che sonore affidano al pubblico la storia con la Leggerezza necessaria per poter spiare da vicino queste tre anime nude. E stupirsi con loro di ciò che sarà inevitabile. Roberto Serpi

Sergio Romano

Si forma a Milano, alla “Paolo Grassi”, dove ha la fortuna di incontrare grandi Artisti: Salmon, Müller, Cobelli, Ronconi; dopo la scuola Castri, che segnerà fortemente il Suo percorso formativo e con il quale collaborerà a lungo. Giulio Bosetti gli offrirà la Chance di interpretare i ruoli importanti del Teatro, fra cui Ruzante con la guida di De Bosio. Nel ’94 incontra Benno Besson, per lui Maestro, con Hamlet. Con Binasco l’incontro con full e clown, classici e moderni. In Scozia con Suspect Culture diretto da Graham Eatough e Mauricio Paroni De Castro, e in una coproduzione Italia/Scozia su testo di Gabrielli.

Altro straordinario incontro sarà con Claudio Tolcachir, in Emilia.

E i più recenti progetti per lo schermo: Amulius, nella seria per Sky Romulus, Petra, Estranei, La fuggitiva. E per il grande schermo: Un bacio, Delta, Con la grazia di un dio, Il campione, Il Nibbio, Le città di pianura. Vive in campagna.

Roberto Serpi

Nasce a Genova il 4 giugno 1967, dove vive tuttora.

Attore diplomato alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova nel 1990.

Ha lavorato in teatro con il Teatro Stabile di Genova, Teatro della Tosse, Fondazione Teatro Due, Teatro Cargo, Compagnia Katzenmacher, Progetto U.R.T., Carrozzeria Orfeo.

Diretto da Marco Sciaccaluga, Benno Besson, Andrej Sergeevič Končalovskij, Alfonso Santagata, Jurij Ferrini, Filippo Dini, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Laura Sicignano, Emanuele Conte, Carlo Sciaccaluga, Gabriele Di Luca. Al cinema e in televisione ha lavorato con Paolo e Vittorio Taviani, Andrej Sergeevič Končalovskij, Silvio Soldini, Stefano Lodovichi, Matteo Fresi, Uberto Pasolini.

Vautours (Avvoltoi) è il suo primo testo teatrale.

Ivan Zerbinati (Bologna, 1979)

Attore, Musicista, Performer. Studia Sassofono al conservatorio Giovan Battista Martin di Bologna. Diplomato come Attore alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Diplomato alla scuola di alta formazione Fondazione Pontedera per la ricerca di un nuovo attore nuovo.

Menzione speciale al premio scenario. Miglior Attore al festival di Asti. Vincitore Nuove Sensibilità 2010. Collabora con diversi artisti italiani e internazionali tra cui Yuval Avidal, Filippo Dini, Paolo Rossi, Valerio Binasco, Elena Gigliotti, Fulvio Pepe, Carrozzeria Orfeo. Al cinema lavora con Corso Salani, Davide del Degan, Gabriele Salvatores, i fratelli D’innocenzo, Susan Milic, Francesco Lagi, Cristina Comencini.

“i suoi migliori maestri sono: sana e disciplinata ossessione, ironia, un buon cuore e un sacchetto di lacrime come quelle che trovi negli stagni d’autunno.”

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/vautours-avvoltoi/268577


1-2 ottobre (mercoledì e giovedì h 21)

LUNCH WITH SONIA

creazione e regia di Federico Restrepo e Denise Greber

Loco7 Dance Puppet Theatre Company (Colombia/USA)

Coreografie di Federico Restrepo

con Melisa Álvarez, Marina Celander, Mónica Lerch, Juan Pablo Toro, e Federico Restrepo,

voce di Sonia: Luz Beatriz Pizano

Performers in Kitchen Video: Alberto Quiroga, con Esmeralda Pinzon, Carolina Restrepo, Federico Restrepo e Natalia Schönwald. 

Direttore tecnico: Juan Merchan

Riprese: Alberto Sierra Restrepo

Burattini, luci, video e scenografia di Federico Restrepo. 

Sound design e musica di Leonie Bell. 

Costumi di Becky Hubbert

produzione Loco7 Dance Puppet Theatre Company (Colombia)

associato a LaMama Excperimental Theatre Club di New York (USA)

presentato in collaborazione con La MaMa Umbria International

Con il supporto dell’Ambasciata Colombiana a Roma

e di Mid Atlantic Arts -US Artists International 

*Durata 55 minuti, senza intervallo*


In collaborazione con la Loco7 Dance Puppet Theatre Company, nell’ambito della rassegna La MaMa Puppet, presenta Lunch with Sonia, ideato e diretto da Federico Restrepo e Denise Greber.


Dedicato a Sonia Jaramillo (1940-2012) per averci ispirato a raccontare questa parte della sua storia. Le conversazioni sul suicidio assistito sollevano questioni controverse ed emotivamente complesse: moralità, religione, politica e fede.

Loco7 spera di riconoscere l’incredibile intimità e la natura molto personale della morte come evento finale di una vita umana autorealizzata e individuale e di spostare il dialogo dall’ambito filosofico al regno dell’esperienza personale e delle storie legate al tema della Morte Dignitosa.


La Loco7 Dance Puppet Theatre Company, fondata dall’artista colombiano Federico Restrepo nel 1985, sviluppa e promuove produzioni creative di danza, teatro, burattini, arti visive e altre forme di espressione artistica. La compagnia esplora l’intersezione tra razza, cultura, storia e media a New York e in tutta la comunità globale.

Le politiche culturali di Loco7 enfatizzano il pluralismo, il dialogo e la trasformazione culturale. La missione artistica di Loco7 è stata quella di sviluppare l’uso del teatro di figura come strumento per il danzatore, uno stile che incorpora danza e design. Utilizzando musiche originali, musicisti, ballerini, burattini e marionette più grandi del vero, l’obiettivo è fondere questi vari elementi e tessere una coreografia che si estende oltre il corpo del danzatore. 

Loco7 ha presentato in anteprima molti pezzi originali al La MaMa di New York City, per poi effettuare tournée in tutto il mondo. 

Informazioni sulla Loco7 Dance Puppet Theatre Company

La Loco7 Dance Puppet Theatre Company, fondata dall’artista colombiano Federico Restrepo nel 1985, sviluppa e promuove produzioni creative di danza, teatro, marionette, arti visive e altre forme di espressione artistica. La compagnia esplora l’intersezione tra razza, cultura, storia e media a New York e in tutta la comunità globale. Le politiche culturali di Loco7 enfatizzano il pluralismo, il dialogo e la trasformazione culturale. La missione artistica di Loco7 è quella di sviluppare l’uso del teatro di figura come strumento per il danzatore, uno stile che incorpora danza e design. Utilizzando musica ritmica originale, musicisti dal vivo, ballerini, burattini e marionette più grandi del naturale, l’obiettivo è fondere questi diversi elementi e tessere una coreografia che si estende oltre il corpo del danzatore. L’impegno dell’ensemble è quello di affrontare temi come la cultura e la storia del Sud e Centro America, l’esperienza degli immigrati e la vita urbana di New York.

Federico Restrepo (Creatore / Regista / Coreografo / Burattinaio / Luci) è nato a Bogotà, in Colombia, e ha fondato la sua compagnia, Loco7, a La MaMa nel 1986 per espandere l’uso del teatro di figura nel teatro danza. Con Loco7 ha creato oltre venti produzioni originali, ricoprendo il ruolo di creatore, regista e scenografo. 

COMPAGNIA

Leonie Bell (Composizione e Design del Suono) è una regista teatrale e sound designer tedesco-americana di origine berlinese, residente a New York. Le sue opere sono paesaggi bilingui, fortemente fisici e interdisciplinari, con una sfumatura assurda, che ruotano attorno a lignaggi matriarcali, immaginano la natura come protagonista e spesso conferiscono al pubblico maggiori poteri creativi

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/lunch-with-sonia/268569


7 ottobre (martedì h 21)

IL PARADISO DI ACCATTONE

dagli appunti di Pier Paolo Pasolini

un progetto di Paola Pitagora e Massimo Luconi

con Paola Pitagora

musiche originali live Mirio Cosottini (tromba)

regia a cura di Massimo Luconi

produzione La Fabbrica dell’Attore

durata 70’ 

Un viaggio affascinante nella Roma degli anni 60, quella della dolce vita e della scoperta delle borgate da parte di Pasolini, che non è ancora famoso e vive in un piccolo appartamento con la madre alla periferia di Roma. Un memoir inedito che ci racconta il girovagare nella Roma dei ragazzi di vita e alla ricerca di sua dimensione di scrittore e cineasta, in un percorso di amicizie e di rapporti con il grande mondo della letteratura e del cinema.

Non è un momento facile per Pasolini, ha lasciato l’insegnamento nella scuola di Ciampino e ha incominciato a scrivere sceneggiature per Fellini e Bolognini e sarà proprio Bolognini a fargli avere l’opportunità per realizzare il suo primo film, un capolavoro indiscusso che ancora oggi ci appassiona e ci commuove. 

Accattone è un affresco di quel sottoproletariato che vive nelle periferie delle grandi città senza alcuna speranza per un miglioramento della propria condizione, a cui non resta che la morte come via di uscita da una condizione disperante. Il film doveva essere prodotto da Federico Fellini, che si tirò indietro all’ultimo momento, preoccupato dall’imperizia di Pasolini con le tecnicità del mezzo, a cui si avvicina per la prima volta con questo progetto.  Il film sarà quindi prodotto da Alfredo Bini grazie all’aiuto di Bolognini che convinse il produttore.

Appropriarsi di questo racconto, di questo flusso di memoria intimo, dolce e straziante, è come aprire un cassetto da dove esce quel clima struggente, unico e irripetibile che si respirava a Roma negli anni ’60, quel mix di passione per il cinema, ansia di successo, amore per la vita e nello stesso tempo solitudine esistenziale. Paola Pitagora è l’attrice e la testimone ideale per comunicare questo spaccato di vita romana e le pulsioni emotive e professionali di uno straordinario intellettuale di intervento che forse è stato il vero narratore di quel pezzo di storia italiana.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/il-paradiso-di-accattone/268561


18 – 19 ottobre (sabato h 21– domenica h 17) in corealizzazione con Romaeuropa Festival)

L’ANALFABETA

liberamente tratto dai testi di Agota Kristof  

un progetto di Fanny&Alexander – Federica Fracassi

con Federica Fracassi
regia scene e luci Luigi Noah De Angelis

sound design Damiano Meacci
drammaturgia Chiara Lagani

organizzazione e promozione Marco Molduzzi

amministrazione Stefano Toma

produzione E Production, Piccolo Teatro di Milano / Teatro d’Europa, 

Teatro Stabile di Bolzano,

in collaborazione con Romaeuropa Festival, AMAT e Comune di San Benedetto del Tronto

In una fabbrica di orologi in Svizzera, Agota Kristof lavora in silenzio, immersa nel ritmo ossessivo delle macchine che scandiscono il tempo. Nel cassetto del suo tavolo da operaia, c’è un foglio e una matita: quando un pensiero prende forma, lo annota con urgenza, come per non perderlo. La lingua del luogo le è estranea. Usarla è una sfida continua, quella di “un’analfabeta”. Eppure, tra il ticchettio incessante delle macchine, la sua storia comincia a prendere vita. Per raccontarsi, Kristof deve inventare maschere (quelle di Lucas, Claus, Sandor o Line) e la fabbrica presto diventa il palcoscenico di un mondo interiore, dove i sogni e i ricordi dell’infanzia si mescolano alle immagini del presente. La compagnia Fanny & Alexander trasla queste pagine sulla scena. Federica Fracassi, con una fedeltà straordinaria, incarna Kristof: stessa espressione, stessi occhiali, stessa postura. Attraverso il suo corpo e la sua voce, la scrittrice riemerge, trasportandoci in un limbo sospeso tra la realtà e la finzione. Il sound design trasforma il ticchettio degli orologi in un battito vitale, dando forma a un labirinto di memoria e scrittura, in cui passato e presente si intrecciano. Un atto di ricordo, di resurrezione, che risveglia l’anima di Kristof in una danza tra ciò che è stato e ciò che ancora vive nel suo pensiero.

Chiara Lagani

Attrice, drammaturga e traduttrice, scrive i testi originali degli spettacoli del gruppo Fanny & Alexander fondato a Ravenna con Luigi Noha De Angelis nel 1992. Nel 2017 si aggiudica il Premio Riccione Speciale per l’Innovazione drammaturgica. Scrive a quattro mani con Elio Germano lo spettacolo La mia battaglia (Einaudi, 2021). Ha curato e tradotto I libri di Oz di Frank L. Baum (Einaudi, 2017, “I Millenni”), illustrato da Mara Cerri, e Sylvie e Bruno di Lewis Carroll (Einaudi, 2021). Nel 2022 esce per Coconino/Fandango il primo volume del graphic novel tratto da L’amica geniale di Elena Ferrante che Lagani ha scritto e Mara Cerri disegnato. Tra i molti progetti di Fanny & Alexander ricordiamo la serie di spettacoli tratti da Ada di Nabokov, quelli dal Mago di Oz di Baum, e quello tratto da L’amica geniale di Ferrante; più di recente lo spettacolo tratto da La trilogia della Città di K. di Agota Kristof, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano e vincitore di cinque premi Ubu nel 2024 e del Premio ANCT.

Luigi Noah De Angelis

Regista, scenografo, light e sound designer, filmmaker. Ha diretto tutti gli spettacoli di Fanny & Alexander, tra cui Nina (coprodotto dal Festival d’Automne di Parigi e presentato a Romaeuropa nel 2023), Addio Fantasmi dal romanzo di Nadia Terranova, Storia di un’amicizia (da L’amica geniale di E. Ferrante), Se Questo è Levi, doppio Premio UBU, Sylvie e Bruno da Lewis CarrollNel 2023 cura regia, scene, luci e video della Trilogia della città di K. al Piccolo Teatro, Milano, per il quale viene insignito dei Premi UBU 2024 nelle categorie Miglior Spettacolo, Regia, Scene, Luci. La Trilogia vince anche il Premio ANCT come migliore spettacolo. Regista d’opera, ha curato regia, scene e luci di vari spettacoli di teatro musicale tra i quali: Il Flauto Magico (2015); Orfeo nel metrò (2019); L’isola disabitata (2021); Il ritorno di Ulisse in Patria (2019); Lohengrin (2022); Il Barbiere di Siviglia (2023). Per Muziektheater Transparant (BE) dirige spettacoli di teatro musicale, come Orfeo ViajeroSerge e The Garden (presentato a Romaeuropa nel 2021).

Federica Fracassi

Interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata a scritture visionarie, feroci, poetiche classiche e contemporanee, fin dagli esordi disegna un percorso indipendente nel panorama del teatro di ricerca.

Attrice, ma anche lettrice, autrice e curatrice fonda con il regista teatrale Renzo Martinelli la compagnia Teatro Aperto, poi Teatro i, che dirige l’omonimo spazio a Milano, una vera e propria factory del teatro contemporaneo attiva dal 2004 al 2022. 

Firma insieme a Fanny & Alexander un progetto su Trilogia della città di K. di Agota Kristof, di cui è protagonista nel ruolo della scrittrice, prodotto da Piccolo Teatro di Milano e vincitore del Premio ANCT 2024 e di 5 Premi Ubu 2024.

Nel 2025 è interprete del progetto internazionale Il Vertice diretta dal maestro Christoph Marthaler. Tra le esperienze cinematografiche più significative italiane e internazionali (Diritti, Virzì, Verdone, Archibugi, Albanese, Satrapi) spicca la sempre rinnovata collaborazione con il maestro Marco Bellocchio. 

Ha ricevuto numerosi premi tra cui: Menzione d’onore e Premio Eleonora Duse, Premio Ubu, Maschere del Teatro Italiano, Premio San Ginesio all’arte dell’attore, Premio Hystrio 2021 all’interpretazione, Premio Le forme del Cinema.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/l-analfabeta/265729

https://www.vivaticket.com/it/ticket/fanny-alexander-l-analfabeta/264734 BIGLIETTERIA DI ROMAEUROPA


Dal 21 al 26 ottobre (dal martedì al venerdì h 21 sabato h 19 e domenica h 17) 

in corealizzazione con Romaeuropa Festival

FRANKENSTEIN (a love story) + FRANKENSTEIN (a history of hate)

uno spettacolo di Motus

ideazione e regia di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande

drammaturgia Ilenia Caleo
con Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, Enrico Casagrande
adattamento e cura dei sottotitoli Daniela Nicolò
traduzione Ilaria Patano
assistenza alla regia Eduard Popescu
scena e costumi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
disegno luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
estratti musicali di Demetrio Cecchitelli, Dario Moroldo, David Lynch,
Wovenhand, Bon Iver, Djrum, Jon Hopkins, Arvo Part, Burial,
Fontaines D.C., Dans Dans, Mechanical Cabaret, Bones, Jessica Moss
grafica Federico Magli
video Vladimir Bertozzi

produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Festival delle Colline Torinesi,Kunstencentrum VIERNULVIER (BE) e Kampnagel (DE), residenze artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Santarcangelo Festival, Teatro Galli-Rimini, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale”, Rimi-Imir (NO) e Berner Fachhochschule (CH), con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna.

in collaborazione con Romaeuropa Festival

La compagnia italiana Motus presenta per la prima volta insieme i due capitoli del proprio progetto dedicato alla figura di Frankenstein: A love story e A History of Hate. Se nel primo capitolo la solitudine della scrittrice Mary Shelley e delle sue creature diventa spunto per esplorare il confine tra umano e non-umano, in A History of Hate tratta di quell’inceppo del meccanismo amoroso che provoca un ribaltamento dalle conseguenze irreversibili. È qui che l’amore, inaspettatamente, si trasforma in odio, la benevolenza in violenza, e le creature, inascoltate e isolate, si fanno mostri. Come nel romanzo di Shelley, dove la creatura è un “infelice”, qui il mostro nasce dalla solitudine, dalla sofferenza, e dal rifiuto, in un continuo, doloroso tentativo di trovare un posto nel mondo.

Acquista on line spettacolo con RomaEuropa mercoledì 22 ottobre h 21 e sabato 25 ottobre h 19 https://www.vivaticket.com/it/ticket/motus-frankenstein-a-love-story-frankenstein-a-history-of-hate/264733

Acquista giovedì e venerdì h 21 e domenica 26 ottobre h 17 https://www.vivaticket.com/it/ticket/frankenstein-a-love-story-frankenstein-a-history-of-hate/265728


Dal 28 al 30 ottobre (martedì, mercoledì e giovedì h 21) 

in corealizzazione con Romaeuropa Festival

LA DIVA DEL BATACLAN

regia, drammaturgia e testi Gabriele Paolocà con Claudia Marsicano
musiche originali Fabio Antonelli
con Claudia Marsicano

aiuto regia Marco Fasciana
scene Rosita Vallefuoco
luci Martìn Emanuel Palma
costumi Anna Coluccia
prodotto da Cranpi, SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, 

Romaeuropa Festival
con il contributo di MiC – Ministero dei Beni Culturali
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo

ufficio stampa Antonella Mucciaccio

in collaborazione con Romaeuropa Festival

La Diva del Bataclan è un musical che scava nelle pieghe oscure di una società ossessionata dalla fama e dalla redenzione. Creato da Gabriele Paolocà, con musiche di Fabio Antonelli, lo spettacolo racconta la storia di Audrey, una giovane donna disposta a tutto pur di sfuggire a una realtà da cui si sente lontana. Claudia Marsicano dà vita a questa figura ambigua, reinventando se stessa come sopravvissuta agli attacchi del Bataclan in un pericoloso gioco tra finzione e realtà. Gli attacchi del 13 novembre 2015 sono stati l’epicentro di un’esplosione mediatica, dove dolore e solidarietà hanno preso forma e voce sui social media, ma anche – nella contraddizione che segna il nostro presente – sono diventati terreno fertile per l’invidia per la visibilità di chi è al centro della tragedia. In un mondo di immagini e parole, che amplifica il dramma trasformandolo in spettacolo, emerge il terreno fertile per la creazione di “false vittime”: figure che scelgono di aumentare la propria visibilità appropriandosi del dolore altrui. Nel suo disperato desiderio di riscatto, Audrey si immerge in un’identità costruita, sfidando la realtà e i suoi confini, e si trasforma in una martire, la “Diva del Bataclan”. Rocker (riferendosi alla band Eagles of Death Metal che si esibì la notte del tragico evento), è pronta a trascinare il pubblico in un vortice dove ogni nota racconta il desiderio di reinventarsi e scomparire, di essere vista a ogni costo.

Gabriele Paolocà è regista, drammaturgo e attore teatrale e cinematografico. È membro fondatore della compagnia VicoQuartoMazzini, con la quale dal 2010 esplora opere originali e rivisitazioni di grandi classici teatrali e letterari. Nel 2024, con VQM, ha vinto 4 Premi Ubu (Miglior Spettacolo, Miglior Attore, Miglior Attrice, Miglior Disegno Luci) per La Ferocia e nel 2021 ha ricevuto il Premio Hystrio come migliore compagnia emergente italiana. Tra i suoi lavori: La Ferocia (2023), tratto dal romanzo di Nicola Lagioia, prodotto da SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, LAC Lugano Arte e Cultura, Romaeuropa Festival, Tric Teatri di Bari e Teatro Nazionale di Genova; Livore. Mozart & Salieri (2020), prodotto da SCARTI e Festival delle Colline Torinesi; Vieni su Marte (2018), sostenuto da Mibact e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina”; Leave the Kids Alone (2018), installazione prodotta da Fabulamundi Playwriting Europe; Karamazov (2017), progetto speciale che debutta al Teatro Petruzzelli di Bari; Little Europa (2016), rielaborazione del Piccolo Eyolf di Henrik Ibsen, selezionato dall’Ibsen Festival di Oslo; e Amleto Fx (2015), vincitore dell’In-box Award e della categoria Direction Under 30.

Claudia Marsicano è un’attrice di cinema e teatro, performer e regista, vincitrice del Premio Ubu 2017 come Migliore Attrice e Performer Under 35. È nota per le sue interpretazioni teatrali in R.osa di Silvia Gribaudi, candidato al Premio Ubu 2017 come Miglior Spettacolo di Danza e portato in tournée in tutto il mondo, e in Socialmente e Tropicana della compagnia milanese Frigoproduzioni. Ha inoltre lavorato con la compagnia LeviedelFool in Heretico e Made in China. La Marsicano ha partecipato al film Mi chiedo quando ti mancherò, regia di Francesco Fei. Nel 2021 è stata scelta da Cattleya per interpretare il ruolo di Caterina nella versione italiana di This Is Us, intitolata Noi.

Fabio Antonelli è un compositore e polistrumentista. Ha composto e prodotto musica per film, TV, teatro, mostre fotografiche e videogiochi in Italia, Stati Uniti, Nigeria e Cina. Vivendo tra Roma, Los Angeles e Pechino, Antonelli ha collaborato nel corso degli anni con il fotografo Steve McCurry, Eimear Noone, direttore d’orchestra degli Oscar 2020 e direttore d’orchestra delle colonne sonore dei videogiochi Blizzard, e con la China Central Television (CCTV). Collabora regolarmente con il fumettista e animatore Sio (Scottecs) e ha composto le musiche per il suo primo film d’animazione, “La mosca più grande del mondo”, prodotto da I Wonder Pictures. Antonelli è anche l’ideatore del podcast “SuonA Tipo Bene”, che ha totalizzato oltre 330.000 ascolti in Italia.

Acquista on line biglietteria di RomaEuropa martedì e giovedì 28 e 30 ottobre h 21  https://www.vivaticket.com/it/ticket/gabriele-paoloca-claudia-marsicano-fabio-antonelli-la-diva-del-bataclan/264735 – mercoledì 29 ottobre h 21 https://www.vivaticket.com/it/ticket/la-diva-del-bataclan/265730


Dal 12 al 16 novembre (dal mercoledì al venerdì 21 sabato h 19 e domenica h 17)   

in corealizzazione con Romaeuropa Festival

OLTRE

ideazione e regia Fabiana Iacozzilli
dramaturg Linda Dalisi

con Andrei Balan, Francesco Meloni, Marta Meneghetti, Giselda Ranieri, Evelina Rosselli, Isacco Venturini, Simone Zambelli
scene Paola Villani
musica e suono Franco Visioli
luci Raffaella Vitiello
animazione cura Michela Aiello
aiuto regia Cesare Del Beato
aiuto regia volontario Matilde Re e Francesco Savino

produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con Cranpi, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
con il sostegno e debutto nazionale Romaeuropa Festival
con il sostegno del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale, Teatro Biblioteca Quarticciolo
con il contributo dell’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo
un ringraziamento a Fivizzano27

Con Oltre, Fabiana Iacozzilli torna al Romaeuropa Festival per raccontare una storia di sopravvivenza e trasformazione. Scritta da Linda Dalisi, la pièce è ispirata al disastro aereo sulle Ande del 1972: sedici giovani in lotta contro il freddo, la fame e la morte. Il loro atto più estremo – nutrirsi dei compagni perduti – diventa sacro, comunione tra vivi e morti. Il rugby, gioco di corpi intrecciati, diventa simbolo di resistenza: nella mischia, ci si tiene e si spinge avanti insieme. Nella neve, la fusoliera spezzata è grembo e tomba, rifugio e prigione. Le marionette di Paola Villani trasformano la sofferenza in visione: corpi che appassiscono, si fratturano, si fondono l’uno nell’altro. Oltre non è una storia di catastrofe, ma di rinascita. Di ciò che resta, di ciò che ci tiene in vita. E della memoria, che si rifiuta di lasciar scomparire i morti.

Biografia

Fabiana Iacozzilli: Regista e drammaturga, esplora la drammaturgia scenica e le potenzialità espressive dell’interprete. Dal 2013 collabora con il Teatro Vascello e dal 2017 con Cranpi e Carrozzerie NOT. Dal 2011 è membro del LINCOLN CENTER DIRECTORS LAB/Metropolitan NY. Tra i suoi lavori: Aspettando Nil, vincitore dell’Undergroundzero Festival di New York; La trilogia dell’attesa, premiato al Play Festival (Atir e Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa); La classe, presentato in anteprima al Romaeuropa Festival 2018, vincitore dell’In-Box Prize 2019, dell’ANCT Critics’ Award 2019 e di quattro nomination agli UBU (tra cui quella per il Miglior Sound Design, vinta da H. Westkemper). Una cosa enorme ha debuttato alla Biennale Teatro 2020 ed è stato messo in scena al REF2021. Nel 2023 ha debuttato En Abyme alla Biennale di Venezia e Il grande vuoto al REF2023, concludendo La trilogia del vento. Si occupa inoltre di pedagogia teatrale e progetti che utilizzano il teatro come strumento di interazione culturale. Nel 2021 ha diretto Abitare il ritorno, un progetto di teatro comunitario di Asinitas nell’ambito di INCROCI, un’iniziativa che promuove il teatro come mezzo di scambio culturale, e ha contribuito a Literacy Act, un programma internazionale per lo scambio di pratiche teatrali. Nel 2023, in collaborazione con Cranpi e Villa Pia-Gruppo Ospedaliero Italiano, ha co-diretto Piccole donne, un laboratorio teatrale per giovani donne con disturbi alimentari, ispirato al romanzo di Louisa May Alcott.

Acquista on line biglietteria di RomaEuropa mercoledì 12 novembre h 21 e sabato 15 novembre h 19 https://www.vivaticket.com/it/ticket/fabiana-iacozzilli-oltre-come-16-29-persone-hanno-attraversato-il-disastro-delle-ande/264739 – giovedì e venerdì 13.14 novembre h 21, domenica 16 novembre h 17 https://www.vivaticket.com/it/ticket/fabiana-iacozzilli-oltre-come-16-29-persone-hanno-attraversato-il-disastro-delle-ande/265731


18 novembre (martedì h 21)

BURNT OFFERING (Je: Una Vita in Fiamme)

direttore artistico e coreografia: Jang Hyerim

vice direttore artistico: Jang Seoyi

danza: Jang Hyerim, Jang Seoyi, Lee Gowoon, Lee Sookyung, Choo Seryoung

musica: Park Jihyun, Cha Haerang

composta e diretta da Ju Bora e Hwang Gina

assistenti alla coreografia: Jang Seoyi, Lee Gowoon

dramaturg: Chae Min testi: Lee Joohee

disegno luci: Kim Keonyoung sound design: Han Changwoon

costumi: Min Cheonhong, Bae Kyoungsool direttore di scena: Park Jonghoon

produttore: Uh Jean 99artcompany di Seoul Corea

in collaborazione con Istituto Cultura Coreano e Korean Foundation for International Cultural Exchange

durata 55’

In tutto il mondo molte delle danze tradizionali nascono da riti religiosi.

Burnt Offering della compagnia coreana 99artcompany ci invita a riflettere su quali possono essere oggi i nuovi rituali, per cosa potremmo pregare e come possiamo attingere al passato.

Questa creazione, premiata come miglior produzione ai Seoul Arts Awards, si basa sulla danza tradizionale “Seungmu” e utilizza la musica coreana, la voce e il movimento per esprimere le storie contemporanee che bruciano dentro di noi.

I danzatori si riuniscono all’altare e, uno alla volta, offrono il loro sacrificio. Sono operai, travolti e sopraffatti dal lavoro, intrappolati in una ripetitiva routine quotidiana, la loro vita brucia e si consuma senza significato, ma quando alzano lo sguardo, mentre nuvole di incenso fluttuano nell’aria, danno inizio a una danza che arde, avvolgendo tutti i sensi e risuonando nell’anima.

In un mondo opprimente e alienante, il loro gesto diventa un sacrificio alla ricerca di senso, bellezza e pace.

99artcompany, diretta dalla coreografa Jang Hyerim, sviluppa la sua ricerca partendo dall’unicità della tradizione coreana riletta attraverso uno sguardo contemporaneo. Fondata nel 2014, le sue creazioni superano l’idea di una tradizione standardizzata e propongono una visione che sottolinea l’importanza del ruolo dell’arte nel guidare i cambiamenti della nostra società.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/burnt-offering/268559


Roberto Latini. Foto ©Masiar Pasquali

dal 21 al 30 novembre (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

ANTIGONE

di Jean Anouilh 

adattamento di Roberto Latini

personaggi e interpreti

Silvia Battaglio – ISMENE

Ilaria Drago – EMONE

Manuela Kustermann – LA NUTRICE

Roberto Latini – ANTIGONE

Francesca Mazza – CREONTE 

scene Gregorio Zurla

costumi Gianluca Sbicca

musica e suono Gianluca Misiti

luci e direzione tecnica Max Mugnai

in collaborazione con Bàste Sartoria

regia Roberto Latini

produzione La Fabbrica dell’Attore teatro Vascello – Teatro di Roma teatro Nazionale 

Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo.

È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione.

È filosofia scesa intorno a noi, che ci cammina accanto, che ci chiede, che ci ascolta. 

È una delle prove del nostro essere umani, una di quelle poche che abbiamo scelto di portarci attraverso i secoli, per affermarci e riconoscerci.

Per consolarci, promettendo a noi stessi di averne cura.

L’abbiamo evocata, immaginata, misurata al nostro poco. L’abbiamo trattenuta, pregata, liberata nel cuore.

L’abbiamo raccontata, ogni volta che abbiamo potuto.

L’abbiamo riscritta con le parole nuove che abbiamo imparato vivendo, morendo nel quotidiano fallire, sapendo che ogni variazione è già Teatro.

Come quando lo spettacolo incontra un altro palcoscenico oltre quello del debutto,

la misura, l’accordo, la messa in voce di suoni e corpi, si conclamano dallo spazio successivo a quello della prima.

Le parole sono in movimento, avanti e indietro e intorno al punto di percezione di quando siamo spettatori.

Come quando lo spettacolo incontra un’altra platea oltre quella del debutto. 

Il dono che portiamo è una promessa e quella di Anouilh è un’Antigone che ci parla da così vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla.

La sentiamo dire di noi in tutte le lingue, e capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro.

Di Antigone, Anouilh, non ha riscritto le parole, ha scritto la voce.

Antigone o della disputa della ragione, delle ragioni. 

Di quelle trasversali, dimesse dall’identità individuale a favore di un corpo-coro che le comprenda tutte.

Oltre l’appartenenza, l’anagrafica, il genere, sono parole che vengono da noi stessi: le ascoltiamo nella nostra stessa voce: siamo Antigone e Creonte insieme, o lo siamo già stati più volte, di più in certe fasi della vita e meno in altre e viceversa o in alternanza.

Le leggi devono regolare il vivere o la vita dovrebbe regolare le leggi che regolano la vita? Uno di fronte all’altro, a farsi carico di una ragione giusta, di una giustizia, o di un’altra giustizia, incontriamo noi di fronte a noi, a scegliere le domande da infilare nelle tasche del tempo, dell’età, della speranza; ad aspettare le risposte che il tempo, guardandoci, sceglierà di farci dire.

Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi.

Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari. 

Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso.

Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone.

A Teatro parliamo sempre di questo:

Essere uomini o essere umani. Roberto Latini

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/antigone/268555


Dal 2 dicembre all’11 gennaio (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

METADIETRO 

di Flavia Mastrella Antonio Rezza 

con Antonio Rezza 

e con Daniele Cavaioli 

habitat Flavia Mastrella 

(mai) scritto da Antonio Rezza 

assistente alla creazione Massimo Camilli 

luci e tecnica Alice Mollica 

voci fuori campo Noemi Pirastru e Mauro Ranucci

montaggio traccia sonora Barbara Faonio 

mix traccia sonora Stefano Falcone  

macchinista Eughenij Razzeca 

organizzazione generale Tamara Viola, Stefania Saltarelli 

metalli Cisall 

foto Flavia Mastrella  

Annalisa Gonnella, Giulio Mazzi 

ufficio stampa Artinconnessione 

una produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello – Rezza Mastrella 

L’ammutinamento è sempre auspicabile in un organismo sano. Un ammiraglio blu elettrico 

tenta di portare in salvo la sua nave spalleggiato da una frotta che lo stordisce con ossessioni di mercato: la salvezza di chi ti è vicino non è la via di fuga per chi vive delle proprie idee. In ogni caso nessuno è colpevole, c’è solo un gran divario nello stare al mondo. Tra visioni difformi si consuma l’ennesimo espatrio, che non è la migrazione di un popolo, ma l’allontanamento inesorabile dalla propria volontà.   

E vissero tutti relitti e portenti.   

Tornare alla dimensione naturale e selvaggia è impossibile. Viviamo una nuova preistoria; la mansione umana è mortificata, confusa e inadeguata. Nello spazio virtuale fatto materia, un ecopentagono provoca il vuoto, personaggi invisibili fiancheggiano l’egocentrico edificio: 

non sono fantasmi ma sollecitazioni induttive e, nonostante tutto, la realtà non è mai uniforme, scombina sempre i programmi prestabiliti e nutre in modo imprevedibile la funzione della fantasia. 

La crudeltà tecnologica permea l’essere vivente. 

È la scomparsa dell’eroe.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/metadietro/268571


Lunedì’ 22 dicembre (h 21)

LE GRANDI COLONNE SONORE  2

M° Paolo Vivaldi dirige l’Orchestra Giovanile di Roma

omaggio a Nino Rota, Ennio Morricone, Ryūichi Sakamoto e altri.

dopo il grande successo dello scorso anno proponiamo una nuova edizione del concerto con l’esecuzione sinfonica delle più celebri colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema, verranno eseguite e introdotte da una breve introduzione del Maestro Vivaldi che ne spiegherà la loro attinenza al film e le loro caratteristiche espressive Il concerto sarà eseguito con il supporto delle immagini dei film sullo schermo.

acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/le-grandi-colonne-sonore-2/268567


Dal 15 al 18 gennaio (giovedì e venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17) 

WONDER WOMAN

di Antonio Latella e Federico Bellini

regia Antonio Latella

con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti

Costumi Simona D’amico

Musiche e suono Franco Visioli

Movimenti Francesco Manetti e Isacco Venturini

produzione TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Stabilemobile

Durata 80 minuti

Nel 2015, ad Ancona, una ragazza peruviana è con ogni probabilità vittima di uno stupro di gruppo; con una sentenza che suscitò molto scalpore, le giudici della Corte d’Appello chiamate ad emettere una sentenza sul fatto decisero di assolvere gli imputati con motivazioni quantomeno discutibili. Secondo le giudici, la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente e causa di violenza sessuale. La Corte di Cassazione, fortunatamente, ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro; eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, in un singolare rovesciamento in cui pare che la vittima stessa sia in pratica l’imputato, come fosse colpevole del proprio aspetto.

Lo spettacolo si muove da questa vicenda ripercorrendone i contenuti essenziali e affidando a quattro giovani donne il racconto, immaginato e teatralizzato, del caso giudiziario; Vichingo, questo il soprannome con cui, nella realtà,  era chiamata dai ragazzi la vittima, diviene qui una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata, dove ogni incontro, dai poliziotti di quartiere alle giudici stesse, finisce per rafforzare l’idea di una comunità in cui non c’è spazio né per la pietà né tanto meno per la giustizia stessa. Un flusso di parole senza interruzioni che corre, palpita e a volte quasi s’arresta come il cuore della ragazza, sottoposta a continui interrogatori, richieste, spiegazioni che la violenza subita non può rendere coerenti, logiche e senza contraddizioni. Eppure, come la Wonder Woman disegnata e creata da William Marston, l’eroina di questo racconto teatrale non si darà mai per vinta, forte della propria volontà interiore, qui metaforicamente simboleggiata dal lazo della verità, l’arma che costringe chiunque ne venga avvolto a non mentire. Lo stesso Marston che, oltre ad aver creato il fumetto della super-eroina figlia delle Amazzoni, è conosciuto per aver brevettato la cosiddetta “macchina della verità”; lo sforzo di una vita tesa a individuare le storture della società cercando di risolvere, se non di rimuovere, quel confine spesso troppo arbitrario tra verità e menzogna. Antonio Latella e Federico Bellini

WONDER WOMAN – note di drammaturgia 

 Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, “Wonder Woman” ripercorre la vicenda di una ragazza peruviana vittima di uno stupro di gruppo e di una sentenza dove gli imputati vennero assolti in secondo grado di giudizio, grazie a criteri assai discutibili quali l’estetica della giovane donna. La scrittura del testo si muove provando a ricostruire con l’immaginazione non solo il fatto in sé, quanto i continui ostacoli affrontati dalla ragazza per provare ad affermare la propria verità; un flusso di parole, spesso senza punteggiatura, che pare assecondare il ritmo, il battito cardiaco e il susseguirsi dei pensieri della giovane, sottoposta a interrogatori o richieste che sembrano non tener conto del trauma subito e del dolore provato. L’intera vicenda contribuisce a creare una sorta di eroina contemporanea, una Wonder Woman che, come nel fumetto creato da William Marston, sembra essere parte di quelle Amazzoni costrette a combattere contro gli uomini oppressori guidati da Ercole. Una donna guerriera dei nostri tempi che non esita a denunciare i propri assalitori e a farsi carico della fatica e della sofferenza che provoca ogni tentativo di far emergere l’autenticità dei fatti, come ben sapeva William Marston stesso, a cui si deve, oltre all’invenzione di Wonder Woman, la creazione della cosiddetta macchina della verità.  Seguendo queste linee guida, il testo diviene quasi un nastro di registrazione che di continuo si arresta e si riavvolge per tornare al punto di partenza, accettando e raccogliendo in sé anche le contraddizioni che caratterizzano quasi ogni deposizione, in un contesto anche sociale dove la ricerca della verità, più che promossa, pare piuttosto scoraggiata o strumentalizzata. In questo modo, il testo prova a mettere su un ideale banco degli imputati non soltanto gli autori stessi del crimine qui citato, quanto un’intera comunità, media inclusi, che non riesce ad evitare di muoversi tra due estremi, l’omertà o la spettacolarizzazione del dolore.

acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/wonder-woman/268578


dal 20 al 25 gennaio (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

AMORE

uno spettacolo di Pippo Delbono

con Dolly Albertin, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, 

Mario Intruglio, Pedro Jóia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, 

Grazia Spinella

musiche originali di Pedro Jóia e di autori vari

collaboratori artistici Joana Villaverde (scene), Elena Giampaoli (costumi), 

Orlando Bolognesi (luci), Tiago Bartolomeu Costa (consulenza letteraria)

suono Pietro Tirella, capo macchinista Enrico Zucchelli

regia Pippo Delbono

produzione Emilia Romagna Teatro ERT- Teatro Nazionale

Durata: 1 ora senza intervallo

«Che altro può una creatura se non amare tra creature, amare?

Amare e dimenticare, amare e amar male, amare, decisamente, amare?

Amare ciò che il mare trascina alla spiaggia, ciò che interra, ciò che, nella brezza marina, è sale, esigenza d’amore, ansia pura?

Amare l’inospitale, l’aspro,

un vaso senza fiori, un suolo di ferro, un uccello rapace. Questo è il nostro destino: amare senza limiti.

Amare la nostra carenza d’amore»

Carlos Drummond De Andrade

Il progetto nasce dall’incontro e dall’amicizia fra Pippo Delbono e il produttore teatrale italiano da anni attivo in Portogallo Renzo Barsotti e dal loro desiderio di realizzare insieme uno spettacolo sul Portogallo. Da qui inizia la ricerca sull’“amore” come sentimento, stato dell’anima. Un vero e proprio ingranaggio nell’organismo umano, che seleziona, sposta, frantuma e ricompone tutto ciò che vediamo, che sentiamo, tutto ciò che desideriamo.

Amore è un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia esterna – oltre al Portogallo, l’Angola, Capo Verde – e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al minimo colpo della vita. Le note sono quelle malinconiche del fado, che esplodono in slanci energici attraverso la voce dei suoi cantanti, spalancata a raggiungere ogni angolo della sala; il ritmo quello ora di una parata, ora di un tableau vivant, ora di una lenta processione; l’immagine è un quadro che muta nei colori, si scalda e si raffredda.

E c’è, poi, la parola poetica, restituita dal registro caldo dell’artista ligure attraverso il suo consueto, ipnotico, salmodiare al microfono. Le parole sono quelle di Carlos Drummond de Andrade, Eugénio De Andrade, Daniel Damásio Ascensão Filipe, Sophia de Mello Breyner Andresen, Jacques Prévert, Rainer Maria Rilke e Florbela Espanca.

“Questo spettacolo – racconta Pippo Delbono – presenta una duplice visione dell’amore. Da una parte – e sono i testi a prendere voce – ci mettiamo, tutti, alla ricerca di quell’amore, cercando di sfuggire alla paura che ci assale. In questo viaggio si cerca di evitarlo, questo amore, anche se ne riconosciamo costantemente l’urgenza; io lo ricerco, ma anche lo voglio, ed è proprio questo che fa paura. Ma il cammino – fatto di musiche, voci, immagini – riesce poi, forse, a portarci verso una riconciliazione, un momento di pace in cui quell’amore possa manifestarsi al di là di ogni singola paura”.

A tenere insieme un montaggio emotivo mai del tutto pacificato è una grammatica scenica che alterna il pieno al vuoto, il canto alla musica, la voce viva al silenzio, alla ricerca di una rappresentazione onirica ed elegiaca della crudele risacca di distacco e ricongiungimento. Protagonista è l’assenza, è la distanza, è la nostalgia, una mappatura di emozioni che scava nell’animo dell’autore, dei suoi interpreti e dello stesso spettatore, chiamato a cercare sempre con gli occhi ciò che manca e che, inesorabilmente, tarda a manifestarsi.

Amore vuole essere il tentativo di condivisione di un incontro fugace: l’amore è «un uccello rapace» che afferra e porta via e che, così facendo, si presenta come qualità totalmente umana. Le lingue diverse che si abbracciano nella trama sonora sono espressione di questa terra, il Portogallo, che accoglie e che lascia tracce; lo slancio poetico ci ricorda quale forma di rispetto dovremmo sempre offrire a quei moti dell’anima altrimenti sempre messi sotto assedio dalla paura, dalla diffidenza, dalla vergogna.

Amore è ancora una volta il tentativo di portare dentro al teatro la vita. Nominando questa parola, invocandola in maniera laica e sognante, abbiamo forse la possibilità di darle voce e, a lungo grande assente nei discorsi pubblici, liberarla dalla confusione che ha regnato sull’intera narrazione di questa odissea globale, spaventosa, terribilmente umana.

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/amore/268942


dal 27 gennaio all’8 febbraio (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

MISURARE IL SALTO DELLE RANE

Uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo

Drammaturgia Gabriele Di Luca

Regia Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti

Con Elsa Bossi, Marina Occhionero e Chiara Stoppa

Assistente alla regia Matteo Berardinelli

Musiche originali Massimiliano Setti

Scene Enzo Mologni

Costumi Elisabetta Zinelli

Direzione tecnica e luci Silvia Laureti Macchinista Cecilia Sacchi

Realizzazione scene Atelier Scenografia Fondazione Teatro Due

Realizzazione costumi Atelier Sartoria Fondazione Teatro Due

Illustrazione locandina Federico Bassi e Giacomo Trivellini

Foto di scena Simone Infantino

Organizzazione Luisa Supino e Francesco Pietrella


Ufficio stampa Raffaella Ilari

Una produzione Fondazione Teatro Due, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Teatro Stabile d’Abruzzo, Teatri di Bari e Fondazione Campania dei Festival – 

Campania Teatro Festival

in collaborazione con Asti Teatro 47

Misurare il salto delle rane è una dark comedy ambientata in un piccolo paese di pescatori tra gli anni ’80 e ’90. Protagoniste sono tre donne di diverse generazioni – Lori, Betti e Iris – unite da un tragico lutto avvenuto vent’anni prima e ancora avvolto in un’aura di mistero. Il paese emerge come un frammento dimenticato, circondato da un vasto lago e da una palude minacciosa che lo isola dal mondo esterno, un microcosmo sospeso tra arcaismo e quotidianità, dove una piccola comunità persiste ancorata a consuetudini superate. 

Partendo da questo habitat, Misurare il salto delle rane, la nuova produzione di Carrozzeria Orfeo, senza rinunciare all’ironia che la contraddistingue, vuole essere un’indagine poetica e tragicomica sulla condizione umana contemporanea: un viaggio nell’intimità di tre esistenze femminili che si specchiano l’una nell’altra e che, in modo diverso, rifiutano etichette imposte dall’esterno. Tre età, tre mondi, tre stagioni della vita che intrecciano le loro esistenze, scavate da lutti e assenze, ma anche da rinascite, alleanze e complicità profonde.

Nucleo pulsante della narrazione è proprio il femminile. Le manifestazioni della violenza e dell’oppressione verso le donne, endemiche nei contesti rurali dell’epoca, affiorano nel tessuto sociale della comunità con modalità sottili ma pervasive. I personaggi maschili incarnano quasi invariabilmente figure di minaccia o fallimento.

Lo spettacolo esplora le contraddizioni dell’esistenza: la pesantezza e la leggerezza, il dolore e il riso, il radicamento e il desiderio di evasione. Attraverso dialoghi taglienti e situazioni paradossali, momenti di puro lirismo e gesti simbolici, che si intrecciano nella narrazione, alternando momenti di intensità visiva a passaggi di caustica comicità, Carrozzeria Orfeo costruisce un racconto intimo, in cui la gravità del dolore si affianca alla leggerezza dell’ironia. Misurare il salto delle rane è un invito a confrontarsi con i propri limiti, a cercare la bellezza nei gesti semplici, in piccoli atti di trasformazione dove pare non accadere nulla. È un’ode alla complessità dell’essere umano, con la sua infinita capacità di perdersi e ritrovarsi, tra ciò che ci definisce e ciò che ci supera.

acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/misurare-il-salto-delle-rane/268573


9 -10-11 febbraio (lunedì, martedì e mercoledì h 21)

IL SEN(N)O  

di Monica Dolan 

titolo originale The B*easts

dramaturg e traduzione Monica Capuani

con Lucia Mascino 

scene Maria Spazzi

luci e suoni Roberta Faiolo

costumi Stefania Cempini

assistente alla regia Michele Iuculano

tecnico di produzione Christian Laface

adattamento e regia Serena Sinigaglia

produzione Teatro Carcano

distribuzione a cura di Mismaonda 

durata 75’ senza intervallo

Alla fine tutto si riduce a una sola domanda: pensiamo che il seno sia una cosa oscena oppure che sia quello che è e basta?

Una psicoterapeuta si trova a dover valutare un gesto mai compiuto prima. Una madre ha preso una decisione sul corpo di sua figlia e questa decisione scatena intorno a lei una serie di conseguenze e di reazioni sempre più fuori controllo.

Un monologo volutamente sfidante, Il Sen(n)o ci conduce nell’esplorazione di un tema terribilmente attuale: come l’esposizione precoce alla sessualizzazione e alla pornografia nell’era di internet abbiano inciso profondamente sulla nostra cultura.

Scritto da Monica Dolan e tradotto da Monica Capuani, dopo un enorme successo in Inghilterra Il Sen(n)o debutta per la prima volta in Italia interpretato da Lucia Mascino con la regia di Serena Sinigaglia.

Lucia Mascino, attrice poliedrica e sui generis, la cui carriera spazia dal teatro, alla televisione, al cinema sia d’autore che popolare, ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi tra i quali: 4 candidature ai Nastri d’argento, il Premio Anna Magnani per il cinema nel 2018 come miglior attrice protagonista e il Premio Flaiano per il teatro nel 2023.

“Quando ho letto il testo un anno fa, ho pensato che fosse urgente portarlo in scena. Abbiamo impiegato un anno con Serena per addentrarci in una materia così toccante, complessa e piena di riverberi come la manipolazione continua della nostra identità che viviamo, immersi come siamo, in modelli di marketing più che in situazioni reali, e come questa manipolazione sia ancora più violenta e fuori controllo nella zona dell’infanzia e dell’adolescenza” – Lucia Mascino 

Serena Sinigaglia regista eclettica e trasversale, la cui carriera dura da più di 25 anni. Dirige opere liriche e prosa. Classici e contemporanei. Collabora coi più importanti drammaturghi italiani nella creazione di testi originali, tra questi Roberto Saviano, Fausto Paravidino, Letizia Russo, Emanuele Aldrovandi. Riceve numerosi riconoscimenti tra i quali «Donnediscena» come migliore regista dell’anno, premio «Hystrio» alla regia, e il premio Hystrio Twister 2023 per Supplici.

“Cerco testi che sappiano cogliere le questioni più urgenti della contemporaneità. “Il Senno” apre uno squarcio, mai retorico, mai scontato, nelle contraddizioni profonde della nostra società. Il teatro per me è questo: un testo urgente, un’attrice straordinaria e un pubblico desideroso di vedere la realtà con limpidezza, capace di trovare un senso e una direzione autonoma e responsabile di vera umanità.” – Serena Sinigaglia

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©Chiara Pasqualini MIP

dal 13 al 22 febbraio dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

debutto venerdì 13 febbraio h 21

POVERI CRISTI

di e con Ascanio Celestini

e con Gianluca Casadei alla fisarmonica

produzione FabbricaTeatro Carcano

<<Chi sono i poveri cristi? Sono l’ultimo della classe quando ci stavano le classi differenziali per i poveri; la pecora nera nel manicomio che risolveva il problema per quelli che stavano fuori, ma non per quelli che stavano dentro; quello che sta inchiodato a qualche malattia senza colpa, ma anche senza futuro, eccetera.

E se dico “eccetera” ho detto tutto. Ho detto tutti.

L’idea di questo progetto è quella di trovare le parole per raccontare questi poveri cristi che non hanno una lingua per raccontarsi che non sia quella della pietà.

E invece il narratore di questo spettacolo li racconta come santi perché ogni giorno fanno il miracolo di restare al mondo. Di essere i migliori del circondario.

Ci sono tanti modi per raccontare questa classe sociale, ma la più rispettosa, per me, è quella che usa le loro parole. Così, in questi ultimi 10 anni, sono andato a intervistare (intervista significa ‘incrocio di sguardi’) i facchini eritrei che movimentano i pacchi nei magazzini della logistica sulla Tiburtina a Roma, il becchino del cimitero di Lampedusa, la donna che mostra la foto del ragazzo affogato nel naufragio del 3 ottobre 2013, ecc.

Poi riascolto tutte queste voci e comincio a raccontarle. Quando mi sembra che ci riesco, le vado a raccontare al musicista Gianluca Casadei, e lui inizia a scrivere la musica sul mio racconto. Tra noi usiamo la tecnica dell’interplay. Nei testi sul jazz è indicata come ‘capacità di interagire all’istante, anche e soprattutto durante le parti improvvisate, tra i diversi musicisti, pronti a ascoltare e reagire cogliendo i suggerimenti impliciti nel suono degli altri membri del gruppo’. Da questo nostro lavoro, di ascolto e interazione tra musica e racconti, nasce lo spettacolo. E questa tecnica di interazione si ripete sempre, ogni sera, in ogni replica col pubblico, come un’improvvisazione su uno standard jazz.

Ma c’è un motivo per il quale racconto, le mie storie. Me lo ha detto Sisto Quaranta, rastrellato il 17 aprile del ’44 al Quadraro. Quando gli ho chiesto “Perché non avete mai raccontato la vostra storia?” Lui mi ha risposto “io l’ho sempre raccontata, ma tra noi non c’erano gli scrittori, i registi del cinema”.

Cioè non è vero che la Storia la scrivono i vincitori. La Storia la scrive chi la sa raccontare. Perciò è compito nostro, di noi scrittori, di noi autori, scrivere la storia di tutti. Soprattutto di quelli che non la sanno scrivere come Sisto che non era poeta, ma era un bravo elettricista. Qui per me c’è la vera contaminazione culturale, quella tra lo scrittore e l’elettricista, tra l’autore e i facchini eritrei, tra il musicista e il becchino del cimitero di Lampedusa.

Quando penso allo spettacolo non penso al “pubblico”. Il “pubblico” è già una comunità. Io penso allo “spettatore”.

Cioè a quello che arriva da solo. Il mio spettatore non è il letterato colto che ha letto la Recherche di Proust e cita Pasolini perché il padre è stato menato nel marzo del ’68.

Il mio spettatore si è fatto una doccia veloce e ha parcheggiato in seconda fila per vedere il mio spettacolo in uno spazio raffazzonato in periferia. Magari è autunno e mi porta le castagne che ha raccolto tra i boschi dei Castelli Romani o mi dice che lo zio esodato dell’Autovox è morto depresso in una RSA o perché non gli hanno cambiato il catetere e c’ha avuto le vie urinarie in setticemia. E magari mi porta un disco che ha registrato con la parrocchia dove canta un’ave Maria stonata, ma bella.

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Dal 24 febbraio al 1° marzo (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

4 5 6

scritto e diretto da Mattia Torre
con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino
e con Giordano Agrusta
scene Francesco Ghisu
disegno luci Luca Barbati
costumi Mimma Montorselli
assistente alla regia Francesca Rocca
movimenti di scena Alberto Bellandi

produzione Marta Morico
distribuzione Alessandro Gaggiotti
organizzazione Emanuele Belfiore, Serena Martarelli
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
tecnici Jacopo Pace, Francesco Mentonelli

produzione Marche Teatro / Nutrimenti Terrestri / Walsh

Durata: 80’

456 è la storia comica e violenta di una famiglia che, isolata e chiusa, vive in mezzo a una valle oltre la quale sente l’ignoto. Padre, madre e figlio sono ignoranti, diffidenti, nervosi. Si lanciano accuse, rabboccano un sugo di pomodoro lasciato dalla nonna morta anni prima, litigano, pregano, si odiano. Ognuno dei tre rappresenta per gli altri quanto di più detestabile ci sia al mondo.

E tuttavia occorre una tregua, perché sta arrivando un ospite atteso da tempo, che può e deve cambiare il loro futuro.

Tutto è pronto, tutto è perfetto. Ma la tregua non durerà. 

4 5 6 nasce dall’idea che l’Italia non è un paese, ma una convenzione. Che non avendo un’unità culturale, morale, politica, l’Italia rappresenti oggi una comunità di individui che sono semplicemente gli uni contro gli altri: per precarietà, incertezza, diffidenza e paura; per mancanza di comuni aspirazioni. 4 5 6 è una commedia che racconta come proprio all’interno della famiglia – che pure dovrebbe essere il nucleo aggregante, di difesa dell’individuo – nascano i germi di questo conflitto: la famiglia sente ostile la società che gli sta intorno ma finisce per incarnarne i valori più deteriori, incoraggiando la diffidenza, l’ostilità, il cinismo, la paura. 4 5 6 racconta la famiglia come avamposto della nostra arretratezza culturale.

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dal 3 all’8 marzo (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)


ORLANDO 

Andrea De Rosa / Fabrizio Sinisi / Anna Della Rosa / Virginia Woolf 

dal romanzo di Virginia Woolf 

e dal carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West Scrivi sempre a mezzanotte (Donzelli) 

drammaturgia Fabrizio Sinisi traduzione Nadia Fusini 

regia Andrea De Rosa 

con Anna Della Rosa 

scene Giuseppe Stellato 

luci Pasquale Mari 

suono G.U.P. Alcaro 

costumi Ilaria Ariemme 

aiuto regia Paolo Costantini 

musica di scena Sinfonia n.6 (Patetica) di Čajkovskij

produzione TPE – Teatro Piemonte Europa 

durata 60 min 

Il 9 ottobre del 1927, Virginia Woolf scrive una lettera all’amata Vita Sackville-West: “Supponi che Orlando si riveli essere Vita e che sia tutto su di te e la lussuria della tua carne e la seduzione della tua mente… ti secca? Di’ sì o no”. Vita non si sottrae, accettando di diventare oggetto, musa, modello e interlocutrice di uno dei romanzi più originali della letteratura moderna. La scrittura di Orlando nasce così: come un omaggio d’amore, un atto di gioia offerto a una donna e al mondo. Intersecandosi continuamente con la vita della scrittrice, in un enigmatico intreccio tra opera e biografia, la vicenda di Orlando – nato uomo nel XVI secolo, vissuto per più di quattrocento anni, e mistericamente transitato nel Femminile – si trasforma in questo spettacolo in un inno all’estasi ma anche all’ossessione della letteratura: una lunga, straordinaria lettera d’amore in forma di romanzo. 

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dal 12 al 22 marzo (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

LA STORIA

liberamente ispirato a La storia di Elsa Morante 

drammaturgia Marco Archetti
regia Fausto Cabra
con Franca Penone, Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa 
scene e costumi Roberta Monopoli         

drammaturgia del suono Mimosa Campironi

luci Gianluca Breda, Giacomo Brambilla

video Giulio Cavallini

produzione Teatro Franco Parenti / Centro Teatrale Bresciano / 

Fondazione Campania dei Festival 

Durata 1 h e 50’

La Storia è stato spesso tacciato di essere un romanzo cupo, negativo, persino disperato nella sua denuncia dello scandalo che dura da diecimila anni. A ben vedere questo capolavoro è invece un’opera straordinariamente vitale e commovente, venata anche di comicità̀ e leggerezza, della “vita nonostante tutto”. La storia è, infatti, innervata di una potente sottotrama che si può sintetizzare con le parole del giovane Nino: “Loro nun lo sanno, a mà, quant’è bella la vita”. Da queste riflessioni e da un profondo comune amore verso il romanzo scaturisce il sodalizio artistico che vede Fausto Cabra, attore e regista tra i più̀ talentuosi del teatro italiano, scrivere a quattro mani con Marco Archetti una drammaturgia liberamente ispirata all’opera morantiana, e dirigere tre attori di grandissima bravura – Franca Penone, Francesco Sferrazza Papa e Alberto Onofrietti – in un progetto che vuole attraversare e riscoprire la vicenda di Ida, Nino e del piccolo Useppe. Lo spettacolo non ha la pretesa di sostituirsi o esaurire l’immensa ricchezza del romanzo; vorrebbe invece – con delicatezza ed umiltà̀ – mettersi in ascolto assieme agli spettatori delle molteplici meraviglie che quest’opera custodisce, suddividendo la sua complessa e umanissima materia in due parti, una “in tempo di guerra” e una “in tempo di pace”. Per provare a tracciare le coordinate di un’opera necessaria nel suo rivelare le forze motrici e distruttrici delle cose, e immensamente coraggiosa nel celebrare la vita quando racconta la morte, e la morte quando racconta la vita.

Note di regia

La Storia è quella narrazione collettiva che si scrive sulla carne degli ultimi. Una grande Macchina Artificialedeterminata dagli uomini – ma allo stesso tempo sovra-umana e dis-umana – di cui gli uomini hanno perso il controllo, facendola assurgere a surrogato del Fato o del Destino. 

Le penne della Storia scrivono implacabilmente e senza sosta, determinando il corso delle piccole storie dalla “s” minuscola, fragili traiettorie di quella brulicante umanità che si agita ai suoi piedi. La Storia ne indirizza il corso e, spesso, ne stritola la sostanza viva tra i suoi spietati ingranaggi.

Da questa dialettica nasce il nostro spettacolo, che usa come assi generatori proprio la Scrittura, da un lato, e la Lettura, dall’altro. La Storia scrive, si, con le sue penne meccaniche sulla carne viva degli ultimi, ma scrive anche Elsa Morante la piccola storia di Nino, Useppe e Ida. E, in scena, una donna di oggi, rileggendo il romanzo – capolavoro assoluto del ‘900 europeo – ricrea nella mente il suo personale attraversamento di quelle vicende. Questo nostro spettacolo non ha l’ambizione di sostituirsi all’esperienza del libro, anzi: sarà veramente riuscito se accenderà il desiderio di tornare al libro. Il nostro lavoro, infatti, non può che offrirsi, onestamente, come uno dei mille viaggi possibili all’interno di questo inesauribile scrigno di umanità. Così, nello spettacolo, il romanzo stesso è protagonista, perché abbiamo voluto portare in scena proprio l’esperienza di una mente che legge. Abbiamo cioè provato a rendere tridimensionale la lettura, con la sua libertà e coesistenza di piani e punti di vista, con l’agilità di cambi spaziali e temporali. Insomma, abbiamo cercato di tradurre nel linguaggio del teatro ciò che ci accade nel confronto con la letteratura. 

L’altra via d’accesso che abbiamo utilizzato nell’allestimento vuole mettere a contatto una dimensione estremamente macchinosa e razionale con l’immensa umanità e fragilità delle creature raccontate dalla Morante. In questo senso, lo spettacolo vuole anche essere un omaggio a due Maestri della scena italiana: Luca Ronconi con le sue lucide architetture e vivisezioni analitiche, e Carlo Cecchi con la sua caotica e turbinosa umanità imbevuta di qui e ora.

Abbiamo voluto dunque che la Macchina Teatrale fosse esplicitata e ben riconoscibile. Il complesso disegno luci e il progetto sonoro danno vita a un impianto scenico che diventa vero co-protagonista, perché la grande Storia è un enorme marchingegno artificiale, contemporaneamente scritto e subìto dagli uomini, deus ex machina auto-proclamato che fa di noi ciò che vuole. Salvo poi essere continuamente relativizzato – quasi ridicolizzato – da una Sfera Naturale ad esso ancora superiore, un colossale involucro vivente fatto di piante, animali e meccaniche celesti tanto immani da far impallidire la misera Storia degli Uomini. 

Il romanzo di Elsa Morante rivela questo paradossale gioco di scatole cinesi: le piccole storie degli individui sono contenute nella Grande Storia che tutti formiamo stando insieme; ed essa a sua volta è contenuta nella Grande Sfera Naturale, Atemporale e Universale. E tutto ciò è contenuto a sua volta in un bimbetto di nome Useppe, finito in quanto infinito, infinitesimale in quanto divino, vittima in quanto supremo creatore. Un “essere minimo” che sente e comprende il linguaggio misterico di uccellini, cani, gatti, alberi, radure e cicli solari. 

Al romanzo, scomodo ieri come oggi, si è rimproverato di non dare risposte. Non ci sono ideologie che possano indicare una via. Non c’è speranza di sciogliere l’enigma tra violenza e amore. Non c’è modo sicuro per distinguere davvero il carnefice dalla vittima. L’oscuro è mischiato continuamente con il luminoso, e la vita è celebrata proprio nel momento in cui più ci si immerge nella sua fine. Questa suprema contraddizione è il grande “scandalo” che Morante svela implacabile. ln questo noi riconosciamo il supremo valore politico di questo testo, che ci pone continuamente davanti alla complessità del reale. Non c’è semplificazione possibile. Sembra dire: ecco la Storia nuda per quello che è. Non c’è l’auspicata “fine della Storia”, non ci sono vie d’uscita, né personali, né tanto meno collettive. L’unica salvezza possibile – vien da pensare leggendo – è proprio quella commozione, quella cruda compassione che lo stesso romanzo genera nel lettore. Un seme di umanità? Un sentimento primario, mai compiaciuto, che rivela – nonostante l’orrore – l’amore per la Vita stessa e per questa bistrattata umanità. 

Loro nun lo sanno, a Ma’, quant’è bella la vita“. Questo seme di comunione che il romanzo pianta in noi non so cosa sia, ma probabilmente è un fiore, e non un’erbaccia. Fausto Cabra

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dal 24 al 29 marzo (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

LETTERE A BERNINI

di Marco Martinelli 

in scena Marco Cacciola

disegno luci Luca Pagliano

scenografia Edoardo Sanchi

musiche originali e sound design Marco Olivieri

tecnico audio Paolo Baldini

realizzazione immagini video Filippo Ianiero

ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari

regia Marco Martinelli

coproduzione Albe / Ravenna Teatro – Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Lettere a Bernini si svolge interamente in un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto.

In scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio Gian Lorenzo Bernini, la massima autorità artistica della Roma barocca, è infuriato con Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. 

Nell’infuriarsi con la donna, Bernini evoca l’ombra dell’odiato rivale, Francesco Borromini, il geniale architetto ticinese. Un’evocazione ‘in absentia’, al pari di quelle dei suoi allievi, ai quali Bernini si rivolge, discutendo con loro, mettendoli in posa, facendoli recitare nelle commedie da lui scritte e dirette, perché imparino a incarnare gli ‘affetti’, i sentimenti che dovranno trasferire nel marmo.

Quando, poi, giungerà la notizia inaspettata del suicidio di Borromini, la furia cederà il passo alla pietas: per la tremenda depressione che aveva colpito il rivale in quegli ultimi anni e, al contempo, per l’incessante guerra che gli artisti si fanno, tutti contro tutti, per il loro ‘sgomitare sotto il cielo’, come direbbe Thomas Bernhard. 

Travolto da quella pietas, Bernini giungerà a riconsiderare l’opera del collega, riconoscendone l’alto valore. 

Chi può comprendere fino in fondo la grandezza di un artista? Il suo rivale. Il suo avversario. Il suo simile.   

Attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell’attore e quella di Bernini si rincorrono e sovrappongono senza soluzione di continuità a generare sulla scena, come scolpendo nel vuoto, presenze, figure e ricordi, l’opera di Martinelli ci mostra un Seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della Scienza nuova e l’attuale imbarbarimento, sempre più incombente.

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dal 31 marzo al 4 aprile (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19) 

MERCOLEDÌ DELLE CENERI

scritto e diretto da Valentina Esposito 

con Alessandro Bernardini, Fabio Camassa, Luca Carrieri, Matteo Cateni, Chiara Cavalieri, Viola Centi, Massimiliano De Rossi, Roberto Fiorentino, Sofia Iacuitto, Gabriella Indolfi, Giulio Maroncelli, Claudia Marsicano, Giancarlo Porcacchia, Cristina Vagnoli, 

Camila Urbano

aiuto regia Bruno Mello Castanho

costumi Mari Caselli 

assistente costumista Costanza Solaro Del Borgo 

fantocci Mari Caselli e Costanza Solaro Del Borgo 

sarta Iris Ros

teste in lattice Gemelli Magrì

ideazione scenografica Valentina Esposito

pupazza Edoardo Timmi

musiche Luca Novelli 

luci Alessio Pascale 

fonico Simone Colaiacomo

foto di scena Ilaria Giorgi

ufficio stampa Carla Fabi e Roberta Savona

Produzione Fort Apache Cinema Teatro 

in collaborazione con La Fabbrica dell’Attore -teatro Vascello 

Con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, Sapienza Università di Roma

In collaborazione con Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale del Lazio, Artisti 7607, CAE – Città dell’Altra Economia di Roma.

Si ringrazia: Gieffe Tessuti srl

Sinossi:

Nei giorni di martedì grasso e mercoledì delle ceneri un paese di provincia festeggia il Carnevale, tra sfilate di carri allegorici, balli e rituali goderecci. Nel divertimento generale, la parata grottesca di fantocci amatoriali e pupazze date alle fiamme disvela una feroce comunità “in maschera” e il fattaccio che tempo prima ha macchiato il paese, nella consuetudine di violenze familiari e sociali, abusi e falsi pentimenti che si ripetono ciclicamente come la festa.

Temi principali:

Lo spettacolo affronta il tema della violenza di genere e della cultura patriarcale e omertosa che la legittima, degli abusi sulle donne, dei corpi feriti fino alla negazione dell’identità. Carnevale, provincia e riti popolari fanno da cornice alla feroce interpretazione delle attrici e degli attori ex detenuti della Compagnia, in un allestimento visionario tra maschere della tradizione teatrale rivisitate dalla costumista Mari Caselli, fantocci in lattice realizzati dai maestri degli effetti speciali Gemelli Magrì e musiche originali di Luca Novelli (Mokadelic). 

Note di regia 

Mercoledì delle ceneri è una storia di violenza popolare. Una di quelle storie che si possono raccontare dappertutto e a tutti quanti, una di quelle storie che le capiscono anche i bambini, tanto sono conosciute, tanto sono familiari, ma che tutti devono riascoltare perché ogni volta, come per miracolo, le dimenticano… tutte le volte le ascoltano, le riconoscono e poi le dimenticano, come se non l’avessero mai sentite, come se non l’avessero mai conosciute. Pure se sono storie di tutti i giorni, che si ripetono tutti i giorni, lungo le strade, dentro le case, dentro le famiglie. E bisogna ricominciare sempre daccapo.

FORT APACHE CINEMA TEATRO è l’unica Compagnia teatrale stabile in Italia ed Europa costituita da attori ex detenuti oggi professionisti di cinema e palcoscenico. È diretta da Valentina Esposito, autrice e regista impegnata da quasi vent’anni nella conduzione di attività teatrali dentro e fuori le carceri italiane. Realizza produzioni cinematografiche e collabora con Sapienza Università di Roma in Progetti di Ricerca e Formazione. 

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dall’8 al 12 aprile (dal mercoledì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

LA SORELLA MIGLIORE 

di Filippo Gili

con Vanessa Scalera

e con Daniela Marra, Giovanni Anzaldo, Michela Martini

regia Francesco Frangipane

produzione Argot Produzioni e Infinito Teatro 

in co-produzione Teatro Delle Briciole Solares Fondazione delle Arti

Un intenso e appassionante dramma familiare dove l’amore si scontra e fa a botte con il senso di colpa e il rimorso, in un turbinio di sentimenti e riflessioni su ciò che è giusto, che è morale.

Come cambierebbe la vita di un uomo, anni prima colpevole di un gravissimo omicidio stradale, se venisse a sapere che la donna da lui investita e uccisa avrebbe avuto, per chissà quale male, nell’istante dell’incidente, solo tre mesi di vita?

Sarebbe riuscito a sopportare, con minor peso, gli anni del dolo e del lutto, gli stessi in cui vivono per chissà quanti anni ancora, le persone legate alla donna uccisa?

E quanto sarebbe giusto offrire alla coscienza di un uomo, macchiatosi di una tale nefandezza, una scorciatoia verso la leggerezza, verso la diluizione di un tale peso? Ma poi siamo così sicuri che un familiare, una strana sorella, per quanto possa amare lo stolto, gli regalerebbe questa comoda verità? Oppure a suo modo, mettendo da parte l’amore e forse per chissà quali pregressi gliela farebbe comunque scontare?

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dal 14 al 19 aprile (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

STANZA CON COMPOSITORE, DONNE, STRUMENTI MUSICALI, RAGAZZO

testo inedito di Fabrizia Ramondino

regia e scene Mario Martone

con la collaborazione di Ippolita di Majo

con Lino Musella, Iaia Forte, Tania Garribba, Totò Onnis, India Santella, Matteo De Luca

costumi Ortensia De Francesco

luci Cesare Accetta

con i contributi di Ernesto Tatafiore (strumenti musicali), Pasquale Scialò (sinfonia degli attacchi), Anna Redi (tango)

assistente alle scene Mauro Rea

assistente ai costumi Federica Del Gaudio

assistente alla regia tirocinante Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” Sharon Amato

assistente alla regia volontario Gianluca Bonagura

direttore di scena Domenico Riso

macchinista Nunzio Romano

fonico Italo Buonsenso

elettricista Samos Santella

sarta Roberta Mattera

foto di scena Mario Spada

i diritti dell’opera sono concessi da Zachar International, Milano

si ringrazia per la collaborazione Pietro Tatafiore 

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

Durata: 70’

Fabrizia Ramondino cominciò a frequentare assiduamente il teatro dopo l’esperienza della sceneggiatura di Morte di un matematico napoletano che scrivemmo insieme. Si divertiva moltissimo col mondo dei registi, degli attori, dei nuovi autori che veniva a scoprire. Folgorante fu l’incontro con i testi di Thomas Bernhard, che la spinsero a tuffarsi nella scrittura teatrale. Non per un processo imitativo ma perché vedeva come quella forma drammaturgica poteva corrispondere al suo bisogno di espressione autobiografica diretta, radicale, anche violenta nel caso, e al tempo stesso consentire l’elaborazione di una lingua immaginifica, colta e complessa, così come le si addiceva.
A distanza di trent’anni dalla messa in scena di Terremoto con madre e figlia sono felice di portare all’attenzione degli spettatori un altro suo testo, Stanza con compositore, donne, strumenti musicali, ragazzo, che spero contribuisca a mettere in luce Fabrizia Ramondino come autrice della nostra contemporaneità. Le sue prose come il suo teatro esplorano coraggiosamente sentieri espressivi che oggi vengono praticati dagli autori e autrici più interessanti, credo che Fabrizia sia stata una precorritrice. Mario Martone

Un uomo, un compositore, dal chiuso della sua stanza, si rivolge al mondo esterno. Nel flusso di questo monologare sbalzano fuori le figure cardine del suo mondo interiore: gli affetti più cari e gli strumenti musicali. Un teatro della mente scolpito da versi che colpiscono al cuore.

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dal 22 al 30 aprile (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)


ANTOLOGIA DANCO 

Scritto e diretto da Eleonora Danco

Con Eleonora Danco e cast in via di definizione.

Musiche scelte da Marco Tecce

Scenografia Mario Antonini

Disegno Luci Eleonora Danco

Regia Eleonora Danco

Produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

Antologia Danco comprende tre spettacoli tra i più significativi della produzione di Eleonora Danco. dEversivo (2017), Sabbia (2007), Intrattenimento Violento (speciale) (2010)

Autentica irregolare della scena, Eleonora Danco è un fenomeno di culto, come scrittrice e interprete di testi corsari, una performer in grado di alimentare un fluxus joyciano. Regista teatrale e cinematografica, drammaturga e performer. È l’unica autrice kamikaze italiana che più mette a repentaglio il corpo, un’audace sperimentatrice di linguaggi, temi, ritmi, provocazioni e ironie.

Paragonata a Pasolini, la sua è una scrittura d’immagini e d’impatto evocativo, che arriva allo stomaco dello spettatore. Un linguaggio universale libero, visionario, toccante, che ha fatto letteralmente scuola, con i suoi seminari per giovani attori e drammaturghi e che da più di vent’anni diverte e commuove il pubblico. Torna in scena al Teatro Vascello con un Antologia Danco comprendente tre dei suoi spettacoli cult.


dEVERSIVO (22-23-24/4 h. 21)

narra le vicissitudini tragicomiche di una performer di teatro contemporaneo e la sua lotta per la conquista del palcoscenico. ispirato all’opera di Robert Rauschenberg. Lo spettacolo si muove su tre piani diversi, raccontando la vita di un unico personaggio: una performer combattiva, una scrittrice in crisi, una regista che non riesce a concludere nulla. La sua lotta per la conquista del palcoscenico in conflitto con la vita intima creativa. Un linguaggio personalissimo d’impatto, una scrittura poetica e immagini sempre diverse, l’intero palcoscenico viene usato come un tappeto volante che sorvola una città Roma immobile nel tempo, da Piazza Navona a Tor Bella Monaca, la protagonista si aggira senza pace, scontrandosi con una serie di personaggi memorabili, tra il comico e il drammatico, che svelano un sottobosco del teatro contemporaneo simbolo di un potere celebrativo e sconclusionato. Le immagini come in un film passano da un luogo all’altro, tra stati d’animo e visioni spiazzanti, nel tentativo di comporre una trama e l’impulso a distruggerla. 

Lo spettacolo è stato ispiratore del suo ultimo film N-EGO uscito a maggio 2025.

Durata 60’ Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/antologia-danco-deversivo/268556


SABBIA (25/4 h.19 e 26/4 ore 17)

testo commissionato ad Eleonora Danco nel 2005 sul tema dell’omosessualità. “Avere una doppia vita, mentire, nascondere. Sono voci, squarci, corpi. Un passaggio soave e violento. Uomini, donne, adolescenti non escono mai dalla loro condizione, la vivono, la subiscono. Come disegni sulla sabbia svaniscono ingoiati da loro stessi. Non esistono più.” Lo spettacolo rappresentato dal 2005 in tutta Italia, a distanza di 25 anni dal suo debutto dimostra di essere attualissimo contemporaneo, senza tempo.

Durata 60’ Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/antologia-danco-sabbia/268558


INTRATTENIMENTO VIOLENTO – con ospiti a sorpresa (28-29-30/4 h.21) 

Intrattenimento Violento è uno spettacolo performance, tragicomico e viscerale.

Al teatro vascello verrà presentato in forma corale con un cast di attori artisti in via di definizione. Un linguaggio diretto, dove la parola si fa immagine, il corpo strumento di tensione. Personaggi presi dalla strada, stati d’animo, frammenti d’infanzia. La relazione con la città, le strade, le metropolitane, gli alti e i bassi delle giornate. Una performance intensa, vitale e trascinante. 

Un concerto, uno spartito, una tela che si fa a pezzi.

Durata 65’ Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/antologia-danco-intrattenimento-violento/268557


dal 5 al 10 maggio (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

Istruzioni per l’uso del Divino Amore: mana enigmistico.

LE BACCANTI 

di Euripide che precipitano” a contatto col reagente Marcido 

riscrittura di Marco Isidori

con Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, 

Alessio Arbustini, Alessandro Bosticco e l’Isi (Marco Isidori)

assistente alla regia Mattia Pirandello

luci Fabio Bonfanti

scene e costumi Daniela Dal Cin 

regia Marco Isidori 

produzione: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale

Alle soglie del quarantennale della loro avventura artistica, i Marcido tornano alla tragedia greca: una sorta di fil rouge nella loro produzione, che per la prima volta affronta Euripide dopo aver tratto dagli altri due tragici alcuni allestimenti rimasti nella storia della scena italiana. 

Il testo di Euripide, attraversato come d’abitudine dalla penna affilata dell’Isidori, vive in una riscrittura che trasporta la sensibilità attica nella temperie dell’oggi. 

La vicenda è riletta attraverso la lente del grottesco: la via dell’antica catarsi è percorsa da una spiccata dimensione ludica; trionfa il gioco del Teatro, affidato alla

voce di un coro tragico che diventa Coro Marcido, catalizzatore di un’energia scenica travolgente, una voce sola, un tutt’uno con la macchina scenica che campeggia sul palco.

Questa volta è il Palazzo di Penteo, l’ultima delle straordinarie invenzioni della scenografa Daniela Dal Cin (che per il Palazzo di “Edipo re” era stata finalista ai Premi Ubu); gli interpreti lo scalano, lo assediano, s’inerpicano sopra e dentro l’architettura aprendo botole e svelando meccanismi nascosti, nel segno di quella fantasia sorprendente che è il simbolo più vivo e più conosciuto del teatro dei Marcido.

Note di regia

Per una messa in scena delle “Baccanti” secondo i Marcido.

«I Marcido hanno già affrontato i temi della tragedia attica attraverso spettacoli che segnarono una tappa non secondaria dell’interpretazione moderna di questa forma teatrale (Agamennone 1988, Persiani 1990, Prometeo 2000, Edipo 2012); ma da sempre il loro obbiettivo fu quello di riuscire a varare un’edizione definita, magari sognandola “definitiva”, delle Baccanti di Euripide, tanto che possono affermare a ragione che gli allestimenti sopra citati non furono che una “rincorsa”, un’ouverture diciamo d’allenamento poetico, affinché la Compagnia si facesse le ossa per incontrare finalmente la fatalità feroce del gran testo euripideo. Perché questo sotterraneo timore di fronte alle Baccanti? Semplice: i nodi di irrisoluzione scenica che avviluppano, quasi strutturandone lo scheletro tutta la produzione tragica dell’età classica, diventano nella spira dionisiaca delle Baccanti, nodo scorsoio, rischiando di far naufragare nel mare della retorica più sfacciata chi tentasse di portare sul palcoscenico la vicenda, senza aver prima considerato che la sua intimità drammatica è, non solo sfuggente, ma senz’altro enigmatica. 

Tale carattere, o meglio, la presa d’atto che questo fosse il carattere precipuo della tragedia in predicato, ci impediva finora di osarne un nostro “assalto”: adesso l’esperienza ci detta e ci consiglia che invece d’intestardirci a voler sciogliere gli enigmi, sarebbe più opportuno e teatralmente assai più proficuo, entrare a capofitto nel magma dionisiaco che innerva la materia dell’opera, cercando di stanare il parallelismo dei motivi che allora ne fecero elemento indispensabile alla coesione politica della comunità greca, e oggi ne dovrebbero fare, se il Teatro non vuol abdicare al suo senso più proprio, evento spettacolare altrettanto necessario alla “misura” del consorzio sociale degli attuali umani.

Tali premesse hanno guidato le coordinate produttive delle Baccanti in una direzione complessa ma inequivoca: la costruzione di una trappola sensuale dove far precipitare ogni istanza del dettato storico della tragedia, per restituire, attraverso il filtro di una teatralità esercitata al massimo della potenza espositiva, il centro pulsante del discorso filosofico euripideo: la ricerca di una tensione orgiastica generale per la nostra specie, che, superando gli scogli nefasti dell’individuazione, anzi negando ad essa positività ed anche funzionalità naturale, traguardi l’uomo, almeno per il tempo della rappresentazione, in una zona sentimentale antipodica rispetto alla normalità del vissuto quotidiano.

Non mette conto sciorinar qui l’importanza estetica delle scene, della costumistica, dell’illuminotecnica, o la piena aderenza del dato recitativo alle esigenze ritmiche della drammaturgia… o…o…o… tutto nella macchina dell’apparato teatrale di queste Baccanti è stato “truccato” affinché la rappresentazione che la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ne proporrà, porti il marchio di una testarda ricerca: cavar fuori dall’esperienza scenica una dimensionalità “altra”; qualunque significato si possa conferire all’alterità in questione.» 

Marco Isidori

acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/le-baccanti/268566  


dal 13 al 17 maggio (dal mercoledì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

CASANOVA

Di Fabrizio Sinisi

liberamente ispirato a Storia della mia vita di Giacomo Casanova

regia Fabio Condemi 

Personaggi e interpreti 

Casanova – Sandro Lombardi 

Mesmerista – Marco Cavalcoli 

Henriette – Simona De Leo 

Voltaire – Alberto Marcello

Marchesa D’Urfé – Betti Pedrazzi 

Casanova bambino – (attore in via di definizione)

scene e drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich 

costumi Gianluca Sbicca 

disegno luci Giulia Pastore 

musiche e sound design Andrea Gianessi

assistente alla regia Andrea Lucchetta

produzione LAC Lugano Arte e Cultura

in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Compagnia Lombardi – Tiezzi

Durata 1h e 40’

Lo spettacolo presenta scene di nudo e luci stroboscopiche.

Dopo essersi misurato con Pier Paolo Pasolini in Calderón e Thomas Ligotti in Nottuari, il regista Fabio Condemi torna a collaborare con il LAC portando in scena Casanova, lavoro di cui Fabio Cherstich firma scenografia e drammaturgia dell’immagine, su un testo originale di Fabrizio Sinisi. Ispirato alle memorie autobiografiche del celebre intellettuale veneziano Giacomo Casanova, lo spettacolo si avvale dell’interpretazione di Sandro Lombardi, grande protagonista del panorama teatrale italiano.

Inverno 1798. Nel Castello di Dux, in Boemia, un medico esperto di mesmerismo viene chiamato per visitare un uomo ormai al crepuscolo della vita: Giacomo Casanova, bibliotecario al servizio del Conte di Waldstein da quindici anni, vuole recuperare la memoria perduta. Malandato e amareggiato, Casanova trascorre le sue giornate tra vecchi libri e scontri con i cortigiani che gli parlano in una lingua a lui estranea. 
Durante la seduta mesmerica, lo stato di coscienza alterato spalanca le porte della memoria di Casanova, ma i ricordi che affiorano non sono quelli descritti nei suoi Mémoires: sono visioni, premonizioni, apparizioni. Il medico ascolta la storia di Casanova, una storia popolata di fantasmi, un viaggio in cui compaiono personaggi del suo passato quali il frate Balbi, la giovane amata Henriette e l’esoterica Marchesa D’Urfé. Ma è davvero la memoria ciò che Casanova cerca? O forse, giunto alla fine del viaggio, l’unico vero sollievo è l’oblio? 
Casanova è una riflessione sulla memoria e sul tempo di un’intera epoca. Filosofo, prestigiatore e truffatore, Giacomo Casanova ha attraversato il Secolo dei Lumi per spegnersi alla fine del Settecento, mentre il mondo si trasforma e inizia la modernità. 

acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/casanova/268560


dal 19 al 24 maggio (dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17)

LA VEGETARIANA

scene dal romanzo di Han Kang Premio Nobel per la letteratura 2024

adattamento del testo Daria Deflorian e Francesca Marciano

co-creazione Daria Deflorian, Paolo Musio, Monica Piseddu, Gabriele Portoghese

regia Daria Deflorian

aiuto regia Andrea Pizzalis

scene Daniele Spanò

luci Giulia Pastore

suono Emanuele Pontecorvo

costumi Metella Raboni

consulenza artistica nella realizzazione delle scene Lisetta Buccellato

collaborazione al progetto Attilio Scarpellini

consulenza alla drammaturgia Eric Vautrin

direzione tecnica Lorenzo Martinelli con Micol Giovanelli

per INDEX Valentina Bertolino, Elena de Pascale, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani

una produzione INDEX 

in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; 

La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello; TPE – Teatro Piemonte Europa; Triennale Milano Teatro; Odéon–Théâtre de l’Europe; Festival d’Automne à Paris; théâtre Garonne, scène européenne – Toulouse

con la collaborazione di ATCL / Spazio Rossellini; Istituto Culturale Coreano in Italia

con il supporto di MiC – Ministero della Cultura

copyright © Han Kang 2007
copyright © Adelphi 2016

durata 110’ 

Daria Deflorian torna al Teatro Vascello in veste di regista e attrice per portare in scena insieme a Monica Piseddu, Paolo Musio e Gabriele Portoghese il gesto misterioso, potente, irrazionale quanto politico di Yeong-hye, protagonista de “La vegetariana”, romanzo della scrittrice sudcoreana Han Kang, premio Nobel per la Letteratura 2024.

Un testo sensuale, provocatorio, ricco di immagini potenti, colori sorprendenti e domande inquietanti: il rifiuto radicale, categorico quanto violento di una donna che sceglie di non mangiare più carne dà il via ad un graduale processo di metamorfosi. Mentre Yeong-hye cambia, cercando di diventare essa stessa vegetazione, ecco che è l’intero mondo che la circonda a vivere l’impatto della sua trasformazione: dall’irritazione sconcertata del marito, all’esaltazione artistica del cognato fino alla consapevolezza addolorata della sorella. L’umanità è dannosa, furiosa, assassina, violenta, tutte cose che Yeong-hye non vuole essere. Lei non vuole smettere di vivere. Vuole smettere di vivere come noi. 

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/la-vegetariana/268565


Info e prenotazioni esclusivamente tramite abbonamenti Zefiro , Eolo e CARD LIBERA E CARD LOVE e VIVICINEMAETEATRO valido a partire dal 26 settembre e fino al 9 novembre, info promozioneteatrovascello@gmail.com  – promozione@teatrovascello.it
Biglietti: Intero 25 euro – Ridotto over 65: 20 euro – Ridotto addetti ai lavori del settore e Cral/Enti convenzionati: 18 euro – Ridotto studenti, studenti universitari, docenti e operatori esclusivamente delle scuole di teatro, cinema e danza 16 euro e gruppi di almeno 10 persone 16 euro a persona È possibile acquistare i biglietti, abbonamenti e card telefonicamente 065881021 con carta di credito e bancomat abilitati,
acquista direttamente alla biglietteria 
acquista tramite bonifico bancario SOLAMENTE PER GRUPPI DI ALMENO 10 PERSONE a favore di Coop. La Fabbrica dell’Attore E.T.S. BANCA INTESA SAN PAOLO ag. Circ. Gianicolense 137 A di Roma iban IT28f0306905096100000013849
oppure acquista on line tutta la stagione https://www.vivaticket.com/it/search?q=teatro+vascello

Info: 06 5881021 – 06 5898031

promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it

Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78

Monteverde Roma

ORARI spettacoli

dal lunedì al venerdì h.21

sabato h.19

domenica h.17

BIGLIETTERIA

intero € 25

over 65 € 20

cral e convenzioni € 18

studenti € 16

Abbonamenti

Zefiro (9 titoli € 135) acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/abbonamento-zefiro-9-spettacoli/268550

Antigone (Roberto Latini)

Amore (Pippo Delbono)

Poveri Cristi (Ascanio Celestini)

456 (Mattia Torre)

Orlando (Andrea De Rosa)

La Storia (Elsa Morante/Fausto Cabra)

La sorella migliore (Filippo Gili/Vanessa Scalera)

Stanza con compositore… (Mario Martone/Lino Musella)

Casanova (Fabio Condemi/Alessandro Lombardi)

Eolo (9 titoli € 135) acquista on line

https://www.vivaticket.com/it/ticket/abbonamento-eolo-9-spettacoli/268837

Frankenstein (Motus)

Oltre (Fabiana Iacozzilli)

Metadietro (Rezza Mastrella)

Wonder Woman (Antonio Latella)

Misurare il salto delle rane (Carrozzeria Orfeo)

Lettere a Bernini (Marco Martinelli)

Antologia Danco (Eleonora Danco) (solo uno spettacolo a scelta dell’antologia)

Baccanti (Marcido Marcidoris)

La vegetariana (Daria Deflorian)

Card rassegna “la nostra esistenza” 4 spettacoli € 60 acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/card-la-nostra-esistenza/268839

Microclima

A place of safety

Vautours (Avvoltoi)

Lungh with Sonia

Card Antologia Danco 3 spettacoli € 45 acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/card-antologia-danco/268838

dEVERSIVO (22-23-24/4 h. 21)

SABBIA (25/4 h.19 e 26/4 ore 17)

INTRATTENIMENTO VIOLENTO (28-29-30/4 h.21) 

le card libere a 6 spettacoli e le card love sono valide fino al 24 maggio 2026, ultima replica dell’ultimo spettacolo in cartellone

Card libera (6 spettacoli a scelta su tutta la programmazione) € 108 acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/card-libera-6-spettacoli/268840  

Card love (2 spettacoli a scelta su tutta la programmazione per 2 persone -4 ingressi) € 72

Acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/card-love-2-spettacoli-per-2-persone-4-ingressi/268841


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Donaci il tuo 5×1000 con la prossima dichiarazione dei redditi basta indicare al tuo commercialista il nostro codice fiscale: 01340410586 – Coop. La Fabbrica dell’Attore E.T.S. BANCA INTESA SAN PAOLO ag. Circ. Gianicolense 137 A di Roma iban IT28f0306905096100000013849

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Come raggiungerci con mezzi privati: Parcheggio per automobili lungo Via delle Mura Gianicolensi, a circa 100 metri dal Teatro. Parcheggi a pagamento vicini al Teatro Vascello: Via Giacinto Carini, 43, Roma; Via Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma, Via R. Giovagnoli, 20,00152 Roma 
Con mezzi pubblici: autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può prendere da stazione Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno Metropolitano: da Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello. Oppure fermata della metro Cipro e Treno Metropolitano fino a Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello

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