TEATROSOPHIA, dal 2 al 5 dicembre 2021 –

Entra in scena una donna, stretta in un trench aperto. Una donna plumbea, dal biondo crine inutilmente raccolto. Sarà abbastanza poetica per straziare la voglia di vivere? Sarà riconosciuta e ossessivamente ricordata?

Silvia Brogi e Stella ( il personaggio) sono riuscite a turbarmi profondamente. Non sapevo cosa aspettarmi quando, guardando la locandina, ho provato a immaginare qualcosa. Così magnetica: un corpo celeste luminoso. Splendente di luce propria? Una cometa? No. Errante? Sì. E così distante da non poterne distinguere il movimento. “Vedere le stelle” equivale a sentire un acuto dolore. Come quello del “desiderare”, che etimologicamente e’ composto anche dalla parola “stella”. Desiderano, coloro che sono disposti ad aspettare sotto le stelle, che arrivi qualcosa che manca.

“Nomen omen”: già, il nome è un presagio. Stella infatti aspetta una telefonata che potrebbe concretizzare un suo desiderio, una cosa che manca. Ma qualcosa la fa desistere dall’aspettare. Che cosa rende un giorno degno di essere vissuto? E’ resistibile viverlo da “supplente”? Applicando cioè un modo di essere diverso da quelli normalmente classificati e classificabili? Sarà sufficientemente dilatato, tanto da poter diventare “eterno” ?

O servirà una “ricreazione” ? Che cos’è un miracolo? E’ il “now”: il vivere ora. Con tutti. Ma viceversa, miracoloso è anche riuscire a provare “rispetto”: guadare indietro (non sempre avanti) ed avere un dubbio, un bisogno di ricerca, di riflessione, che ci fa fermare un attimo. Questo è il “segno” lasciato dalla supplente a Stella: l’attenzione per tutto ciò che sembra “minore e resta dietro”. Che poi è anche la differenza che intercorre tra la retorica e l’oratoria.

In questo spettacolo si viene rapiti, in alcuni casi trafitti, da messaggi evidenti e nascosti. Anche perché veicolati magicamente da toni, sguardi, corpi, inquietantemente credibili. Carichi di estro e di competenza. Si esce con la sensazione di essere stati divampati da qualcosa di contagioso, di indomato, che continua a propagarsi anche quando la scena si chiude.
Un grande momento di teatro sociale, etico e politico.

Qui trovi l’intervista all’autore del testo Giuseppe Manfridi, all’attrice Silvia Brogi e al RegistaBoccaccini: https://www.lanouvellevague.it/la-supplente-teatro-marconi/